Santa Messa 21-4-21
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SAN CORRADO DA PARZHAM
Nella numerosissima schiera di santi, beati e venerabili della grande Famiglia Francescana, spiccano singolari figure di frati, pieni di santa umiltà e semplicità, i quali raggiunsero questa meta, adempiendo con scrupolo e carisma personale, all’umile compito di portinaio del convento in cui vissero per lungo tempo o addirittura tutta la loro vita religiosa.
E come s. Serafino da Montegranaro (12 ottobre), s. Pasquale Baylon (17 maggio), il beato Mariano da Roccacasale (31 maggio), tutti francescani e il beato Andrea Bassette canadese della “Congregazione della Santa Croce” (6 gennaio), anche san Corrado da Parzham, trascorse tutta la sua vita di cappuccino, facendo il portinaio del suo convento di Altötting in Germania.
Era nato il 22 dicembre 1818 nella fattoria di Venushof in Parzham presso Passau (Baviera), penultimo dei 12 figli dei coniugi Birndorfer, al battesimo ebbe il nome di Giovanni Evangelista.
A 16 anni era già orfano di entrambi i genitori; dalle scarne testimonianze venne descritto come un ragazzo mite, allegro, dolcissimo, amante della natura, sano e forte per i lavori dei campi a cui si dedicò.
Amava il lavoro e mentre dissodava il terreno, recitava il rosario che teneva sempre legato al polso; pur essendo figlio del padrone, lavorava volentieri con e fra i dipendenti, diffondendo serenità, armonia e gioia.
Appena poteva, si raccoglieva in preghiera, devota, solitaria e prolungata, nelle varie chiese e santuari del circondario e spessissimo si accostava alla santa Eucaristia; a 19 anni tentò di frequentare il ginnasio dei Benedettini di Metten a Deggendorf, ma senza esito; nel 1841 a 23 anni, professò la Regola del Terz’Ordine Francescano.
Avrebbe dovuto amministrare l’azienda ereditata dai genitori, ma sentendosi chiamato alla vita religiosa, vi rinunziò; divise la sua parte ereditata tra i poveri e alcune Istituzioni ecclesiastiche e a 31 anni nel 1849, Giovanni Evangelista Birndorfer bussò alla porta del convento cappuccino di S. Anna ad Altötting.
Fece il noviziato a Laufen e qui ebbe l’incarico di aiutare l’ortolano e il giardiniere del convento; nei primi tre anni fu impegnato nella formazione alla vita cappuccina, perfezionando le virtù e lo spirito di preghiera.
Il 4 ottobre 1852, si consacrò per sempre al Signore, facendo la professione religiosa e prendendo il nome di Corrado; poi fu rimandato al convento-santuario di Altötting nella sua Baviera destinato all’ufficio di portinaio.
In quest’umile ma delicata funzione, visse per ben 41 anni fino alla morte, contento di vivere in quel luogo, sede dell’antico Santuario della Madonna, centro e riferimento della religiosità e pietà bavarese.
Fra Corrado da Parzham svolse il suo compito, in apparenza monotono e senza importanza, con tatto e zelo, con fedeltà e poche parole, sempre calmo e paziente, mai annoiato, nervoso o triste, sempre pronto all’obbedienza e disponibile; edificava i confratelli ed i pellegrini del Santuario mediante l’esercizio della carità e di una inalterabile pazienza.
Ben presto in tutta la Bassa Baviera, si diffuse la fama di quel “santo portinaio” e alla porta del convento di S. Anna, ora dedicato a San Corrado, cominciarono a suonare la tipica campanella, molte persone per chiedere proprio all’umile frate aiuto e conforto; ormai tutti sapevano che il suo cuore era sempre aperto ad accogliere i fedeli.
Devoto della Vergine e dell’Eucaristia, dotato di doni straordinari, come la profezia, operò un risveglio di fede nelle province circostanti, un padre Pio da Pietrelcina dell’epoca.
Al portinaio del convento cappuccino, era affidato anche il compito di distribuire il cibo ai poveri, e lui, sempre con la corona in mano, lo faceva con soddisfazione, illuminandosi nel volto, riflettendo l’esempio del Poverello d’Assisi.
Era la sua ‘felicità terrena’, distribuiva minestra, pane e carne ai poveri, agli accattoni, ai garzoni operai, ai ragazzi, andando in cucina a scegliere i pezzi migliori; sordo alle esortazioni a moderare la sua generosità.
“Tutto ciò che si dà ai poveri, ritorna nuovamente dentro con abbondanza”, era la sua risposta ai confratelli; cooperò anche all’opera benefica ‘Liebeswerk’, in favore dell’infanzia abbandonata e in pericolo; la sua generosità si allargava ai numerosi pellegrini del santuario, ai quali distribuiva birra e pane, raccomandando però al confratello fra Deodato, addetto alla birreria del convento, di farne “molta e leggera”.
Lavorò fedelmente fino alla fine; il 18 aprile 1894 al termine di una giornata stressante, si mise a letto “per prepararsi all’eternità”. Morì all’alba del 21 aprile 1894 a 76 anni.
Dopo l’approvazione dei miracoli attribuiti alla sua intercessione, papa Pio XI lo dichiarò Beato il 15 giugno 1930 e cosa insolita per i processi di canonizzazione, dopo solo quattro anni, il 20 maggio 1934 lo stesso pontefice lo proclamò Santo.
La festa liturgica è il 21 aprile, giorno del suo trapasso.
Autore: Antonio Borrelli
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 8, 1-8
Andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola.
Dagli Atti degli Apostoli
In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria.
Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città.
Salmo Responsoriale 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate a Dio da tutta la terra,
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia:
con la sua forza domina in eterno.
Canto al Vangelo CGv 6,40
Alleluia, alleluia.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, dice il Signore,
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Alleluia.
Vangelo Gv 6, 35-40
Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».