«Lasciatevi riconciliare con Dio! … Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza» (seconda lettura). «Convertitevi e credete al Vangelo!»  (Mc1,15).
Con questi due imperativi la comunità cristiana è convocata per accogliere l’azione misericordiosa di Dio e ritornare a Lui. Il rito di imposizione delle ceneri può essere considerato una specie di iscrizione al catecumenato quaresimale, un gesto di ingresso nello stato di penitenti. Nei testi della liturgia la penitenza si esplicita nella pratica del digiuno.
RinnovĂ ti, per celebrare la Pasqua del Signore
In seno al popolo di Dio, il digiuno fu sempre considerato come una pratica essenziale dell’anima religiosa; infatti, secondo il pensiero ebraico, la privazione del nutrimento e, in generale, di tutto ciò che è gradevole ai sensi, era il mezzo ideale per esprimere a Dio, in una preghiera di supplica, la totale dipendenza di fronte a lui, il desiderio di vedersi perdonato e il fermo proposito di cambiar condotta. Tuttavia, di fronte all’aspetto formalistico istintivo che il digiuno aveva preso, i profeti hanno ricordato il primato dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
Nell’azione ecclesiale del digiuno c’è la presenza del Signore, senza del quale le opere dell’uomo sarebbero un’autoglorificazione. In forza di questa presenza il digiuno della Chiesa non è mesto e lugubre, ma gioioso, festivo. Digiunando, la Chiesa esprime la propria vigilanza e l’attesa del ritorno dello Sposo (cf Mc 2,18-22; Mt 9,14-15; Lc 5,34-35). Se da una parte lo Sposo è sempre presente alla sua Sposa, dall’altra questa presenza non è ancora piena e va dunque, preparata e sollecitata. La rottura definitiva del digiuno avverrà quando tutti saranno assisi al banchetto del Regno (Is 25,6).
«Un cammino di vera conversione»Â
Il digiuno non si fa per «risparmiare», cioè per motivi economici, ma per amore di Dio. Un amore che si fa preghiera, ma che reclama la sollecitudine per il prossimo, la solidarietà con i più poveri, un maggiore senso di giustizia (cf Is 1,17; Zc 7,5-9).«Il nutrimento di chi ha bisogno sia sostenuto dai nostri digiuni» (s. Leone Magno). In questo senso sono lodevoli le iniziative individuali e comunitarie per una«quaresima di fraternità »; e la partecipazione alla Cena del Signore diventa un gesto di povertà , di pentimento, di speranza, di annuncio. Chi partecipa seriamente alla passione del Signore, tutt’oggi viva nei poveri della terra, sa che il ritorno al Padre (quello proprio, come quello della comunità ) è cominciato, e che nella mortificazione della carne può fiorire lo Spirito della risurrezione e della vita.
Sulla scia dell’odierna pagina evangelica si possono verificare le espressioni di una vita di fede autentica: caritĂ fraterna, preghiera, digiuno. E’ questo «Il trinomio per cui sta salda la fede… Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia è la vita del digiuno. Nessuno le divida… Chi prega digiuni… Chi digiuna comprenda bene cosa significa per gli altri non avere da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno… » (s. Pier Crisologo).
Chi pone questi segni sa che il ritorno al Padre è cominciato e che la risurrezione e la vita sono già germogliate.
Salmo Responsoriale   Dal Salmo 50 Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
PietĂ di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquitĂ .
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Canto al Vangelo    Sal 94,8 Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!Â