Messa quotidiana

Omelia 22-9-15

Maria, Madre Addolorata, prega per noi

SANT’IGNAZIO DA SANTHIA’

Sacerdote cappuccino

Santhià, Vercelli, 5 giugno 1686 – Torino, 22 settembre 1770

Padre Ignazio da Santhià fu, probabilmente, uno dei “Santi” torinesi più amati dal popolo sebbene sia oggi una delle figure religiose meno “mediatiche”. È, infatti, tra i Santi meno noti che Papa Giovanni Paolo II ha deciso di canonizzare. Eppure alla sua morte, avvenuta nel 1770, la folla accorsa a rendergli omaggio blocca il Monte dei Cappuccini tanto da spingere le autorità religiose a celebrare i funerali all’alba, per tutelarne le spoglie già oggetto di culto.
Ma chi fu e quali segni ha lasciato questo frate modesto così significativo per l’Ordine piemontese? Lorenzo Maurizio Belvisotti nasce a Santhià nel 1686. Di famiglia benestante, orfano di padre all’età di 8 anni, sceglie la vita religiosa, frequenta il seminario e prende i voti con il benestare di madre e fratelli. Ordinato prete, a 30 anni è precettore presso i Conti Avogadro di Casanova, a Vercelli. Tra la rendita personale e l’attività alla corte della nobile famiglia potrebbe condurre un alto tenore di vita, ma il corso della sua esistenza è messo alla prova nel 1715 da due eventi: la morte della madre e la controversia che si accende sulla parrocchia che gli viene assegnata in Santhià.
Nel maggio del 1716 Don Lorenzo è al Monte dei Cappuccini, a colloquio con il Padre Provinciale per cercare la propria via. Il 10 giugno 1616, rinuncia ufficialmente alla parrocchia assegnatagli e, il 24 dello stesso mese, entra in convento a Chieri, preceduto dalla fama conquistata con l’abito talare. Scegliendo la strada di Francesco comincia il suo percorso religioso da zero, prendendo il nome di Ignazio dal tanto ammirato Ignazio di Lojola. La professione solenne dei voti avviene il 24 maggio 1717.
Da questo momento la sua vita registra un pellegrinaggio ininterrotto nei conventi di Torino e provincia, dove ricopre diversi ruoli, da Chieri a Biella, Pinerolo, Avigliana, Chivasso e Carrù. Ma è il compito di maestro di novizi a Mondovì che, in questo fase, segna un passaggio fondamentale.
Dal 1750 alla morte è stabile al Monte di Torino ed è in questi 20 anni che la sua fama, cresce, sul passa parola di malati e bisognosi. Per loro Ignazio diventa presto una figura di riferimento, che ogni giorno scende in città a portare conforto. Dialoga con i poveri e con i potenti e la sua figura si circonda di un alone di venerazione che lui sfugge con modestia. Quando, superati gli 80 anni, il fisico gli impedisce di percorrere lo scosceso sentiero verso il centro città, è la sua gente a cercarlo. Muore il 21 settembre 1770 allo scoccare della mezzanotte e la voce “È morto il Santino del Monte” percorre Torino.
Una dei più autorevoli seguaci è il Cottolengo, che ne dispensa le immaginette e invita i malati della Piccola casa della Divina Provvidenza a pregare il “Santo” per ottenere la guarigione.
La causa di beatificazione è immediata. Subito si apre il processo e i cappuccini solleciti raccolgono testimonianze e relazioni sulla sua vita, sulle virtù e sui fatti straordinari a lui attribuiti. La documentazione è consegnata a Torino l’11 settembre 1777 e a Roma il 2 settembre 1780. È Papa Leone XII il 19 marzo 1827, dopo un lungo periodo di silenzio, a emanare il decreto sulla “Eroicità delle virtù del venerabile Ignazio da Santhià”. Ma una nuova attesa avvolge la causa. Le ragioni dei sostenitori del Santo si arricchiscono di 2 guarigioni miracolose, entrambe in provincia di Cuneo: la prima registrata nel 1946 a Busca e la seconda nel 1955 a Revello.
Paolo VI ne decreta la beatificazione nel 1966. Il 19 maggio 2002 Papa Giovanni Paolo II lo fa Santo.

Autore: Cristina Siccardi

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Esd 6, 7-8.12b.14-20
Portarono a compimento la costruzione del tempio e celebrarono la Pasqua.

Dal libro di Esdra
In quei giorni, [il re Dario scrisse al governatore e ai funzionari della regione dell’Oltrefiume dicendo:] «Lasciate che lavorino a quel tempio di Dio. Il governatore dei Giudei e i loro anziani costruiscano quel tempio di Dio al suo posto. Ed ecco il mio ordine circa quello che dovrete fare con quegli anziani dei Giudei per la costruzione di quel tempio di Dio: con il denaro del re, quello delle tasse dell’Oltrefiume, siano integralmente sostenute le spese di quegli uomini, perché non vi siano interruzioni. Io, Dario, ho emanato quest’ordine: sia eseguito integralmente».
Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccarìa, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario.
Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele.
Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.
I rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 121
Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore»!
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Canto al Vangelo  Lc 11,28 
Alleluia, alleluia.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la osservano.
Alleluia.

Vangelo   Lc 8, 19-21
Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».