Santa Messa 27-11-19
L’eterno riposo dona loro o Signore….
San Francesco Antonio Fasani
Sacerdote dei Frati Minori Conventuali
Lucera, Foggia, 6 agosto 1681 – 29 novembre 1742
Nacque a Lucera, antica cittĂ della Daunia nelle Puglie, il 6 agosto 1681, da umili e modesti lavoratori, Giuseppe e Isabella Della Monaca. Battezzato con i nomi di Donato Antonio Giovanni, fu chiamato familiarmente Giovanniello.
Entrò giovinetto nell’Ordine di s. Francesco, tra i Minori Conventuali del convento di Lucera e vi rifulse per innocenza di vita, spirito di penitenza e povertĂ , ardore serafico e zelo apostolico, sì da sembrare un “s. Francesco redivivo”.
Compiuto il noviziato a Monte S. Angelo sul Gargano ed emessavi la professione il 23 agosto 1696, fu mandato, nel 1703, a completare la sua formazione nel sacro convento di Assisi dove ebbe come direttore spirituale il servo di Dio Giuseppe A. Marcheselli, e fu ordinato sacerdote l’ll settembre 1705.
Passato a Roma nel collegio di S. Bonaventura, vi fu creato maestro in teologia, per cui, in seguito, sarĂ da tutti chiamato a Lucera “Padre Maestro”. Ritornato ad Assisi, vi rimase dedicandosi alla predicazione nelle campagne fino al 1707, quando rientrerĂ definitivamentc a Lucera.
Dalla scuola, dal pulpito e dal confessionale esplicò un intenso e fecondo apostolato, percorrendo tutti i paesi della Capitanata e localitĂ limitrofe, sì da meritarsi l’appellativo di apostolo della sua terra. “Profondo in filosofia e dotto in teologia”, come attesta il ven. Antonio Lucci, suo confratello e vescovo di Bovino, fu dapprima lettore e reggente di studi nel collegio filosofico di Lucera, e poi guardiano del convento e maestro dei novizi, modello ai confratelli di osservanza regolare, per cui fu nominato nel 1721, con speciale Breve di Clemente XI, ministro provinciale della provincia religiosa conventuale di S. Angelo, che in quel tempo si estendeva dalla Capitanata al Molise.
Scrisse alcune operette predicabili, tra cui un Quaresimale, un Mariale, una esposizione al Pater e al Magnificat, e vari Sermoni, alcuni in lingua latina. Suo principale intendimento nel predicare era quello di “farsi capire da tutti”, come nella sua modestia era solito dire, e la sua catechesi, tipicamente francescana, era rivolta di preferenza all’umile popolo verso cui sentivasi particolarmente attratto. Inesauribile fu la sua caritĂ verso i poveri e sofferenti; fra le varie iniziative, promosse la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del S. Natale. Ma il suo zelo e la sua caritĂ sacerdotale rifulsero in modo singolarissimo nell’assistenza ai carcerati e ai condannati che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti, precorrendo in ciò l’ammirabile esempio di caritĂ di s. Giuseppe Cafasso. Fece restaurare decorosamente il bel tempio di S. Francesco in Lucera, centro per quasi trentacinque anni continui della sua indefessa attivitĂ sacerdotale. Fu devotissimo dell’Immacolata Concezione, e alle anime che egli dirigeva era solito inculcare gli atti di ossequio alla Madonna e la meditazione delle sue virtĂą. Anche oggi è oggetto di particolare venerazione nella chiesa di S. Francesco la bella statua dell’Immacolata, che il beato fece venire da Napoli, ed il popolo canta tuttora la canzone mariana da lui composta.
Morì a Lucera il 29 novembre 1742, il primo giorno della novena dell’immacolata ed il suo corpo è venerato nella chiesa di S.Francesco. Fu beatificato da Pio XII il 15 aprile 1951.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura  Dn 5, 1-6.13-14.16-17. 23-28
Apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere.
Dal libro del profeta Danièle
In quei giorni, il re Baldassà r imbandì un grande banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassà r ebbe molto bevuto, comandò che fossero portati i vasi d’oro e d’argento che Nabucodònosor, suo padre, aveva asportato dal tempio di Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d’oro, che erano stati asportati dal tempio di Dio a Gerusalemme, e il re, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere sull’intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l’uno contro l’altro.
Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele, un deportato dei Giudei, che il re, mio padre, ha portato qui dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e risolvere questioni difficili. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d’oro e sarai terzo nel governo del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da’ ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. Ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani».Â
Salmo Responsoriale  Dn 3,62-67Â
A lui la lode e la gloria nei secoli.
Benedite, sole e luna, il Signore.
Benedite, stelle del cielo, il Signore.
Benedite, piogge e rugiade, il Signore.
Benedite, o venti tutti, il Signore.
Benedite, fuoco e calore, il Signore.
Benedite, freddo e caldo, il Signore.
Â
Canto al Vangelo   Ap 2,10
Alleluia, alleluia.
Sii fedele fino alla morte, dice il Signore,
e ti darò la corona della vita.
Alleluia.
Vangelo  Lc 21, 12-19
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrĂ perduto.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrĂ perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».