Omelia 30-1-16
Gesù noi crediamo e speriamo in Te
Santa Giacinta Marescotti Religiosa
Vignanello (VT), 1585 – Viterbo, 30 gennaio 1640
Nasce nel 1585, nel castello di Vignanello (Viterbo), Clarice, la figlia del principe Marcantonio Marescotti. È nobile, bella, sogna un matrimonio degno del suo casato. Si presenta anche il partito giusto nella persona di un giovane marchese. I genitori, però, preferiscono sistemare per prima la sorella minore Ortensia. Grande è la delusione di Clarice che reagisce rendendo la vita impossibile a genitori e parenti. Da parte sua il principe Marcantonio costringe la figlia a entrare nel convento delle clarisse. Non si arrende facilmente la giovane. Si fa terziaria francescana di modo da non essere costretta alla clausura, vive a lungo in un appartamentino ben arredato, fa di tutto per distinguersi dalle altre religiose. Poi si ammala seriamente e il confessore la scuote. Giacinta, che ha ormai 30 anni, comprende che non conviene vivere di rancore e repentinamente decide di cambiare.
Chiede perdono alle consorelle, si priva del superfluo, si sottopone a severe penitenze. Nella sua stanza, ormai, l’unico ornamento è una grande croce che in continuazione le ricorda che «Gesù, il mio amore, è stato Crocefisso». Medita di continuo sui dolori della passione, è devota dello Spirito Santo, lo invoca di continuo perché accresca il suo amore. L’amore di Dio trascina con sé anche l’attenzione per il prossimo. Ai più poveri dona il suo cibo, le vesti, le coperte del letto. Poi inizia a chiedere aiuto agli amici di un tempo per sostenere due importanti opere di carità: I Sacconi, infermieri, per l’assistenza agli ammalati, gli Oblati di Maria per la cura delle persone anziane. Morì a Viterbo nel 1640, subito venerata come santa dalle consorelle e dai fedeli.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura 2 Sam 12, 1-7. 10-17
Ho peccato contro il Signore.
Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Canto al Vangelo Gv 3,16
Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio, unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.
Vangelo Mc 4,35-41
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
Dal Vangelo secondo Marco
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».