Santa Elisabetta d’Ungheria
Elisabetta, santa d’Ungheria,
onore, grazia e splendida bellezza
fin dall’età più giovane t’adorna.
Ignara vivi, mammola serafica.
Son tante intorno a te le damigelle.
Ognuna d’esse prodiga se stessa
nel prevenire ogni desiderio,
nell’eseguire appieno ogni richiesta.
Tu come specchio usi la coscienza,
e come scettro l’onda del tuo cuore.
Per tutte loro serbi gratitudine
ma schivi tutto ciò che è vanità.
Conversi più con Dio che con gli uomini.
Maturi nel silenzio la saggezza.
La discrezione detta le parole
e l’umiltà ti porta ad ascoltare.
Così tu tessi l’ottimo corredo
per diventare sposa del tuo re.
L’amore tuo lo renderà felice.
La tua virtù lo renderà più saggio.
Soli quattordici anni e sali al trono.
A venti, sei già madre di tre figli.
Li guidi nella via della fede.
Ti fai per essi esempio di bontà.
Migliaia sono i poveri che accogli.
Tu offri il cibo e vuoi servire tutti.
Non c’è soltanto il pane da mangiare
ma da godere il dolce tuo sorriso.
Quand’è finito tutto, benedici,
e torna a uscir la birra dalle botti
e il pane tu moltiplichi per tutti.
Sei diventata l’angelo dei poveri.
Ma c’è qualcuno a corte che sobilla.
La carità che fai ritiene scempio.
Lo stile della vita non regale.
In te non c’è vendetta né difesa.
Ludovico vede ed è contento.
Non ha alcun dubbio sulle tue virtù.
Un crocifisso trova nel suo letto
invece del lebbroso che hai accolto.
Parte per la crociata e muore ad Otranto.
Per sempre sei cacciata dalla reggia.
Ricevi in premio l’abito serafico,
e tutto quel che resta doni ai poveri.
Adesso sei patrona del Terz’Ordine.
Sei la preziosa perla di Francesco.
In terra sei la Santa fatta povera
e in Cielo fatta grande per l’amore
P. G. ALimonti, Vento Impetuoso, vol. 3, pp. 140-1-2