Santa Messa 4-5-23
BEATO TOMMASO DA OLERA
Fra Tommaso da Olera fu un campione della difesa della Fede e della promozione della pietà popolare, nel Tirolo e nel Veneto, nella prima metà del ‘600.
Si chiamava Tommaso Acerbis e nacque nel piccolo paese di Olera, posto nella Val Seriana (Bergamo) nel 1563, fece il pastorello fino ai 17 anni, dividendo con i genitori la povertà dell’epoca, rimanendo nel contempo analfabeta, perché nel suo piccolo paese non vi erano scuole.
Entrò a 17 anni nell’Ordine Francescano dei Cappuccini il 12 settembre 1580 nel convento di Verona, ottenendo di imparare a leggere e scrivere, dimostrandosi subito un giovane novizio colmo di ogni virtù.
Fece la sua professione il 5 luglio 1584 ricevendo l’incarico di addetto alla questua a Verona fino al 1605 e poi a Vicenza fino al 1612 e a Rovereto dal 1613 al 1617. Nel suo giro fuori dal convento fra le popolazioni di allora, operava riappacificazioni e spingeva al perdono; visitava e confortava i malati; ascoltava ed incoraggiava i poveri, denunciava il male e operava molte conversioni.
La sua opera d’apostolato era alimentata dalla preghiera spesso notturna, dalle penitenze che infliggeva al suo corpo, dai digiuni ed austerità; fu suscitatore di vocazioni religiose, specialmente delle suore. A Vicenza promosse la costruzione del monastero delle cappuccine nel 1612-13, nei pressi di Porta Nuova; lo stesso interessamento ci fu per il monastero delle clarisse a Rovereto, costruito poi nel 1624.
Nel 1618 lo si trova a Padova come portinaio del convento, intanto dall’anno precedente fu guida spirituale e amico dello scienziato Ippolito Guarinoni di Hall, medico di corte a Innsbruck; nel 1619 su richiesta dell’arciduca del Tirolo, Leopoldo V d’Asburgo, fu destinato ad Innsbruck quale questuante.
Ma anche qui non fu solo un questuante, fu guida spirituale delle Vergini di Hall, che era un centro di educazione per le ragazze nobili tirolesi; con lettere e colloqui guidò spiritualmente le arciduchesse d’Asburgo Maria Cristina ed Eleonora, sorelle di Leopoldo V, al quale insieme alla moglie Claudia de’ Medici, dedicò frequenti incontri nel loro palazzo e indirizzando loro anche delle lettere.
Seguì pure la vita spirituale dell’imperatore d’Austria Ferdinando II, rimanendo suo consigliere durante la guerra dei Trent’anni (1618-48); amico e consigliere dei duchi di Baviera Massimiliano I ed Elisabetta, alla loro corte di Monaco, dove nel 1620 riuscì a convertire al cattolicesimo il luterano duca di Weimar; come pure convertì alla corte imperiale di Vienna nel 1620-21, dal luteranesimo la vedova di Giorgio Fleicher, Eva Maria Rettinger che divenne badessa nel monastero delle benedettine di Salisburgo.
In definitiva era un semplice frate laico, cioè non sacerdote, ma era in grado di parlare altamente di Dio, suscitando in chi lo ascoltava stupore e meraviglia; istruì nella fede persone umili e nobili regnanti, impegnando tutti nell’amore.
L’obbedienza e l’umiltà lo fecero diventare il “fratello della questua” per quasi 50 anni; fu consigliere dell’arcivescovo Paride Lodron, principe di Salisburgo. Svolse opera sociale a favore degli operai delle miniere di Taufers e nelle Valli dell’Inn e dell’Adige, prese a combattere le ideologie luterane che si espandevano velocemente.
Per ordine dei Superiori nel 1620 a Vienna, stese per iscritto le sue conversazioni a difesa della fede, dal titolo “Concetti morali contra gli heretici”, pubblicati postumi nel 1692 e le sue parole indicano bene la sua spiritualità: “Né mai ho letto una sillaba di libri; ma bene mi fatico a leggere il passionato Christo”.
Nei suoi scritti riconosce già in quell’epoca l’Immacolata Concezione e l’Assunzione in cielo della Madonna; si recò in pellegrinaggio tre volte (1623, 1625, 1629) alla Santa Casa di Loreto; fu il promotore dell’erezione della prima chiesa in terra di lingua tedesca, dedicata all’Immacolata Concezione, che iniziata nel 1620, con vari aiuti, superando difficoltà di ogni genere, venne completata nel 1654; viene considerata monumento nazionale dell’Austria.
Frate Tommaso da Olera morì piamente e santamente il 3 maggio 1631 a Innsbruck e sepolto nella cripta della Cappella della Madonna, nella locale chiesa dei Cappuccini, dopo alcuni giorni di ininterrotta venerazione dei fedeli austriaci. Nei secoli successivi, la Chiesa ha dato testimonianza alla fama di santità e all’opera fulgida dell’umile frate bergamasco, che seppe parlare di Dio ai poveri ed ai potenti del suo tormentato tempo.
Papa Giovanni XXIII lo definì un “santo autentico e un maestro di spirito”, Paolo VI lo ricordò come: “valido strumento della generale rinnovazione spirituale… tanto da brillare nella storia di quel glorioso periodo insieme coi più ardenti sostenitori della Riforma Cattolica”.
Secoli dopo il 28 febbraio 1967 a Bergamo, s’iniziò il processo informativo; il decreto d’Introduzione della causa di beatificazione si ebbe il 4 dicembre 1980, il decreto sulle virtù e il titolo di venerabile si ebbe il 23 ottobre 1987. Il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che lo dichiara Beato.
Il 21 settembre 2013 è stato proclamato Beato, a Bergamo, con celebrazione presieduta dal Card. Angelo Amato.
Autore: Antonio Borrelli
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 13, 13-25
Dalla discendenza di Davide Dio inviò come salvatore Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 88
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».
«La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».
Canto al Vangelo Ap 1,5
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo,
testimone fedele, primogenito dei morti,
tu ci hai amati e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue.
Alleluia.
VangeloGv 13, 16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
Dal vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».