Poesie

Sant’Antonio di Padova

Sant’Antonio di Padova
Sacerdote – Lisbona (Portogallo) c. 1195
+ Padova 13 giugno 1231

Nasce a Lisbona dalla famiglia dei Buglione. A 24 anni è sacerdote
agostiniano. Nel 1220 arrivano a Coimbra i corpi di 5 martiri francescani suppliziati e uccisi in Marocco.
Erano stati inviati da San Francesco. Tutte le campane della
città suonano a festa senza che nessuno le abbia toccate. Fernando brama il martirio. Ottiene il permesso dal Provinciale agostiniano di farsi francescano e dal Provinciale francescano viene accolto nel convento di Olivares.
Partì da Lisbona per il Marocco ma la nave fu respinta sulle coste della Sicilia, presso Messina. A Pentecoste partecipa al Capitolo Generale di Assisi. Fu assegnato all’Eremo di Montepaolo e addetto alle mansioni più umili.
Francesco lo vuole predicatore. In Francia ad Arles, mentre parla ai frati, appare San Francesco. Partecipa ad Assisi al Capitolo Generale del 1227. A Padova scrive i “Sermoni domenicali”. Tiene testa ad Ezzelino da Romano. Scrive: “Sermoni per le feste dei Santi”. Apostrofa la lussuria, l’avarizia, l’orgoglio, l’usura. Gregorio IX lo definisce “Arca del Testamento”. Sono di questo periodo i suoi prodigi più famosi. Morì nell’Arcella il 13 giugno 1231. I
bambini per le strade gridavano: “È morto il santo”. Due
anni dopo è canonizzato. Dichiarato Dottore nel 1946.

La sua voce in verità
ti chiamò a santità.
Hai risposto sempre sì
e il tuo cuor si riempì.

Si riempì di luce vera,
di ardore e di preghiera,
di sapienza e d’umiltà,
di dolcezza e carità.

Il tuo corpo è puro giglio.
Hai per tutti quel consiglio,
che rimette sulla via
di Gesù e di Maria.

Fa Lisbona da vigilia.
Come sbarchi in Sicilia
ti respinge il forte vento
nel silenzio del convento.

Il Signore sa e vede,
che occorre tanta fede
per combattere il demonio
e per questo chiama Antonio.

Dove passa benedice;
quando parla, in ciò che dice,
c’è la forza di Gesù
ed il male non c’è più.

O mio santo protettore,
io t’invoco a tutte l’ore.
Sii con me assai benigno;
il tuo cuor sia mio scrigno.

Che mi dia Gesù Bambino
d’esser puro nel cammino.
Con lo sguardo e col sorriso
mi conduca in paradiso.

Ti supplico, gran Santo,
per chi vive solo in pianto.
Ti rivolgo la preghiera
per chi geme e si dispera.

T’affido quella gente
che ormai non crede in niente,
che ritiene estrema sorte
disperare nella morte.

Dalle stragi e dalla guerra
è straziata questa terra.
Per noi prega tu dal Cielo,
che sia l’era del Vangelo.

L’umiltà ti fa la via,
che fu quella di Maria.
Ci rivesta carità
ed avrà Iddio pietà.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, vol II pp 174-175-176