Santa Messa 16-1-22
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II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno C
Nella Fede nasce la Nuova ComunitàGesù è un uomo come noi: ha degli amici e accetta un invito nozze insieme alla madre e ai suoi primi discepoli. Questa vicinanza lo rende «accessibile», «conoscibile» a noi.
Però Cristo è anche «mistero» se lui stesso non si rivela, se non manifesta la sua identità. Una rivelazione che farà a poco a poco.
Tutto comincia con una festa di nozze…
Giovanni ripensando ai tanti fatti in cui era stato coinvolto, scopre che Gesù ha cominciato a rivelare la propria identità a Cana; e questa rivelazione culminerà nella morte, l’ora di Gesù.
Anche l’adesione dei discepoli a Cristo ha una storia: la fede comincia a sbocciare proprio a Cana. Qui nasce un nuovo rapporto con il Cristo e, di conseguenza, un nuovo rapporto fra di loro. Il legare che farà di loro una comunità è la fede comune in Gesù, Cristo comincia a rivelare la sua identità non in modo verbale esplicito, quasi con formule dogmatiche, ma attraverso il linguaggio dei gesti. «Gesù — si legge nel Catechismo degli adulti — non compie miracoli per esaltare se stesso o procurarsi la fama di guaritore e di profeta potente. Rifiuta anzi di favorire l’entusiasmo della folla alla ricerca di miracoli; né vuole alimentare le aspettative nazionalistiche di quelli che attendevano un “profeta” liberatore politico. Ai miracoli che compie, Gesù dà un senso preciso. Risana quei lebbrosi, non tutti i lebbrosi; ridà la vista a quei ciechi, non a tutti i ciechi; fa camminare quel paralitico, non tutti i paralitici; rianima dalla morte Lazzaro, la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Nain, non tutti i morti.
Il miracolo è solo uno dei segni del regno di Dio… Ma i miracoli di Gesù non si riducono a gesti automatici o magici. Egli richiede prima di tutto la fede e intende farla crescere nel cuore dell’uomo: “La tua fede ti ha salvato”… dice ripetutamente alle persone guarite… Solo la fede permette di intravedere che Dio è presente in mille modi a fianco e nel cuore dell’uomo per la giustizia, la liberazione e la salvezza».
…e si compie nelle nozze eterne
I profeti avevano descritto il rapporto tra l’uomo e Dio in termini di rapporto nuziale (prima lettura). Il popolo d’Israele è stato più volte infedele e ha dovuto essere purificato attraverso dure prove come l’esilio. In questi momenti di prova il profeta annuncia la fedeltà di Dio che, nonostante tutto, continua ad amare il suo popolo; anzi, verrà il momento in cui Dio si unirà indissolubilmente e per sempre all’umanità. Questa unione definitiva sarà Gesù.
Cana è vista da Giovanni come il banchetto nuziale dell’unione definitiva dell’uomo con Dio, l’inaugurazione dei tempi messianici. Il segno di Cana rivela la gloria di Gesù, ne svela l’essere divino.
Cana, inizio della Chiesa, come comunità di fede
Parallelamente alla prima rivelazione di Gesù, avviene il passaggio dal vecchio al nuovo popolo di Dio, non più basato sulla carne sul sangue, ma sulla fede in Cristo. Questo è il primo dei segni fatti da Gesù: segno visibile col quale manifesta la sua gloria e i discepoli credono in lui. Questo gruppo di credenti in Gesù, nato a Cana, diventerà la Chiesa.
Nella seconda lettura troviamo questa Chiesa vivente che a Corinto è alle prese con il problema fondamentale: l’unità che deriva dalla fede comune in Gesù e la diversità dei carismi. Dio ricolma di doni naturali e soprannaturali i membri della comunità. Questi doni non sono un privilegio personale, un mezzo per l’affermazione di sé, ma un servizio per gli altri. Devono essere armonizzati e ampliati. Sono frutto non delle forze umane, ma dello Spirito.
Questa rivelazione di Cristo pone anche a noi degli interrogativi. Quali sono i segni per cui oggi un uomo può «conoscere» Cristo? La fede di Maria spinge Gesù a «manifestarsi». I discepoli credono in Gesù. In certo modo essi attingono alla fede di Maria. Non è questo anche oggi il compito della Chiesa, il compito di ogni cristiano, comunicare la fede? L’umanità anche oggi è in condizione d’esilio: guerre, ingiustizie… Di dove verrà la salvezza? Dall’impegno umano, che è necessario, o dall’alleanza con Dio?
In quest’opera di salvezza umano-divina la Chiesa e ogni credente hanno il compito di mettere tutto quello che sono e che hanno a servizio. La piccola Chiesa in cui siamo inseriti attende forse di essere «unita» da una fede più viva in Cristo che si rivela.
«La fede è virtù, atteggiamento abituale dell’anima, inclinazione permanente a giudicare e ad agire secondo il pensiero di Cristo, con spontaneità e con vigore, come conviene a uomini “giustificati”. Con la grazia dello Spirito Santo, cresce la virtù della fede se il messaggio cristiano è appreso e assimilato come “buona novella”, nel significato salvifico che ha per la vita quotidiana dell’uomo».
La perfetta armonia frutto della concordia
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 2, 2 – 5, 2; Funk 1, 175-177)
E’ vostro dovere rendere gloria in tutto a Gesù Cristo, che vi ha glorificati; così uniti in un’unica obbedienza, sottomessi al vescovo e al collegio dei presbiteri, conseguirete una perfetta santità.
Non vi do ordini, come se fossi un personaggio importante. Sono incatenato per il suo nome, ma non sono ancora perfetto in Gesù Cristo. Appena ora incomincio ad essere un suo discepolo e parlo a voi come a miei condiscepoli. Avevo proprio bisogno di essere preparato alla lotta da voi, dalla vostra fede, dalle vostre esortazioni, dalla vostra pazienza e mansuetudine. Ma, poiché la carità non mi permette di tacere con voi, vi ho prevenuti esortandovi a camminare insieme secondo la volontà di Dio. Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, opera secondo la volontà del Padre, come i vescovi, costituiti in tutti i luoghi, sino ai confini della terra, agiscono secondo la volontà di Gesù Cristo.
Perciò procurate di operare in perfetta armonia con il volere del vostro vescovo, come già fate. Infatti il vostro venerabile collegio dei presbiteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al vescovo, come le corde alla cetra. In tal modo nell’accordo dei vostri sentimenti e nella perfetta armonia del vostro amore fraterno, s’innalzerà un concerto di lodi a Gesù Cristo. Ciascuno di voi si studi di far coro. Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà e vi riconoscerà, dalle vostre buone opere, membra del Figlio suo. Rimanete in un’unità irreprensibile, per essere sempre partecipi di Dio. Se io in poco tempo ho contratto con il vostro vescovo una così intima familiarità, che non è umana, ma spirituale, quanto più dovrò stimare felici voi che siete a lui strettamente congiunti come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre nell’armonia di una totale unità! Nessuno s’inganni: chi non è all’interno del santuario, resta privo del pane di Dio. E se la preghiera fatta da due persone insieme ha tanta efficacia, quanto più non ne avrà quella del vescovo e di tutta la Chiesa?
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 62,1-5
Gioirà lo sposo per la sposa.
Dal libro del profeta Isaìa
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 95
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Seconda Lettura Cor 12,4-11
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Canto al Vangelo 2Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
Vangelo Gv 2,1-12
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.