Omelia 4-12-16
Maria, Madre Immacolata, prega per noi.
II DOMENICAÂ DI AVVENTO
 Anno A
 Accoglietevi a vicenda
Dio viene, portatore e operatore di salvezza per tutti. Il messaggio che accompagna la sua venuta parla di pace e di riconciliazione. Simbolica è quella presentata da Isaia (prima lettura) tra nemici «naturali» che lottano per la sopravvivenza; reale e simbolica nello stesso tempo quella presentata dall’apostolo (seconda lettura) tra nemici «culturali» che si oppongono per diversa religione. La riconciliazione, avvenuta nelle comunità cristiane, tra credenti che provenivano dall’ebraismo e dal paganesimo, è sempre soggetta alla provvisorietà , all’equilibrio instabile: esiste nel presente, ma si affida per il domani alla speranza. Essa è tuttavia il segno di un mondo riconciliato in Cristo, dove non contano i privilegi di razza («siamo figli di Abramo»: vangelo) e tutto ciò che separa, ma conta invece l’unica cosa che unisce: la fede nel Cristo Salvatore.
UmanitĂ senza barriere
In questo caso la salvezza significa rompere tutte le barriere, uscire da sĂ© per incontrare gli altri, aprirsi alla rivelazione reciproca, perdonarsi e amarsi come persone, come figli di Dio. Così ha agito con noi il Signore GesĂą, rispettando le attese e le possibilitĂ di dialogo di ciascuno: nel passato, accostandosi agli Ebrei come realizzatore della «fedeltà » di Dio e ai pagani come portatore di un amore gratuito; oggi, e sempre, suscitando in ciascuno (persona, popolo, generazione…) una risposta originale che diventi poi ricchezza comune.
Non è quindi un’utopia sperare in un’umanità riconciliata, nonostante le attuali guerre e divisioni, nonostante gli squilibri e le discriminazioni: perché la salvezza definitiva è opera del Signore che viene e che verrà , e chiede ai suoi amici di collaborare perché il suo progetto divenga sempre più realtà effettiva. Questo significa accettare il messaggio del Battista, che oggi è quello della Chiesa e dei suoi vescovi, degli uomini più lucidi e impegnati che sono i profeti del nostro tempo, e produrre frutti di penitenza e di conversione. Il giudizio che ci attende lo prepariamo con le nostre mani: il fuoco inestinguibile distruggerà tutto ciò che non ha solidità perché non fondato sulla «sapienza che viene dal cielo» (colletta); ed è appunto in questa prospettiva che l’assemblea domanda di saper «valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni dei cielo» (orazione dopo la comunione).
Dialogo con gli uominiÂ
Accettarsi reciprocamente è un invito che ci viene rivolto dalla Chiesa. La coesistenza dei cristiani di origine giudaica e di quelli di origine pagana non è sempre stata facile nelle comunità primitive. Conosciamo le riserve che avevano i primi verso i secondi e le divisioni suscitate.
Ma le parole di Paolo valgono anche per le nostre comunitĂ oggi. Il cristiano tende spesso a considerare la sua appartenenza al popolo di Dio come un privilegio che lo separa dagli altri, una specie di marchio di qualitĂ ; molti cristiani sono inseriti in gruppi o istituzioni di ordine sociale, politico, economico, culturale… con notevoli possibilitĂ di operare per un superamento di blocchi ideologici o di qualunque divisione.
L’Eucaristia offre ai cristiani l’occasione di provare il loro universalismo e di rifiutare una separazione fra i «deboli» e i «forti», poichĂ© a questa mensa il Signore si offre per tutti. E’ il «vincolo dell’unione»: unione con i fratelli, unione con Dio in Cristo.
L’annuncio della liberazione portata da Cristo suscita un grande senso di speranza. La nostra generazione attende con ansia un futuro di libertà nonostante la fuga di molti verso un passato di ricordi, o verso un presente di alienazioni.
Il popolo di Dio tiene desta nel mondo questa speranza quando, pur guardando al futuro, vive nel presente in modo credibile, cioè con fede, carità e ferma speranza, per ottenere un giorno, «in pienezza di luce, i beni promessi che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa» (I prefazio dell’avvento).
Dialogo con Dio
Il nostro incontro con gli altri deve superare gli stretti confini della pura cortesia e della civile convivenza per non vanificarsi. La categoria sociale fondamentale è il rapporto «io-tu». Ora il «tu» dell’altro uomo è il «tu» divino.
Ogni «tu» umano è immagine dei «tu» divino. Di conseguenza la via verso gli altri e la via verso Dio coincidono: si tratta di accettare o rifiutare. Il rapporto reale (non solo il «galateo») con l’altro uomo è orientato sul rapporto verso Dio. E solo nella comunità ecclesiale, la comunità di coloro che si orientano verso Dio, che si può vivere realmente l’incontro con gli altri, nell’ambito di uno stesso amore.
Voce di uno che grida nel deserto
Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea.
(Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l’avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l’umanitĂ della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l’umanitĂ . Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perchĂ© venendo possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3, 1).
Preparazione è l’evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all’umanitĂ al conoscenza della salvezza di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9).
Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori piĂą immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch’essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l’Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione.
Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull’unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio.
Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 11,1-10
GiudicherĂ con giustizia i poveri.
Dal libro del profeta Isaia
In quel giorno,
un germoglio spunterĂ dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierĂ dalle sue radici.
Su di lui si poserĂ lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e d’intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerĂ del timore del Signore.
Non giudicherĂ secondo le apparenze
e non prenderĂ decisioni per sentito dire;
ma giudicherĂ con giustizia i miseri
e prenderĂ decisioni eque per gli umili della terra.
PercuoterĂ il violento con la verga della sua bocca,
con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
La giustizia sarĂ fascia dei suoi lombi
e la fedeltĂ cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierĂ accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderĂ .
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberĂ di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerĂ sulla buca della vipera;
il bambino metterĂ la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrĂ
che la radice di Iesse si leverĂ a vessillo per i popoli.
Le nazioni la cercheranno con ansia.
La sua dimora sarĂ gloriosa.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 71
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietĂ del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
Seconda Lettura Rm 15,4-9
GesĂą Cristo salva tutti gli uomini.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.
E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».
Canto al Vangelo Lc 3,4-6
Alleluia, alleluia.
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrĂ la salvezza di Dio!
Alleluia.
Vangelo Mt 3,1-12
Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!
Dal vangelo secondo Matteo
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».