Le allodole
3Â ottobre -Transito di San Francesco d’Assisi-
Le allodole vegliano mute nella tristezza. Non vedono, nè odono piĂą il maestro che ha loro insegnato con gesti, parole e canto. Quando la certezza della sua morte le vuole licenziare, col cuore in gola cinguettano per dire: – E’ morto il nostro santo! –
Spec.113 FF. 1813:
– La sera del sabato, dopo il tramonto che precedette la notte in cui Francesco migrò al Signore, una moltitudine di allodole venne sopra il tetto della casa in cui giaceva, e volando adagio a ruota, facevano come un cerchio intorno al tetto e, cantando dolcemente, parevano lodare il Signore. –
1.Erano mute, tra le rame,
l’orecchio teso a cogliere un lamento
di quell’amica voce ch’ora tace.
Com’era bello al primo sole e a sera
gareggiar con lui nel canto del creato.
2.Lui le chiamava a sé, del Signor parlava,
poi giubilante lor le note dava,
che si scioglievan come gai sorrisi.
Come maestro, al cenno le guidava:
“Tutto miei fratelli è dono del Signore”.
3.O sorelle allodole, perché state lì?
Non è vostra usanza tardar così.
Andate pur, l’amico vostro andò!
Nella capanna giace il Poverello,
-come egli volle- sulla nuda terra.
Coda: Cantan gli uccelli lode al nostro santo.