Messa quotidiana

Santa Messa 7-4-24

II DOMENICA DI PASQUA
“della Divina Misericordia”
(Domenica dell’Ottava di Pasqua)
Anno B

Un’assemblea che condivide

L’assemblea eucaristica, comunità pasquale, continua a condividere ogni domenica i doni del Risorto e del suo Spirito: si riunisce per celebrare Cristo sempre vivo e presente in mezzo al suo popolo; per «fare Chiesa» attorno a lui; per condividere, come «Chiesa», l’ascolto della Parola e la mensa del Pane di vita. Tutto questo è, nello stesso tempo, segno e realtà: realtà che stiamo già vivendo; segno di ciò che dobbiamo continuare a diventare.

Un cuore solo e un’anima sola
Gli Atti degli Apostoli presentano l’unità come caratteristica della prima comunità cristiana dove «la moltitudine… aveva un cuore solo e un’anima sola… e ogni cosa era fra loro comune» (prima lettura).
È un’immagine, per così dire, idealizzata, teologica, che coglie ed esprime l’essere profondo della comunità dei credenti; la realtà per la quale aveva pregato Gesù nell’ultima cena: «… che siano tutti una cosa sola… affinché il mondo creda» (Gv 17,21). La realtà esistenziale non trova pieno riscontro in questa immagine. Lo stesso Luca non tarderà ad annotare che anche tra i cristiani esistono mediocrità, contrasti e tensioni (cf At 5,1-2; 6,1; 15,36-40). Tuttavia, pur guardando in faccia la verità dei fatti, si cerca di appianare i dissensi attraverso atteggiamenti di disponibilità alla riconciliazione, al servizio verso chi è nel bisogno, alla salvaguardia della pace pur attraverso la separazione: l’essere «un cuore solo e un’anima sola» non è mai una realtà che si possiede una volta per tutte; ogni comunità deve continuamente riconquistare questa realtà in ogni contesto, in ogni situazione nuova che si presenta, senza mai cedere allo scoraggiamento.

Al centro di tutto: l’amore
La legge, il dinamismo profondo che consentono di «ri-fare comunione» continuamente, senza stanchezze, senza paure né vane retoriche, è l’amore. Lo ricorda l’apostolo Giovanni nella seconda lettura: la vera comunione fra i cristiani è quella che si conforma allo stile del comandamento nuovo: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12); in ciò consiste anche l’unico criterio valido per affermare che siamo in comunione di amore con Dio.
Se la comunità si costruisce sul fondamento della fede nel Risorto (cf vangelo), la sua vita si alimenta dell’amore. Un amore pasquale perché reciprocamente ci fa riconoscere come figli di Dio, rigenerati dai sacramenti pasquali (simboleggiati dall’acqua, dal sangue e dallo Spirito; cf seconda lettura).
Tutti fratelli in Cristo, dunque, nel modo più reale e concreto che si traduce in gesti di comunione viva e operosa, come tra i credenti della prima comunità apostolica (cf prima lettura). Ma l’amore è un compito che non finisce mai; ed è affidato anche a noi, oggi, per testimoniarlo nel nostro tempo. Se il «Corpo mistico di Cristo – scrive Giovanni Paolo II – è Popolo di Dio… ciò significa che ogni uomo è in esso penetrato da quel soffio di vita che proviene da Cristo. In questo modo anche il volgersi verso l’uomo, verso i suoi reali problemi, verso le sue speranze e sofferenze, conquiste e cadute, fa sì che la Chiesa stessa come corpo, come organismo, come unità sociale, percepisca gli stessi impulsi divini, i lumi e le forze dello Spirito che provengono da Cristo crocifisso e risorto, ed è proprio per questo che essa vive la sua vita. La Chiesa non ha altra vita all’infuori di quella che le dona il suo Sposo e Signore.
Difatti, proprio perché Cristo nel mistero della sua Redenzione si è unito ad essa, la Chiesa deve essere saldamente unita con ciascun uomo…» (Redemptor hominis, 18).

