Omelia 14-11-15
L’eterno riposo dona loro o Signore, splenda ad essi la luce perpetua riposino pace. Amen
I Frati Minori, Nicola Tavelic, Deodato Aribert da Ruticinio, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona, si ritrovarono nel suddetto convento francescano, dove per otto anni vissero secondo la Regola di san Francesco, lavorando nei compiti loro affidati, per la custodia dei Luoghi Santi della vita e morte di Gesù, e cercando di fare apostolato nel mondo musulmano, dove Mont Sion era praticamente come un’isoletta in mezzo ad un mare di islamici.
Con i musulmani, fare apostolato era praticamente infruttuoso, visto la radicalizzazione della loro fede, poco aperta al dialogo interreligioso.
Ciò nonostante i quattro Frati Minori, decisero di portare il Vangelo ai maomettani, esponendo pubblicamente le tesi del cristianesimo, confrontandole con quelle islamiche e dopo essersi consultati con due teologi, prepararono una memoria in cui, in modo dettagliato e ricca di riferimenti storici e teologici, esponevano meticolosamente la dottrina cristiana confutando l’islamismo.
L’11 novembre 1391, si recarono davanti al Cadì (giudice) di Gerusalemme e alla presenza anche di molti musulmani, esposero leggendo, il loro elaborato con grande coraggio. Sebbene ascoltati attentamente, ciò non fu accettato dai presenti, andati alla fine in escandescenze e quindi furono invitati a ritirare quello che avevano detto; i quattro frati rifiutarono e pertanto vennero condannati a morte; per tre giorni furono rinchiusi in carcere dove subirono sevizie di ogni genere.
Il 14 novembre ricondotti in piazza, fu di nuovo loro richiesto di ritrattare quanto detto contro l’Islam, al nuovo rifiuto vennero ammazzati, fatti a pezzi e bruciati; i musulmani fecero scomparire ogni resto, anche le ceneri, per evitare che fossero onorati dai cristiani.
Il loro martirio fu descritto minuziosamente in una relazione del ‘Custode’ di Terra Santa, padre Geraldo Calveti, già due mesi dopo la loro morte.
Il culto nell’Ordine Francescano, risale sin dal XV sec., papa Leone XIII nel 1889, confermò il culto del solo Nicola Tavelic, il capogruppo, il quale ebbe grande venerazione in Jugoslavia sua patria.
Nel 1966, papa Paolo VI confermò il culto anche per gli altri tre martiri francescani, fissando la loro festa al 17 novembre; ma nel Martirologio Francescano la data rimase quella della loro morte (dies natalis) cioè il 14 novembre
Lo stesso papa Paolo VI, il 21 giugno del 1970 a Roma, li elevò agli onori degli altari proclamandoli santi; la loro celebrazione liturgica è stata portata per tutti al 14 novembre, e inseriti nel Martirologio Romano alla stessa data; sono i primi santi martiri della Custodia di Terra Santa.
Nicola Tavelic
Primo santo della Nazione Croata, Nicola Tavelic, nacque verso il 1340 a Sebenico, in Dalmazia; adolescente entrò fra i Frati Minori di s. Francesco, divenuto sacerdote fu missionario in Bosnia, insieme a padre Deodato da Ruticinio, dove per circa 12 anni predicò contro i bogomili, setta eretica che in Bosnia aveva la sua roccaforte (essi contrapponevano il mondo dello spirito a quello della materia, considerato espressione della forza del male; negavano la Trinità, la natura umana di Cristo, l’Antico Testamento, non riconoscevano i riti e i sacramenti del battesimo e matrimonio, né la gerarchia ecclesiastica).
Poi nel 1383, insieme al francese padre Deodato Aribert da Ruticinio, fu inviato alla Missione palestinese di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò gli altri due futuri compagni di martirio, padre Stefano da Cuneo e padre Pietro da Narbona, francese.
Deodato da Ruticinio (Diodato Aribert)
Deodato da Ruticinio, era francescano dalla Provincia d’Aquitania, non si conosce la data di nascita, probabilmente anche lui intorno al 1340.
Il suo paese di nascita, che in latino viene chiamato Ruticinio, è stato identificato da alcuni con l’odierna città francese di Rodez, mentre qualche altro indica il Roussillon, regione storica della Francia meridionale, che però a quel tempo dipendeva dalla Catalogna.
Nel 1372 fu inviato come missionario in Bosnia, dove conobbe padre Nicola Tavelic, con cui si legò da sincera amicizia, predicando insieme contro i bogomili; nel 1383 con il confratello, fu destinato al convento francescano di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò anche i padri Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona suo connazionale.
