Testimone

Ricetta per fidanzati

Lasciamo la parola alla protagonista, Paola di Roma
che sposerĂ  Giovanni Siena di San Giovanni Rotondo:
“Era la primavera del 1949, sul giornale «Il Tempo di
Roma», leggiamo di un miracolo di Padre Pio, che salva
un bambino gravemente malato.
La mamma dice: “Stasera si parte. Con te e Gianna
andiamo a San Giovanni Rotondo”.
A convincerci a partire era stato anche un sogno che
avevo avuto la notte precedente. Mi sembrava di stare nella
chiesetta di San Giovanni Rotondo accanto a Padre Pio,
con tante persone che cercavano di toccarlo o di parlargli.
“Se riesco ad afferrare un lembo del mantello, pensavo
nel sogno, e metterlo sullo stomaco passerĂ  questo
dolore che mi tormenta”.
Mi faccio coraggio, prendo un lembo del mantello e
lo porto allo stomaco. Padre Pio si gira e chiede: “Chi mi
ha toccato?”. Tutta confusa rispondo: “Io, Padre!”.
E lui senza aggiungere altro, posa la sua mano sul
mio stomaco. Mi sento inondata da un grande calore e mi
sveglio.
Viaggiamo la notte e di primo mattino siamo in convento
per la Messa. Guardando Padre Pio, rivedo GesĂą che
soffre sul Calvario; mi fermo con le lacrime agli occhi sulle
sue mani insanguinate. Sono toccata da tanta sofferenza
e insieme provo e vivo un’intima felicità.
Dopo la Messa raggiungiamo l’albergo e a pranzo ci
servono pasta e fagioli. Spaventata, rifiuto il piatto. Non
potevano darmi niente di peggio per il mio stomaco, io che
non riesco a digerire neppure la pastina in brodo!
E la mamma: “Se hai fede, fatti coraggio e mangia”.
Ubbidisco. La sera si va a letto presto. Mi preparo a
un’altra notte di insonnia e di lancinanti attacchi di emicrania.
Invece digerisco e finalmente faccio un bel sonno
ristoratore.
La mattina mi alzo felice: mi sentivo guarita.
“In quei giorni sciolsi un altro problema personale.
Avevo ventuno anni e dovevo decidermi sul mio futuro.
Ne parlai a Padre Pio. Mi disse: “Tu cosa desideri?”.
Gli risposi che amavo tanto i bambini.
“Allora, preghiamo che il Signore ti faccia incontrare
un bravo giovane” – fu la sua risposta.
Questa volta fu lo stesso Padre Pio a raccomandarmi
come dovevo comportarmi: potevo frequentare Giovanni,
a quel punto ufficialmente mio fidanzato, solo di giorno
e con una terza persona presente; con lui nessun discorso
sulla nostra futura vita coniugale; nessuna intimitĂ , neppure
un bacio; confessione frequente e comunione giornaliera.
Questa la ricetta datami da Padre Pio.
I nostri rapporti erano così casti che tutti credevano
Giovanni mio fratello. Sei mesi di fidanzamento furono
tutti di preparazione al matrimonio, scanditi da una continua
preghiera.
Dopo quasi sessant’anni di vita posso dire che quella
«ricetta» di Padre Pio ha funzionato e che io e Giovanni ci
vogliamo bene come il primo giorno.
Mi diceva Padre Pio: “Quando l’amore si brucia
prima delle nozze tutto finisce presto. La continenza prepara
a un lungo e felice matrimonio”.
«Il nostro matrimonio è stato celebrato da Padre Pio.
Rivolto a noi con gli occhi commossi ci disse: “Siate
felici, siate felici, siate felici”.
Quando il mio dottore seppe del matrimonio, avvertì
mia madre perché usassi tutte le precauzioni per non avere
figli a causa dei miei polmoni malati».
«Ero incoraggiata in questa speranza di aver dei
bambini dalle parole di Padre Pio, che aveva profeticamente
assicurato Giovanni: “Avrai nove figli come i Cori
degli Angeli”».
E così è stato.
In quanto alla ricetta è superfluo fare ogni commento.
Essa è sempre valida come il Vangelo al quale si ispira.

P. G. Alimonti OFM cap. Raggi di sole, Vol. 1, pp 151-152-153