Messa quotidiana

Santa Messa 23-10-22

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C

Dio rende giusto chi lo cerca con fede

Gli uomini partecipano tutti della stessa impotenza e sono solidali nello stesso stato di rottura con Dio: non possono salvarsi da se stessi, non possono cioè entrare da soli nella amicizia di Dio. Il primo atto di verità che l’uomo deve compiere è riconoscersi peccatore, impotente a salvarsi, e aprirsi quindi all’azione di Dio.

Il fariseo e il pubblicano: due modi di dialogare con Dio
Nella parabola ci sono due modi di concepire l’uomo e il suo rapporto con Dio. La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie a Dio. Solo apparente però. In realtà è un pretesto per lodare se stesso e non Dio, compiacersi di sé per la mancanza di ogni peccato e per il merito delle buone opere, in forza delle quali si ritiene giustificato ed «esige» da Dio la ricompensa. La preghiera del fariseo non è preghiera, anzi è l’opposto.
Il pubblicano invece è «nella verità»: è consapevole della sua colpa e di non avere meriti davanti a Dio. Chiede grazia. La sua è vera preghiera.
Perciò dietro i due personaggi della parabola si può scorgere l’opposizione tra due tipi di giustizia: quella dell’uomo che ritiene di poterla realizzare col compimento perfetto della legge e quella che Dio concede al peccatore che si riconosce tale e che si converte. Il tema paolino della giustificazione mediante la fede si trova già delineato in questa parabola.

Perché la fede in Cristo «giustifica» l’uomo
Il cristiano è un uomo realmente giustificato mediante la fede in Gesù Cristo, in colui che è ad un tempo il dono sostanziale dei Padre e quell’uomo fra gli uomini che ha potuto costruire l’unica risposta umana gradita a Dio.
E’ questo il motivo per cui la fede in Gesù salva. Infatti Gesù inaugura nella sua persona il regno del Padre in cui si compie il destino dell’uomo. Per sé, come per i suoi fratelli, Gesù esige la rinuncia assoluta che implica la fedeltà alla condizione di creatura: la rinuncia è sino alla morte e, se necessario, sino alla morte in croce. E’ il salvatore del mondo che parla così.
Come può quest’uomo che ha spinto sino alle ultime conseguenze la rivelazione della condizione umana proclamarsi nello stesso tempo il salvatore dell’umanità? A questa domanda non c’è che una risposta: veramente quest’uomo è il Figlio di Dio; Dio ha tanto amato il mondo da dare per esso il suo Figlio unico; e nello stesso tempo egli è uomo tra gli uomini; la sua fedeltà di creatura è, per identità, una fedeltà filiale. La risposta attiva di questo uomo raggiunge perfettamente l’iniziativa divina a salvezza.

La fede sorgente di una vita nuova di figlio
L’unione a Cristo ci rende capaci della stessa «fedeltà filiale» fino alla croce.
L’uomo è «giustificato» perché la fede in Cristo gli dà accesso al Padre in qualità di figlio adottivo.
La salvezza è dono divino, diventa nell’uomo sorgente di una attività filiale in cui si compie oltre ogni misura la fedeltà alla nuova legge dell’amore.
Paolo, l’araldo della giustificazione mediante la fede, è anche il grande testimone della vita nuova che sboccia dalla fede in Cristo. Ormai vecchio, in carcere, in attesa della condanna a morte, riflette sulla sua vita (seconda lettura). La sua esperienza di Cristo si conclude con un fallimento umano: tutti lo hanno abbandonato, nessuno in giudizio lo ha difeso. Ma egli ha «conservato la fede», ha gareggiato per Cristo ed è rimasto fedele fino alla mèta. La sua speranza lo conduce alla certezza della «ricompensa» che riceverà da Cristo per la sua vita di dedizione e di amore sull’esempio di Gesù.
Oggi la sufficienza farisaica non è più l’osservanza di una legge, ma prende altri nomi.
In molti c’è la convinzione che l’uomo possa salvarsi come uomo facendo appello unicamente alle sue risorse. L’uomo salva l’uomo mediante la scienza, la politica, l’arte…
E’ perciò più che mai necessario che i cristiani annuncino al mondo Cristo come salvatore. La salvezza che egli porta non è antagonista della salvezza umana. Anzi la conduce a pienezza. Con la celebrazione dei sacramenti, specie della Eucaristia, essi testimoniano la necessità dell’intervento divino sulla vita dell’uomo, si mettono sotto l’azione di Dio presente con il suo spirito, e fanno l’esperienza privilegiata della giustificazione ottenuta mediante la fede in Gesù Cristo. Devono perciò essere continuamente vigilanti per non partecipare ai sacramenti con spirito farisaico.

Dio ordina il mondo con armonia e concordia
e fa del bene a tutti

Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 19, 2 – 20, 12; Funk, 1, 87-89)

Fissiamo lo sguardo sul padre e creatore di tutto il mondo e immedesimiamoci intimamente con i suoi magnifici e incomparabili doni di pace e con i suoi benefici. Contempliamolo nella nostra mente e scrutiamo con gli occhi dell’anima il suo amore così longanime. Consideriamo quanto si dimostri benigno verso ogni sua creatura.
I cieli, che si muovono sotto il suo governo, gli sono sottomessi in pace; il giorno e la notte compiono il corso fissato da lui senza reciproco impedimento. Il sole, la luce e il coro degli astri percorrono le orbite prestabilite secondo la sua disposizione senza deviare dal loro corso, e in bell’armonia. La terra, feconda secondo il suo volere, produce a suo tempo cibo abbondante per gli uomini, le bestie e tutti gli esseri animati che vivono su di essa, senza discordanza e mutamento alcuno per rapporto a quanto egli ha stabilito. Gli stessi ordinamenti regolano gli abissi impenetrabili e le profonditĂ  della terra. Per suo ordine il mare immenso e sconfinato si raccolse nei suoi bacini e non oltrepassa i confini che gli furono imposti, ma si comporta così come Dio ha ordinato. Ha detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerĂ  l’orgoglio delle tue onde» (Gb 38, 11). L’oceano invalicabile per gli uomini e i mondi che si trovano al di lĂ  esso sono retti dalle medesime disposizioni del Signore.
Le stagioni di primavera, d’estate, d’autunno e d’inverno si succedono regolarmente le une alle altre. Le masse dei venti adempiono il loro compito senza ritardi e nel tempo assegnato. Anche le sorgenti perenni, create per il nostro godimento e la nostra salute, offrono le loro acque ininterrottamente per sostentare la vita degli uomini. Persino gli animali piĂą piccoli si stringono insieme nella pace e nella concordia. Tutto questo il grande creatore e Signore di ogni cosa ha comandato che si facesse in pace e concordia, sempre largo di benefici verso tutti, ma con maggiore abbondanza verso di noi che ricorriamo alla sua misericordia per mezzo del Signore nostro GesĂą Cristo. A lui la gloria e l’onore nei secoli dei secoli. Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Sir 35, 15-17.20-22
La preghiera del povero attraversa le nubi.

Dal libro del SirĂ cide
Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarĂ  condannato chi in lui si rifugia.

Seconda Lettura  2 Tm 4,6-8.16-18
Mi resta solo la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererĂ  da ogni male e mi porterĂ  in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Canto al Vangelo  2 Cor 5,19
Alleluia, alleluia.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

  
Vangelo  Lc 18, 9-14

Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».