Santa Messa 6-6-21
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SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Anno B – Solennità
Il sacrificio della nuova alleanza
L’antica alleanza del Sinai tra Dio e Israele si era compiuta attraverso tre momenti successivi: la manifestazione di Dio al suo popolo (Es 19), la consegna del decalogo, «le dieci parole di Dio» (Es 20,1-21), come legge costituzionale, e il codice dell’alleanza (ampliamenti del decalogo: Es 20,22-23,33). E si era conchiusa e sancita solennemente con dei «sacrifici di comunione» (Es 24).
La nuova ed eterna alleanza fra Dio e l’umanità si è pure compiuta attraverso tre momenti simili a quelli: una nuova, più profonda e universale manifestazione di Dio in Cristo (Me 1,10-11; 9,2-8), un decalogo riportato alla sua purezza e integrità, al suo «compimento» (Mt 5,17-48), e il nuovo codice delle beatitudini, della legge interiore, del «comandamento nuovo» dell’amore (Mt 5,1-12; 6-7; Gv 13,34-35; 15,10-17). Essa pure si è conclusa ed è stata solennemente sancita nel vero «sacrificio di comunione» nel Sangue di Cristo (Me 14,22-24; ecc.).
L’odierna celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo ci richiama a tutta la nuova alleanza che acquista così un significato più pieno, e a sua volta fa capire meglio la portata del sacrificio di Cristo.
Il sangue, sigillo dell’antica alleanza…
Gli antichi, e in particolare gli Ebrei, sigillavano un contratto di alleanza col sangue delle vittime offerte. Così avvenne al Sinai per l’alleanza dell’antica legge. In questo rito (prima lettura), Mosè richiama le parole e la legge di Dio, legge «scritta», intangibile; il popolo riafferma la sua volontà di metterla in pratica e di obbedire a Dio. Quindi Mosè asperge col sangue delle vittime l’altare e lo stesso popolo. Il sangue, che è vita, indica che l’alleanza è vitale; sparso sull’altare e sul popolo, significa che tra il popolo e Dio vi è comunione: nella fedeltà all’alleanza, il popolo vive della vita di Dio. Tutto ciò è segno, prefigurazione e anticipazione di ciò che Cristo porterà a pienezza di significato e di efficacia.
… e dell’alleanza nuova ed eterna
Il sommo sacerdote, entrando col sangue dell’espiazione nel Santo dei santi, scompariva dalla vista del popolo, ma era più che mai attivo nella sua opera di mediazione per il popolo.
Cristo, entrato nella sua gloria (Le 24,26), offre per noi il suo sangue purificatore. Ma egli resta presso il Padre in una solidarietà attivissima a nostro riguardo: il suo sangue ha un potere infinito che veramente purifica e redime, assume le miserie e i sacrifici degli uomini di tutti i tempi, instaura la nuova alleanza e ha la forza di trarre con sé i redenti all’eredità eterna promessa da Dio (seconda lettura).
Per questo, il sacrificio di Cristo è unico, efficace, eterno; da solo compie tutto ciò che ogni altro sacrificio umano non ha la forza di compiere, ma non respinge quei sacrifici, anzi dà ad essi valore ed efficacia, unendoli al suo sangue.
Il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue
Il racconto di Marco (vangelo) presenta i caratteri essenziali del sacrificio di Cristo. L’antico rito dell’agnello pasquale, sacrificio evocativo della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, raggiunge pienezza e significato totalmente nuovi.
Cristo, offrendo se stesso alla immolazione, opera la liberazione integrale e definitiva, e col suo sangue sparso per tutti come espiazione dei peccati (seconda lettura), sigilla la nuova alleanza, quella che è davvero «l’alleanza».
