Santa Messa 6-8-23
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
Anno A – Festa
Una porta stretta per entrare nel regno
Per gli Orientali il 6 agosto rappresenta la Pasqua dell’estate per l’importanza tipologico-biblica dell’avvenimento ricordato dai vangeli. Nella trasfigurazione sul «monte santo» (2 Pt 1,18), individuato per tradizione nel Tabor, GesĂą si manifesta ai discepoli nello splendore della vita divina che è in lui. Questo splendore è solo un anticipo di quello che lo avvolgerĂ nella notte di Pasqua e che comunicherĂ a noi rendendoci figli di Dio. La nostra vita cristiana è da allora un processo di lenta ma reale e sicura trasformazione in Cristo, come è mirabilmente cantato dal prefazio: il Cristo «rivelò la sua gloria… per preparare i discepoli a sostenere lo scandalo della croce e anticipare, nella Trasfigurazione, il destino meraviglioso della Chiesa, suo mistico corpo».
La festa della trasfigurazione fu estesa all’Occidente nel 1456 da Callisto III in ricordo di una vittoria sull’Islam.
La luce è la forma di comunione più perfetta: permette la conoscenza reciproca e la compenetrazione più assoluta. Per questo è vista come il segno più espressivo dell’Eucaristia. San Giovanni, scrivendo «in codice» il libro liturgico per eccellenza, l’Apocalisse, definisce Cristo come «la stella radiosa del mattino» (Ap 2,28; 22,16). E’ il dono eucaristico alle Chiese che si «convertono», e ai singoli che hanno «candeggiato» le loro vesti nel sangue dell’Agnello e camminano con il Signore «in bianche vesti». Si comprende come la trasfigurazione, con il tema della luce, sia stata scelta ben presto quale lettura base per la catechesi liturgica in preparazione al battesimo (cf II domenica di Quaresima).
Gli Orientali cantano un’antifona molto espressiva dopo la comunione: ìdomen tò phòs (abbiamo visto la luce). Anche noi in ogni Messa «vediamo la luce» comunicando col Risorto: come Mosè al roveto ardente o sul Sinai; come il popolo sotto la nube luminosa, Elia rapito sul carro di fuoco, Simeone al tempio di Gerusalemme; come Pietro, Giacomo e Giovanni al Tabor; come gli Apostoli con Maria nel cenacolo a Pentecoste, Paolo sulla via di Damasco… In attesa di essere rivelati come «figli della luce» nella liturgia dei cielo, quando Dio sarà «tutto in tutti».
E’ bello restare con Cristo!
Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da Anastasio sinaita, vescovo (Nn. 6-10; MĂ©langes d’archĂ©ologie et d’histoire, 67 [1955] 241-244)
Il mistero della sua Trasfigurazione GesĂą lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perchĂ©, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinitĂ e così offrire loro un’immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perchĂ© la distanza di quelle realtĂ a venire non fosse motivo di una fede piĂą languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finchĂ© non vedranno il Figlio dell’uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L’evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: «Sei giorni dopo, GesĂą prese con sĂ© Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E lĂ fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui» (Mt 17, 1-3).
Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo.
Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sĂ© insistentemente dall’alto. Portiamoci lĂ sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come GesĂą, che ora dal cielo si a nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l’occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerĂ e si modellerĂ sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perchĂ© saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata.
Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, è davvero «bello stare qui» con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi è di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce?
Certo ciascuno di noi sente di avere con sĂ© Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: «E’ bello per noi restare qui», dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l’anima rimane immersa nella pace, nella serenitĂ e nelle edilizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che Egli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtĂ dei secoli futuri.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura  Dn 7,9-10.13-14
La sua veste era candida come la neve.
Dal libro del profeta Daniele
Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirĂ mai,
e il suo regno non sarĂ mai distrutto.Â
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 99
Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.Â
Seconda Lettura  2 Pt 1,16-19
Questa voce, noi l’abbiamo udita scendere dal cielo.
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.
Canto al Vangelo   Mt 17,5c
Alleluia, alleluia.
Questi è il Figlio mio, l’amato:
in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.
Alleluia.
 Â
Vangelo  Mt 17,1-9
Il suo volto brillò come il sole.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, GesĂą ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Â