Santa Giacinta Marescotti
Terziaria francescana
- Vignanello (Vt) 1585 + Viterbo 1640
Clarice, giovanissima, s’innamora di un ragazzo nobile, colto e ricco. Invece suo padre, principe Marcantonio Marescotti, lo dà in marito alla figlia più piccola, Ortensia. Clarice per protesta diventa arida e ribelle. Il papà la chiude nel monastero di San Bernardino a Viterbo. Lei si fa terziaria francescana per evitare la clausura.
Vive in due stanze arredate lussuosamente. Partecipa solo alla preghiera.
Cade gravemente malata. Cambia vita.
Si lascia una stanzetta col solo crocifisso. Si priva delle vesti e delle coperte. Digiuna ogni giorno dando ai poveri il suo cibo. L’eucaristia è la sua forza. Chiama intorno a sé vecchie conoscenze; ne fa un gruppo, i Sacconi, dal sacco indossato, che visitano, assistono e curano malati, poveri e anziani. Vent’anni di penitenze e di eroica carità .
Muore santamente.
Il suo corpo fu esposto nella chiesa. Dovettero rivestirla tre volte perchè tagliavano la veste a pezzetti per conservarli come reliquia. Fu canonizzata da Pio VII nel 1807.
Tu sogni l’amore
col giovane principe,
ma vuole il papĂ
che sia d’Ortensia.
Invano protesti.
Ti obbliga a fare
la vita monastica.
Rifiuti il chiostro.
Ti fai terziaria,
ti chiami “Giacinta”.
La vecchia Clarice
non vuole morire!
Non vita reclusa
ma solo preghiera.
Dimori in due stanze,
secondo il tuo stile.
Di colpo t’assale
il crudo malessere.
Sei giunta a trent’anni:
è or di cambiare!
Tu spazzi il superfluo
e chiedi perdono.
Ti basta la croce
e nude pareti.
Tu vai ripetendo
col cuore in lacrime: –
GesĂą, mio amore,
è morto in croce -.
Invochi umilmente
lo Spirito Santo.
Spalanchi le porte a
tutti poveri.
Ad essi il tuo cibo,
coperte del letto,
perfino le vesti.
Non hai piĂą nulla.
E chiami a raccolta
le vecchie amiche.
Le vesti di sacco,
le mandi a servire.
Diventano“Oblate”.
Tu vai con loro
a tutti i malati,
anziani e indigenti.
Ti nutri di Cristo.
Contempli il Signore.
In ventiquattr’anni
raggiungi la vetta.
P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, vol. IV , pp 26-27-28