Santa Messa 28-6-22
SAN IRENEO, VESCOVO E MARTIRE
Ireneo nacque a Smirne verso il 130 e venne educato da san Policarpo, discepolo di san Giovanni: per questo è considerato l’ultimo uomo della generazione « apostolica »; ed è il primo teologo della Chiesa, l’uomo della Scrittura e della Tradizione apostolica, attestata dai vescovi del mondo in comunione col Vescovo di Roma. Ben informato sulla letteratura e la filosofia classica, è eminentemente positivo. Perspicace, sa capire l’avversario e mettersi sul suo terreno, ma soprattutto ha un profondo sentire cristiano. Appartenne alla colonia greca stabilitasi in Gallia; a Lione divenne sacerdote e poi vescovo, successore di san Potino martire, nel 177. La sua azione fu intensa contro le aberrazioni del sincretismo e dello gnosticismo, rivendicando il Cristo storico, sommo rivelatore del Padre e Salvatore, il Cristo vissuto dalla Chiesa: tutto si incentra e si restaura in Cristo, il nuovo Adamo. E Maria è la nuova Eva. Fedele al suo nome (Ireneo = Pacifico) esercitò mediazione fra l’Oriente e Roma. Più che martire meriterebbe di essere onorato come «dottore».
Ogni celebrazione eucaristica rappresenta un anello della ininterrotta catena che risale agli Apostoli, alla Cena del Signore. Il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, entrano nella Messa per esservi cambiati nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sono le primizie della nuova creazione, segni del dominio che il Risorto esercita sulla materia e sullo spirito e che sarà rivelato quando appariranno «cieli nuovi e mondi nuovi».
L’uomo vivente è gloria di Dio;
vita dell’uomo è la visione di Dio
Dal «Trattato contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo
(Lib. IV, 20, 5-7; SC 100, 640-642. 644-648)
La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. E’ impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all’essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà.
Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioè Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosè afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l’uomo e l’uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24).
Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l’esistenza, come sta scritto nel vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18).
Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c’è ordine c’è anche armonia, e dove c’è armonia c’è anche tempo giusto, e dove c’è tempo giusto c’è anche beneficio.
Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l’utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l’«economia» della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l’uomo a Dio. Ha salvaguardato però l’invisibilità del Padre, perché l’uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l’uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l’uomo vivente è gloria di Dio e vita dell’uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Am 3,1-8; 4,11-12
Il Signore Dio ha parlato: chi può non profetare?
Dal libro del profeta Amos
Ascoltate questa parola
che il Signore ha detto riguardo a voi, Israeliti,
e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto uscire dall’Egitto:
«Soltanto voi ho eletto tra tutte le stirpi della terra;
perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità».
Camminano forse due uomini insieme
senza essersi messi d’accordo?
Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda?
Il leoncello manda un grido dalla sua tana se non ha preso nulla?
Cade forse l’uccello a terra, se non gli è stata tesa un’insidia?
Scatta forse la tagliola dal suolo, se non ha preso qualche cosa?
Risuona forse la tromba nella città,
senza che il popolo si metta in allarme?
Avviene forse nella città una sventura,
che non sia causata dal Signore?
In verità, il Signore non fa cosa alcuna
senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti.
Ruggisce il leone: chi mai non trema?
Il Signore Dio ha parlato: chi può non profetare?
Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra;
eravate come un tizzone strappato da un incendio:
e non siete ritornati a me dice il Signore.
Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te,
prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!
Salmo Responsoriale Dal Salmo 5
Guidami, Signore, sulla via della giustizia.
Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
Io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio.
Canto al Vangelo Cf Sal 120,5.8
Alleluia, alleluia.
Il Signore è il tuo custode, veglia su di te;
egli sta alla tua destra: non lascerà vacillare il tuo piede.
Alleluia.
Vangelo Mt 8, 23-27
Levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.
Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!».
Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.
I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».