Nell’antica legge vi erano sacrifici di liberazione, di alleanza e comunione, di espiazione, di ringraziamento. Il sacrificio unico di Cristo ha in sé e supera tutti questi valori: il sacrificio pasquale di liberazione, il sacrificio dell’alleanza e della comunione con Dio, il sacrificio della espiazione del peccato, il sacrificio del ringraziamento. Anzi, da questo prende il nome l’Eucaristia, che vuoi dire appunto «ringraziamento», perché gli uomini devono sommamente ringraziare Dio per i suoi doni. Cristo ha dato inizio al banchetto dell’ultima cena, ringraziando Dio, innalzando al Padre il «grazie», ciò che gli uomini troppe volte dimenticano di fare, per i benefici della creazione e della redenzione.
La solennità di oggi è per ciascuno di noi un invito ad esprimere il nostro «grazie» a Cristo per il totale dono di sé, in corpo e sangue, come cibo e bevanda (Gv 6,51-58): il miglior modo di dirlo è di partecipare di questo pane e di questo vino che Cristo ci offre, di fare nostra l’Eucaristia, il «ringraziamento» che Cristo offre al Padre, per offrirlo insieme con lui, nutriti di lui, mossi e uniti dal suo Spirito Santo.
O prezioso e meraviglioso convito!
Dalle «Opere» di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l’Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l’Eucaristia nell’ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L’Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Es 24, 3-8
Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Seconda Lettura Eb 9, 11-15
Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza.
Dalla lettera degli Ebrei
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
SEQUENZA
[ Sion, loda il Salvatore, la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici. Lauda Sion Salvatorem, lauda ducem et pastorem, in hymnis et canticis. Impegna tutto il tuo fervore:
Quantum potes, tantum aude: quia major omni laude, nec laudare sufficis, Pane vivo, che dà vita: panis vivus et vitalis hodie proponitur. Veramente fu donato turbæ fractrum duodenæ datum non ambigitur. Lode piena e risonante,
Sit laus plena, sit sonora, sit jucunda, sit decora Questa è la festa solenne
Dies enim solemnis agitur, in qua mensæ prima recolitur Hujus institutio. E il banchetto del nuovo Re,
In hac mensa novi Regis, novum Pascha novæ legis, phase vetus terminat.
Vetustatem novitas, umbram fugat veritas, noctem lux eliminat. Cristo lascia in sua memoria faciendum hoc expressit in sui memoriam. Obbedienti al suo comando,
Docti sacris institutis, panem, vinum in salutis consecramus hostiam. È certezza a noi cristiani:
Dogma datur christianis, Quod in carnem transit panis, Et vinum in sanguinem.
Quod non capis, quod non vides, animosa firmat fides, Præter rerum ordinem. È un segno ciò che appare:
Sub diversis speciebus, signis tantum, et non rebus, latent res eximiæ. |
Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. Caro cibus, sanguis potus: manet tamen Christus totus sub utraque specie. non confractus, non divisus: integer accipitur. Siano uno, siano mille,
Sumit unus, sumunt mille: quantum isti, tantum ille: Nec sumptus consumitur. sorte tamen inæquali, Vita ai buoni, morte agli empi:
Mors est malis, vita bonis: Vide paris sumptionis quam sit dispar exitus. Quando spezzi il sacramento
Fracto demum sacramento, ne vacille, sed memento È diviso solo il segno
Quantum tot tegitur. Nulla rei fit scissura: Signi tantum fit fractura, qua nec status, nec statura Ecco il pane degli angeli,
Ecce Panis Angelorum, factus cibus viatorum: vere panis flliorum, non mittendus canibus. Con i simboli è annunziato,
In figuris præsignatur, cuni Isaac immolatur, Agnus Paschæ deputatur, Buon pastore, vero pane,
Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserere: Tu nos pasce, nos tuere, tu nos bona fac videre Tu che tutto sai e puoi, qui nos pascis hic mortales: Tuos ibi commensales, coheredes et sodales fac sanctorum civium. Amen. (Alleluia). |
Canto al Vangelo Gv 6,51
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.
Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.
Dal vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.