Messa quotidiana

Omelia 4-11-14

L’eterno riposo dono loro o Signore, splenda ad essi la luce perpetua riposino in pace. Amen

SAN CARLO BORROMEO, VESCOVO
(1538-1584)

Nato ad Arona, il 2 ottobre 1538, Carlo Borromeo, nipote di Pio IV, a 24 anni era sacerdote e vescovo. La sua vita spirituale non andò svuotandosi con il crescere dell’attività pastorale; in tutta la sua esistenza lo seguì uno spirito di «conversione» evangelica che lo configurò sempre più a Cristo. Fu segretario di Stato del papa, e in seguito arcivescovo di Milano con responsabilità su 15 diocesi della Lombardia, Piemonte, Liguria e Canton Ticino. Esercitò un influsso decisivo per la conclusione e l’applicazione dei concilio di Trento: visite pastorali frequenti e regolari, riunioni di sacerdoti, fondazioni di seminari, direttive liturgiche per i due riti romano e ambrosiano, catechesi a tutti i livelli. Celebrò ben undici sinodi diocesani che servirono da modello, fondò scuole gratuite, creò quattro collegi per la gioventù, ospizi per le giovani in pericolo. All’udire di tanto lavoro, san Filippo Neri esclamò: «Ma quest’uomo è di ferro?». Un’attività così intensa nasceva da uno spirito di preghiera e da un’austerità che impressionavano tutti. Tra le statistiche religiose da lui stesso redatte colpisce il numero dei poveri bisognosi di assistenza pubblica: un sesto della popolazione. Vi si dedicò con ogni mezzo, adoperandosi di persona specialmente durante una terribile pestilenza dei 1576, di cui afferma il Manzoni: « fu chiamata la peste di san Carlo. Tanto è forte la carità!» ( I Promessi Sposi, c. 31). Morì a 46 anni, il 3 novembre 1584.

Vivere la propria vocazione

Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell’ultimo Sinodo
(Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178)
 

Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all’impegno della propria vocazione.
Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all’altezza del suo ufficio?
Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si è comportato in sacrestia, come si è preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili.
Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico.
Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Predica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua predica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d’anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso.
Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Fil 2, 5-11
Svuotò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli,
abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.   

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 21
Da te, Signore, la mia lode nella grande assemblea

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

Perché del Signore è il regno:
è lui che domina sui popoli!
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra.

Lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».      

Canto al Vangelo  Mt 11,28  
Alleluia, alleluia.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.

Vangelo   Lc 14, 15-24 
Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».