Messa quotidiana

Santa Messa 27-5-21

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SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY

Pronunciare il proprio sì al Signore significa anche accettare di essere inviati là dove non si vorrebbe andare, se a chiedertelo è il Papa in persona. Lo sa bene Agostino, che passa così dalla sua vita tranquilla di priore del Monastero benedettino di Sant’Andrea al Celio, a Roma, a intraprendere un lungo viaggio verso terre sconosciute e per di più ostili. Ma Agostino ha fatto, tra gli altri, il voto dell’obbedienza.

Lo stato delle cose, al di lĂ  del mare
Non era dei migliori il contesto della Britannia tra il quinto e sesto secolo. Precedentemente cristianizzata dai missionari celti peninsulari che avevano fatto un ottimo lavoro con i Bretoni, questi erano stati poi cacciati dall’arrivo di Sassoni, Angli e Juti, popoli germanici pagani che iniziano a invadere questo territorio a partire dal 596. I Bretoni, rifugiatisi tra le montagne del Galles, erano a loro volta ricaduti nell’idolatria. Tuttavia il re juto del Kent, Etelberto, che era riuscito a estendere la sua influenza nell’Essex, nel Sussex e nell’Est Anglia – tutte terre assoggettate dai Sassoni – non si mostra ostile al cristianesimo, tanto da sposare Berta, una principessa cristiana figlia del re di Parigi, e acconsente perfino alla richiesta di lei di costruire una chiesa cristiana nel Kent. Papa San Gregorio Magno, dunque, capisce che i tempi sono maturi per una nuova evangelizzazione di queste terre. Rimasto colpito dalla bellezza e dalla mitezza di alcuni schiavi angli portati a Roma, tanto da averli paragonati ad angeli, concepisce l’idea di creare in Inghilterra una nuova Chiesa dipendente da quella di Roma, come già era quella francese, e di usare proprio la Francia come trampolino di lancio.

Inizia il viaggio: la tappa francese
Per portare a termine questo incarico, il Pontefice decide di mettere a capo di 40 monaci il benedettino Agostino, che all’epoca è priore del convento sul Celio a Roma. Non è certamente il coraggio la sua principale caratteristica, ma sicuramente lo sono l’umiltà e la docilità: infatti dice subito di sì. La spedizione parte nel 597 e fa tappa in Francia, nell’isola di Lérins. Qui i monaci, accolti nei monasteri della zona, ascoltano i racconti spaventosi di ogni nefandezza commessa dalle popolazioni in cui stavano per immergersi, tanto che Agostino ha paura, torna immediatamente dal Papa e lo scongiura di cambiargli incarico. San Gregorio Magno non molla: per incoraggiarlo lo nomina abate e appena questi torna in Gallia lo consacra anche arcivescovo di Arles. Finalmente il viaggio riprende e i monaci sbarcano in Inghilterra, sull’isola di Thenet.

L’evangelizzazione della Britannia
Ad accogliere la comunità di monaci ci sono il re del Kent e la consorte, cristiana, che li accompagnano fino a Canterbury, città a metà tra Londa e il mare, scelta come luogo di partenza della nuova missione: portare la Parola di Dio tra gli Angli. All’inizio la resistenza della gente è tanta, perciò Agostino sceglie una via di evangelizzazione più morbida, disponibile ad accogliere alcune tra le più radicate tradizioni pagane. Sarà un successo. In appena un anno sono oltre diecimila i Sassoni battezzati, praticamente l’intero regno del Kent, compreso il re (che un giorno sarà Santo) che ora appoggia Agostino apertamente. Il Papa, per ringraziarlo, nel 601 gli manda il pallio e lo costituisce Metropolita d’Inghilterra. Prima di riposare per l’eternità, Agostino riesce a consacrare altre due sedi vescovili oltre a quella di Canterbury: Londra e Rochester, i cui presbiteri sono rispettivamente Mellito e Giusto. Alla sua morte, nel 604, viene seppellito a Canterbury, nella chiesa che ora porta il suo nome ed è venerato da cattolici e anglicani.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Sir 42, 15-26
Della gloria del Signore sono piene le sue opere.

Dal libro del SirĂ cide
Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quello che ho visto.
Per le parole del Signore sussistono le sue opere,
e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.
Il sole che risplende vede tutto,
della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Neppure ai santi del Signore è dato
di narrare tutte le sue meraviglie,
che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito
perché l’universo stesse saldo nella sua gloria.
Egli scruta l’abisso e il cuore,
e penetra tutti i loro segreti.
L’Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
annunciando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza,
egli solo è da sempre e per sempre:
nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre
per tutte le necessitĂ , e tutte gli obbediscono.
Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra,
egli non ha fatto nulla d’incompleto.
L’una conferma i pregi dell’altra:
chi si sazierĂ  di contemplare la sua gloria?

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 32
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli.

Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.  

Canto al Vangelo    Gv 8,12
Alleluia, alleluia.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrĂ  la luce della vita.
Alleluia.

Vangelo         Mc 10, 46-52
Rabbunì, fa’ che io riabbia la vista!

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.