Santa Messa 24-4-23
SAN FEDELE DA SIGMARINGEN
Al fonte battesimale, nel 1578, lo chiamano Mark. Appartiene ad una famiglia molto in vista di Sigmaringen in Germania, i Reyd o Roy, e suo padre, borgomastro della città, riconoscendo in lui il più dotato dei suoi figli, lo fa studiare volentieri.
Interrompe gli studi nel 1604, perché il conte di Statzingen gli affida alcuni giovani nobili (tra cui i suoi figli), perchè li educhi e li istruisca e con questo gruppetto inaugura un’originale scuola itinerante, girando l’Italia, la Spagna e la Francia.
Rientrato in patria sei anni dopo, riprende gli studi e in un anno si laurea in giurisprudenza. Inizia a fare l’avvocato, guadagnandosi ben presto il titolo di “avvocato dei poveri”, perché ha preso l’abitudine di difendere gratuitamente i diseredati per far rispettare i loro diritti.
Proprio quando la sua popolarità è al culmine e la sua carriera va a gonfie vele, stupisce tutti chiedendo, a trentaquattro anni, di essere ordinato sacerdote. Non solo: dopo l’ordinazione vuole entrare a Friburgo tra i Cappuccini, che godevano fama di Ordine severo in cui riviveva il primitivo spirito francescano. Qui gli assegnano il nuovo nome di Fedele. I Superiori non tardano ad accorgersi delle sue qualità: lo mandano per quattro anni a studiare teologia e lo vogliono Guardiano (superiore) di vari conventi.
Padre Fedele eccelle, però, in modo particolare nella predicazione, che ottiene frutti prodigiosi di conversioni e di riappacificazioni in un periodo particolarmente burrascoso sia per la vita civile che religiosa della Svizzera. La sua predicazione si caratterizza per discorsi semplici, incisivi e convincenti; si fa comprendere da letterati e illetterati, dagli studiosi e dai contadini; conquista perché accompagnata da un inconfondibile stile di santità di vita.
In quegli anni la Svizzera vive il contrasto tra cattolici e calvinisti, che si trasforma in lotta politica contro l’imperatore d’Austria che sostiene i cattolici. Padre Fedele cerca di rasserenare l’ambiente ma non può fare a meno di combattere l’eresia e di invitare al ritorno alla fede dei padri; i calvinisti, da parte loro, lo sentono come il loro più acerrimo nemico, soprattutto da quando dopo la sua predicazione il conte di Salis si è convertito al cattolicesimo e il governatore dei Grigioni ha promulgato un editto a favore dei cattolici.
Padre Fedele sa di avere i giorni contati, lo scrive e ne parla apertamente, ma non si sogna di cambiare il suo stile di vita o di ammorbidire la sua predicazione: fedele fino alla fine come il nome, e soprattutto la sua fede, gli impone.
Così il 24 aprile 1622 accetta l’invito dei calvinisti di andare a predicare a Seewis, sapendo i rischi cui va incontro: una predica quasi ispirata, sconvolgente e incisiva, interrotta solo da qualche tafferuglio, in chiesa e sul sagrato. Uscito di chiesa per sedare il tumulto, viene circondato da venticinque uomini armati, che lo colpiscono e lo finiscono lì, davanti alla chiesa, mentre egli confessa apertamente la sua fede e li invita alla conversione.
Gli riservano una fine atroce, sperando di tappargli definitivamente la bocca, ma il suo martirio per l’unità dei cattolici ottiene una più veloce rappacificazione dei contendenti e il ritorno alla fede di numerosi eretici.
Padre Fedele da Sigmaringen è stato beatificato il 24 marzo 1729 da papa Benedetto XIII (per il quale è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione), diventando il primo martire cappuccino. La sua memoria liturgica è stata fissata al giorno anniversario del suo martirio. È poi stato canonizzato da papa Benedetto XIV il 29 giugno 1746.
Autore: Gianpiero Pettiti
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 6, 8-15
Non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui Stefano parlava.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 118
Beato chi cammina nella legge del Signore.
Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.
Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.
Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
Canto al Vangelo Mt 4, 4
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.
Vangelo Gv 6, 22-29
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna.
Dal vangelo secondo Giovanni
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».