Poesie

Santi Faustino e Giovita

Martiri + sec. II
Erano due giovani cavalieri
convertiti al Cristianesimo.

Furono tra i primi evangelizzatori
del territorio bresciano.
La tradizione vuole che
il vescovo Apollonio ordinasse
presbitero Faustino e
diacono Giovita. Furono accusati
di turbare la pace pubblica.
Il governatore della Rezia, Italico, li processò in
attesa di condannarli.
Intanto muore Traiano e viene eletto imperatore
Adriano. Questo ritardò il processo.
La sentenza giunse, ma i due operarono grandi segni,
che permisero loro di rimanere ancora vivi.
Tra i tanti convertiti ci fu la moglie del governatore Italico,
Afra.
Da un tribunale all’altro dopo Milano, Napoli e Roma,
furono decapitati a Brescia tra gli anni 120-134.

Due bravi cavalieri
armati della spada
e armati della fede,
che Cristo vi donò.

Il vescovo Apollonio
con tante catechesi
v’annunziò il Vangelo,
vi diede il Battesimo.

Voi lasciaste la spada
e diveniste apostoli.
La potenza di Dio
operava prodigi.

Ci fu chi denunziò
le tante conversioni.
Fra queste pure Afra,
moglie del prefetto.

Il vescovo vi ordina:
Faustino sacerdote
e Giovita diacono.
Il Signore è con voi.

Rezia, governatore,
vi accusa di spergiuro
contro il dio sole
e vi condanna a morte.

Comanda di abiurare
e adorare l’idolo.
Voi rimanete saldi
e l’idolo crollò.

L’imperatore stesso,
dĂ  ordine immediato:
– In pasto alle belve
del circo cittadino! –

Le belve s’ammansiscono,
e molti si convertono,
tra questi il comandante
della corte pretoria.

C’è la condanna al rogo,
ma il fuoco non vi brucia.
Per poco trasferiti
in carcere a Milano.

Deportati a Roma
e poi di nuovo a Brescia.
Foste decapitati
alla porta Matolfa.

Sarete venerati
nella propria basilica.
Siete raffigurati
con la spada e la palma.

P. G. Alimonti OFM, cap, Vento impetuoso, Vol. V, pp 23-24-25