Poesie

San Giuseppe Moscati Medico

San Giuseppe Moscati
Medico
– Benevento 25 luglio 1880 + Napoli 12 aprile 1927

Giuseppe Moscati nacque da nobile famiglia. Laureatosi in Medicina a pieni voti nel 1903, cominciò la carriera medica nell’ospedale partenopeo degli Incurabili.
Uomo di fede, di scienza e di carità, dedicò tutto se stesso alla ricerca scientifica con numerose relazioni in Congressi scientifici in Italia e all’estero.
Salvò miracolosamente alcuni malati durante l’eruzione del Vesuvio del 1906; nel 1921, quando Napoli fu infestata dal colera, si segnalò come primario degli Ospedali Riuniti, per l’efficacia e l’abnegazione che profuse nella cura dei contagiati. Generoso e infaticabile, curava gratuitamente i malati più bisognosi.
Morì improvvisamente a soli 47 anni, lasciando grande rimpianto tra il popolo.
Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Santo il 25 ottobre 1987.

Sui banchi della scuola
sei diligente alunno.
Sui libri della scienza
ti preparasti bene
a fare il bravo medico,
che cura i suoi fratelli.

Il dono dei tuoi cari:
l’affetto e la preghiera.
La verità sul labbro;
la carità nel cuore.
Il gesto premuroso
precede la parola.

Tu porti nello sguardo
la luce del Signore.
Tu dài la medicina
insieme a quell’amore,
che sempre rende dolce
l’amaro della pillola.

Nell’ora del mattino
t’aspettano gli infermi.
Il caro tuo saluto
ravviva la speranza
in chi l’ha già perduta
e a tutti dài sorriso.

Combatti con tenacia
la malattia del corpo.
All’anima depressa
ridoni la fiducia
nel Medico celeste
da cui tu prendi forza.

Di là d’ogni risposta
d’esami e di ricerche,
la tua risposta conta.
Perché tu implori Dio
e Lui t’ascolta sempre.
Sei detto “il santo medico”.

Davanti alla tua casa
la fila d’ogni giorno.
Rifugio sei dei poveri
ai quali sempre doni
un pane da mangiare
e un segno di bontà.

Ai molti che non possono
venire fino a te,
e a tanti poverelli
più spesso sconosciuti,
tu vai personalmente
per dar conforto e aiuto.

Fra tanti che t’ammirano
ci sono dei colleghi,
che gettano del fango
sul santo tuo lavoro.
È pane del demonio
invidia e gelosia.

Ormai lo sanno tutti.
Tu sei l’amato medico
di tutta la città.
Qualcuno dei malati,
che tu conforti e curi,
proclama che sei santo.

S’è sparsa la tua fama
in tutta la regione.
Si parla di malati
guariti al tuo contatto.
– Oh! Ringraziate Dio
e non un peccatore! -.

Sei stato un bravo medico.
Sei stato un buon maestro
per tanti tuoi discepoli.
È scuola sempre viva.
Adesso nella Chiesa
sei tu il medico Santo.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, vol VII pp 41-42-43