Poesie

San Giuseppe da Leonessa

Sac. francescano cappuccino
– Leonessa (Ri) 8 gennaio 1556
+ Amatrice (Ri) 4 febbraio 1612
 
Eufranio Desideri divenne Giuseppe da Leonessa rivestendo l’abito cappuccino alle Carcerelle di Assisi. Ordinato sacerdote, fu destinato alla predicazione. Evangelizzò i paesi e le campagne del Lazio, dell’Abruzzo e dell’Umbria. Chiese di andare missionario tra gli infedeli. A Costantinopoli assistette spiritualmente i cristiani schiavi dei turchi.
Visitò i prigionieri, amministrò i sacramenti, convertì un vescovo apostata. Nel tentativo di annunciare il Vangelo al Sultano dell’impero ottomano, fu arrestato e condannato alla pena del gancio. Per tre giorni con un uncino conficcato alla mano destra e uno al piede sinistro rimase sospeso su un fuoco acceso. Salvato miracolosamente, fu cacciato dal Paese. Riprese la predicazione in Italia. Per i poveri fondò i Monti Frumentari, riserve di grano e miglio per gli anni di carestia. Allestì ospizi per pellegrini e viandanti, piccoli ospedali per ammalati. Pacificò famiglie in lite, diede conforto a condannati a morte.
Sfinito dalle fatiche, dalle penitenze e da una dolorosa malattia, morì a 56 anni e fu sepolto nel convento di Amatrice. Gli abitanti di Leonessa trafugarono il suo corpo che oggi è venerato nel santuario a lui dedicato. Nel 2012 ricorre il quarto centenario della sua nascita al Cielo.
 
La Chiesa t’ha voluto sugli altari.
Tu sei chiamato santo cappuccino.
Portavi sempre in mano il crocifisso.
La pace predicavi con ardore.
 
È proprio il crocifisso la tua spada.
I duellanti corri a separare
cercando di placar la loro ira,
che a mortale sfida li sospinge.
 
Si sente già nell’aria odor di sangue.
– O scellerati pace, fate pace!
Togliete quelle spade omicide.
Ai vostri cari lacrime voi date.
 
I vostri figli porteranno lutto
e dentro il cuore l’odio e la vendetta.
Così il demonio ha sempre la vittoria
e vi trascina al fondo dell’inferno -.
 
Il grido tuo non sembra quel d’un uomo.
Rimbomba come quello di Dio stesso
e fa tremar la mano ai contendenti.
Il braccio già proteso si ritrae.
 
Riposte son le spade dentro il fodero.
Per primo tu li abbracci e poi fra loro
si scambian l’abbraccio del perdono.
Il Santo della pace sei per tutti.
 
Ti nutri di legumi con la cenere.
Frequenti sono i giorni di digiuno.
Tu sottoponi il corpo a privazioni.
Sei cinto del cilizio e ti flagelli.
 
Non ti concedi un letto per dormire.
Ti carichi la croce sulle spalle,
e camminando scalzo sulla neve,
la porti fino in cima alla montagna.
 
In terra d’infedeli predicasti.
Appeso al gancio mano e piede opposto,
con fuoco lento e paglia fumigante
tre giorni tu pendesti sorvegliato.
 
In patria ti trovasti liberato,
glorioso confessore della fede.
Che avvenne un gran prodigio si capiva;
ma come avvenne resta tuo segreto.
 
La gente vuole ancor la tua parola.
Oh! Quanti peccatori porti a Dio!
E mentre sei lontan da Leonessa,
sorella morte spezza la tua pianta.
 
Tu torni ma qualcun ti ruba il cuore,
che infine torna ai tuoi concittadini.
Sei venerato adesso nella chiesa,
che da fanciullo è stata la tua casa.
 
P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, vol IV, pp 8-9-10