Siamo qui
Ventuno marzo duemiladieci.
Siamo venuti in cinquemila.
Ci sono sani e malati,
e tanti che chiedono aiuto
per parenti, amici, conoscenti infermi.
Ci sono nonni e genitori.
Ci sono molti giovani e bambini.
Li ho portati da te
come quando vivevi,
perché i fatti mi confermavano,
che quella era la soluzione giusta.
Non mi hai mai rimproverato per questo
mentre per i miei peccati, sì,
sia pure con affetto e sofferenza.
Mi consideravo come la donna del Vangelo
alla quale Gesù chiese:
– Donna nessuno ti ha condannata?
Nemmeno io ti condanno:
va’ e non peccare più – (cfr Gv 8, 10-11).
È l’impegno della mia vita.
Io ho detto a questi pellegrini:
– Padre Pio vi benedice,
vi abbraccia e vi protegge –.
Non l’ho detto al congiuntivo.
Il cuore me l’ha fatto dire così!
Ora ti prego, perdona me,
se in questo ho peccato di orgoglio,
ma tu che sei buono
e sempre hai benedetto,
abbracciato e perdonato
chi è venuto per cercare Gesù,
accogli, benedici e proteggi.
Dicesti prima di lasciarci:
– In Cielo potrò per voi più che sulla terra –.
Tutti veniamo qui sulla tua parola,
attratti dalla tua meravigliosa santità.
Padre, ti vogliamo bene.
Lascia che io ti faccia sorridere:
ce ne vuoi anche tu?
P. G. Alimonti, I Colori del vespro, vol. 2, p. 108-9