Messa quotidiana

Santa Messa 10-11-21

https://www.youtube.com/watch?v=iloDPI7JaMs

SAN LEONE MAGNO
Papa e Dottore della Chiesa (+ 461)

Vescovo di Roma dal 440, quando era minacciata dai barbari, Leone meritò il titolo di «grande» (magnus). Fuse mirabilmente insieme dignità e modestia, ebbe viva coscienza dell’ufficio di Successore di Pietro e fu incrollabile nell’adesione alla fede secondo la tradizione apostolica. Mostrò molta abilità nelle relazioni con l’Oriente, chiarezza e maturità di giudizio nelle controversie. Convocò il Concilio di Calcedonia (451) che definì l’esistenza della natura umana e divina nell’unica persona di Cristo. La dottrina da lui formulata ebbe grande influsso nella redazione della liturgia romana del Natale, preparata da lui stesso.
Salvò Roma dall’invasione degli Unni guidati da Attila (452) e riuscì a mitigare il saccheggio dei Vandali di Genserico (455).
I 96 sermoni che possediamo sono omelie ricche di contenuto dottrinale chiaro, esposto in un linguaggio semplice e nitido; formano la prima raccolta di «discorsi» di un papa e preludono quel « magistero » papale che ha avuto tanta importanza nella guida della Chiesa. Di lui restano anche 173 lettere che rivelano profondo equilibrio e senso di responsabilità nel servizio a tutto il popolo di Dio.
Le nostre assemblee cristiane devono a questo grande papa alcune delle loro più belle preghiere, e la Liturgia delle ore ha tratto dai suoi scritti letture ammirabili per espressione e contenuto. Lo stile di san Leone Magno rivive nella revisione dei libri liturgici in atto ai nostri giorni.

 

Il servizio specifico del nostro ministero

Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 4, 1-2; PL 54, 148-149)

Tutta la Chiesa di Dio è ordinata in gradi gerarchici distinti, in modo che l’intero sacro corpo sia formato da membra diverse. Ma, come dice l’Apostolo, tutti noi siamo uno in Cristo (cfr. Gal 3, 28). La divisione degli uffici non è tale da impedire che ogni parte, per quanto piccola, sia collegata con il capo. Per l’unità della fede e del battesimo c’è dunque fra noi, o carissimi, una comunione indissolubile sulla base di una comune dignità. Lo afferma l’apostolo Pietro: «Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 2, 5), e più avanti: «Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdote regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2, 9).
Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l’unzione dello Spirito Santo poi sono consacrati sacerdoti. Non c’è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani sono rivestiti di un carisma spirituale e soprannaturale, che li rende partecipi della stirpe regale e dell’ufficio sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un’anima, sottomessa a Dio, governi il suo corpo? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull’altare del cuore i sacrifici
immacolati del nostro culto? Per grazia di Dio queste funzioni sono comuni a tutti. Ma da parte vostra è cosa santa e lodevole che vi rallegriate per il giorno della nostra elezione come di un vostro onore personale. Così tutto il corpo della Chiesa riconosce che il carattere sacro della dignità pontificia è unico. Mediante l’unzione santificatrice, esso rifluisce certamente con maggiore abbondanza nei gradi più alti della gerarchia, ma discende anche in considerevole misura in quelli più bassi.
La comunione di tutti con questa nostra Sede è, quindi, o carissimi, il grande motivo della letizia. Ma gioia più genuina e più alta sarà per noi se non vi fermerete a considerare la nostra povera persona, ma piuttosto la gloria del beato Pietro apostolo.
Si celebri dunque in questo giorno venerando soprattutto colui che si trovò vicino alla sorgente stessa dei carismi e da essa ne fu riempito e come sommerso. Ecco perché molte prerogative erano esclusive della sua persona e, d’altro canto, niente è stato trasmesso ai successori che non si trovasse già in lui.
Allora il Verbo fatto uomo abitava già in mezzo a noi. Cristo aveva già dato tutto se stesso per la redenzione del genere umano.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  2 Cor 5, 14-20
Cristo ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. E’ stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 109
Tu sei sacerdote per sempre.

Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» .

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
«Domina in mezzo ai tuoi nemici.

A te il principato nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato».

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek».

Canto al Vangelo    2 Cor 5,19
Alleluia, alleluia.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

  
Vangelo
  Mt 16, 13-19

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».