L’Eucaristia, sorgente di comunione
Nell’Eucaristia attingiamo l’amore con il quale Gesù ci ha amato, affinché allo stesso modo possiamo amare gli altri. Per questo la nostra assemblea diventa «assemblea di comunione e di condivisione», dove tutti siamo membra gli uni degli altri e dove nessuno può essere lasciato nel bisogno: se ognuno, comunicando al Corpo di Cristo, diventa una cosa sola con lui, tutti diventiamo allora una cosa sola in Cristo. Riferendosi alla immagine dell’unico corpo di Cristo (corpo sacramentale e corpo ecclesiale), san Agostino ci esorta: «Se voi siete corpo e membra di Cristo, sulla mensa del Signore è posto il vostro mistero; anzi, il vostro stesso mistero voi lo ricevete. A ciò che siete voi rispondete: “Amen” e sottoscrivete con la vostra risposta. Senti infatti dire: “Il corpo di Cristo” e rispondi: “Amen”. Sii dunque membro del corpo di Cristo affinché il tuo “Amen” sia veritiero».
Questo richiamo fortemente realistico faccia sì che il nostro «Amen» non decada a gesto banale e vuoto ma si traduca in impegno di vita sincero, solidale, attraverso atteggiamenti e gesti concreti di comunione, nati dalla libertà e disponibilità nell’amore.

Nuova creatura in Cristo

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
(Disc. 8 nell’ottava di Pasqua 1, 4; Pl 46, 838. 841)
Rivolgo la mia parola a voi, bambini appena nati, fanciulli in Cristo, nuova prole della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pio germoglio, sciame novello, fiore del nostro onore e frutto della nostra fatica, mio gaudio e mia corona, a voi tutti che siete qui saldi nel Signore.
Mi rivolgo a voi con le parole stesse dell’apostolo: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rm 13, 14), perché vi rivestiate, anche nella vita, di colui del quale vi siete rivestiti per mezzo del sacramento. «Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più Giudeo, né Greco; non c’è più schiavo, né libero; non c’è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-28).
In questo sta proprio la forza del sacramento. È infatti il sacramento della nuova vita, che comincia in questo tempo con la remissione di tutti i peccati, e avrà il suo compimento nella risurrezione dei morti. Infatti siete stati sepolti insieme con Cristo nella morte per mezzo del battesimo, perché, come Cristo è risuscitato dai morti, così anche voi possiate camminare in una vita nuova (cfr. Rm 6, 4).
Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui, dimorando in questo corpo mortale, siete come pellegrini lontani dal Signore. Vostra via sicura si è fatto colui al quale tendete, cioè lo stesso Cristo Gesù, che per voi si è degnato di farsi uomo. Per coloro che lo temono ha riservato tesori di felicità, che effonderà copiosamente su quanti sperano in lui, allorché riceveranno nella realtà ciò che hanno ricevuto ora nella speranza.
Oggi ricorre l’ottavo giorno della vostra nascita, oggi trova in voi la sua completezza il segno della fede, quel segno che presso gli antichi patriarchi si verificava nella circoncisione, otto giorni dopo la nascita al mondo. Perciò anche il Signore ha impresso il suo sigillo al suo giorno, che è il terzo dopo la passione. Esso però, nel ciclo settimanale, è l’ottavo dopo il settimo cioè dopo il sabato, e il primo della settimana. Cristo, facendo passare il proprio corpo dalla mortalità all’immortalità, ha contrassegnato il suo giorno con il distintivo della risurrezione.
Voi partecipate del medesimo mistero non ancora nella piena realtà, ma nella sicura speranza, perché avete un pegno sicuro, lo Spirito Santo. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 1-4).

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 4, 32-35
Un cuore solo e un’anima sola.

Dagli Atti degli Apostoli
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 117
Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Seconda Lettura 1 Gv 5, 1-6
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

Canto al Vangelo Gv 20,29
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia.

Vangelo Gv 20, 19-31
Otto giorni dopo, venne Gesù.

Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.