Spirò (Lc 23,46)
Tu sull’ inerta creta,
soffiando, hai dato vita:
quella che noi viviamo.
Poi assumesti Tu,
per opera divina,
questa natura umana.
Sicché a corpo ed anima
divinità unisti
nell’unica persona.
È il misterioso dono,
segno del sommo amore,
ch’è dato a noi dal cielo.
Così t’abbiamo visto,
così t’abbiamo udito,
così t’abbiam toccato.
Ti fai nostro servo;
tu vivi in povertà
ed obbedisci al Padre.
Le tue credenziali,
agli occhi del Sinedrio,
diventano bestemmia.
L’autorità di Roma
tramuta quel pretesto
in pena capitale.
Da un tribunale all’altro,
infin sei condannato
ad esser crocifisso.
Pendente da tre chiodi,
concludi il testamento:
ci affidi a tua Madre.
E mentre un boato
dal suolo si sprigiona
la terra trema tutta.
“Spirò” è l’atto tragico,
registra la tua morte:
tu rendi a Dio lo spirito.
P. G. Alimonti OFM Cap,
Volume “La mente e il cuore”
pp. 159-160