L’eterno riposo dona loro o Signore, splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace. Amen
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno A
Il rischio della responsabilitĂ
In una parabola i particolari sono funzionali al messaggio; non tutti gli elementi hanno la stessa importanza. Nella parabola d’oggi, ciò che unifica il quadro non è tanto il dialogo tra il padrone e i due primi servitori, quanto il dialogo serrato tra il servitore condannato per la sua pigrizia e il padrone che esige una giustificazione.
Rischio o prudenza?
La prudenza, per essere tale, richiede anche il calcolo del rischio. La ragione addotta dal servo pigro sembra a prima vista un ragionamento giusto, un comportamento che mette con le spalle al sicuro; è più sensato conservare quel poco che si ha che non perderlo.
Il servitore si crede nel giusto quando non osa rischiare e quando seppellisce il talento ricevuto per poterlo restituire intatto; si difende dicendo che il padrone «miete dove non ha seminato». Così, in nome della giustizia, contesta al suo padrone il diritto di richiedergli più di quello che gli ha dato: «Io sono giusto, sei tu che non lo sei». E’ l’atteggiamento degli operai della prima ora che sono indignati per la condotta del padrone della vigna. Sono le recriminazioni del figlio maggiore contro il padre nella parabola del «figlio prodigo».
Le argomentazioni di questa parabola sono chiaramente dirette contro gli scribi e farisei osservanti della legge, e contro quanti cercano di evitare il rischio della responsabilità , il rischio di perdere la vita. In fondo il loro ragionamento ha una sua logicità : Dio esige la perfezione; la legge esprime la sua volontà ; solo un’osservanza scrupolosa della legge mette al sicuro.
La logica del padrone della parabola è però diversa. La salvezza passa attraverso il rischio: «Sapevi che mieto dove non ho seminato, perciò…».
Il dono che il servitore ha ricevuto non dà salvezza da solo; la quantità dei talenti non può costituire una sicurezza o addirittura un alibi. Il dono è per fruttificare. Chi non rischia non può guadagnare. La «venuta» del Signore, improvvisa per tutti, non permette di aspettare a trafficare i doni ricevuti. La difesa è la tattica della sconfitta. Non osare può sembrare prudenza ma alla fine è prova di pigrizia.
Chi non mette in atto l’annuncio ricevuto e non sa trarre alcun vantaggio da ciò che ha ricevuto è come l’invitato al festino che non veste l’abito di nozze o come le ragazze del corteo nuziale che non hanno riempito la lampada di olio: pigre e stolte.
Dio è per il rischio
La vita del giorno d’oggi è molto dura per la maggior parte degli uomini: la concorrenza è spietata, la sicurezza professionale non esiste per nessuno, la rilassatezza dei costumi aumenta in maniera preoccupante, gli uomini si fidano gli uni degli altri in misura sempre minore. Aumenta la delinquenza, la sofferenza non risparmia nessuno e la morte resta uno spauracchio per tutti. Sull’umanità grava il pericolo di guerre, sulla terra regna tuttora lo stato d’ingiustizia, che grida vendetta, nel quale si trova il Terzo Mondo. Ognuno sperimenta a proprie spese quali conseguenze si hanno quando domina il peccato. Chi può sentirsi al sicuro?
Eppure in questa umanità , Cristo agisce come forza di rinnovamento diffondendo doni e talenti a uomini liberi che li sappiano coraggiosamente far fruttare. Dio non ha l’abitudine di sconvolgere le leggi della natura, oppure di agire al nostro posto; egli non organizza alcun sistema di sicurezza neppure per coloro che credono in lui, ma lo Spirito di Dio ci spinge a divenire uomini nuovi, cioè uomini che malgrado contraccolpi e opposizioni continuano a edificare con amore un avvenire più bello.
Non opponiamo resistenza alla prima venuta per non dover poi temere la seconda
Prima Lettura  Pr 31,10-13.19-20.30-31 La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.
Dal libro dei Proverbi
Una donna forte chi potrĂ trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrĂ a mancargli il profitto.
Gli dĂ felicitĂ e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della cittĂ .
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 127 Beato chi teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!