Poesie

San Felice da Cantalice

Rel. francescano cappuccino
– Cantalice (Ri) 1515 + Roma 18 maggio 1587

Felice Porro fino a trent’anni lavorò come pastore e
contadino.
Entrò nell’Ordine dei Cappuccini nel 1544 e
svolse per quarant’anni l’incarico
di questuante.
Di temperamento mistico e devotissimo di Maria
Santissima, percorreva le vie di Roma aiutando i poveri e
insegnando ai bambini e ai giovani a lodare Dio.
“Frate Deo gratias”,
questo era il nome con cui veniva chiamato per il suo abituale
saluto.
Fu amico di San Filippo Neri, San Carlo Borromeo e
Sisto V al quale predisse il papato, esortandolo a comportarsi
rettamente.
Venne canonizzato da Clemente XI nel 1712.

O San Felice, specchio d’umiltà.
Ti cerca tutto il popolo di Roma.
Il Papa stesso vuole il tuo consiglio,
però tu sai che l’ultimo tu sei.

Francesco poverello t’attirò
e tu ne segui sempre le virtù.
Risplende sul tuo viso la letizia
e arde nel tuo cuor la carità.

Ti nutre e ti consola la preghiera.
Contempli molto spesso lo splendore,
che ha concesso Dio ai suoi beati
e sempre più ti stacchi dalle cose.

La Madre del Signore ti sorride
e ti consegna in braccio il suo Bambino.
Oh! Quante ardenti preci a lei rivolgi!
E lei ti contraccambia col Suo dono.

Tu porti la bisaccia sulle spalle,
ma la corona scorre fra le dita.
Son gli occhi volti a terra in umiltà,
ma vola in Cielo l’anima raccolta.

La gente ti saluta e tu rispondi
e dici a ognuno il tuo pensiero buono.
Correndo, a frotte vengono i bambini
per ottener da te una carezza.

Da te s’impara il segno della croce,
e ad invocar la Mamma di Gesù.
Se incontri il buon Filippo sacerdote,
a lui t’inchini tutto riverente.

Ai confratelli chiedi le preghiere
per tanta gente povera e malata.
Ha detto San Francesco a tutti i frati:
– I lor peccati a mensa noi mangiamo -.

Essi ci danno il pane da mangiare
e li chiamiam perciò benefattori.
In questo modo l’obbligo assumiamo
di supplicare Dio per tutti loro.

Tu parli l’alfabeto di sei lettere.
È l’una bianca e l’altre cinque rosse.
Le rosse: cinque piaghe di Gesù.
La bianca è la santa Madre sua.

Sui Cappuccini incombe la minaccia
di soppressione. Fosti tu il riparo,
con l’esemplare vita d’umiltà,
semplicità serafica e bontà.

Felice, tu sei primo nella schiera
dei frati Cappuccini con l’aureola.
La Chiesa ti consegna questa palma
e l’arte ti contempla col Bambino.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento Impetuoso, vol. III, pp 287-288-289