Pietro da Narbona
Tutto ciò che si conosce di questo francescano martire, è che era della Provincia francescana di Provenza, nella Francia meridionale, da dove ad un certo punto, scese in Italia, attratto dalla Riforma dell’Osservanza francescana, avviata in Umbria nel 1368, dal beato Paolo o Paoluccio Trinci da Foligno (1309-1391).
Trascorse nell’eremo umbro di Brogliano, posto tra Foligno e Camerino, una quindicina d’anni, vivendo in preghiera e meditazione la spiritualità di san Francesco.
Nel 1381 partì come missionario in Terra Santa, accolto nel convento di Mont Sion a Gerusalemme e dove poi incontrò nel 1383 Nicola Tavelic, Deodato da Ruticinio, suo connazionale e Stefano da Cuneo; coi quali subirà poi il martirio in modo orribile, il 14 novembre 1391.
Stefano da Cuneo
Ben poco si sa del santo francescano martire a Gerusalemme, Stefano da Cuneo, ricavandolo dalla preziosa ‘Relazione’ fatta dal padre Guardiano del convento di Mont Sion, sul martirio dei quattro sacerdoti appartenenti a quel convento della Custodia di Terra Santa.
Padre Stefano da Cuneo, era della Provincia francescana di Genova e aveva trascorso otto anni nella vicaria in Corsica, prima di essere trasferito a Gerusalemme nel 1383, dove poté svolgere la sua attività apostolica fra i musulmani per altri otto anni, prima del martirio, subito insieme ai confratelli francesi Deodato da Ruticinio e Pietro da Narbona ed il croato Nicola Tavelic.
La città d’origine del santo francescano, Cuneo, sembra dubbia, perché uno storico rinascimentale, asserì di aver raccolto una tradizione locale, che lo faceva nativo di Fiumorbo in Corsica, specificando della famiglia Prunelli.
Sarà pure, ma il martire è conosciuto da ben 600 anni come Stefano da Cuneo.
Autore: Antonio Borrelli
Le loro storie personali di francescani missionari, s’intrecciarono nel 1383, quando provenienti da diversi luoghi d’Europa, confluirono nel convento francescano di Mont Sion in Palestina, dove l’Ordine di S. Francesco è da secoli “Custode dei Luoghi Santi” del cristianesimo.
I Frati Minori, Nicola Tavelic, Deodato Aribert da Ruticinio, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona, si ritrovarono nel suddetto convento francescano, dove per otto anni vissero secondo la Regola di san Francesco, lavorando nei compiti loro affidati, per la custodia dei Luoghi Santi della vita e morte di Gesù, e cercando di fare apostolato nel mondo musulmano, dove Mont Sion era praticamente come un’isoletta in mezzo ad un mare di islamici.
Con i musulmani, fare apostolato era praticamente infruttuoso, visto la radicalizzazione della loro fede, poco aperta al dialogo interreligioso.
Ciò nonostante i quattro Frati Minori, decisero di portare il Vangelo ai maomettani, esponendo pubblicamente le tesi del cristianesimo, confrontandole con quelle islamiche e dopo essersi consultati con due teologi, prepararono una memoria in cui, in modo dettagliato e ricca di riferimenti storici e teologici, esponevano meticolosamente la dottrina cristiana confutando l’islamismo.
L’11 novembre 1391, si recarono davanti al Cadì (giudice) di Gerusalemme e alla presenza anche di molti musulmani, esposero leggendo, il loro elaborato con grande coraggio. Sebbene ascoltati attentamente, ciò non fu accettato dai presenti, andati alla fine in escandescenze e quindi furono invitati a ritirare quello che avevano detto; i quattro frati rifiutarono e pertanto vennero condannati a morte; per tre giorni furono rinchiusi in carcere dove subirono sevizie di ogni genere.
Il 14 novembre ricondotti in piazza, fu di nuovo loro richiesto di ritrattare quanto detto contro l’Islam, al nuovo rifiuto vennero ammazzati, fatti a pezzi e bruciati; i musulmani fecero scomparire ogni resto, anche le ceneri, per evitare che fossero onorati dai cristiani.
Il loro martirio fu descritto minuziosamente in una relazione del ‘Custode’ di Terra Santa, padre Geraldo Calveti, già due mesi dopo la loro morte.
Il culto nell’Ordine Francescano, risale sin dal XV sec., papa Leone XIII nel 1889, confermò il culto del solo Nicola Tavelic, il capogruppo, il quale ebbe grande venerazione in Jugoslavia sua patria.
Nel 1966, papa Paolo VI confermò il culto anche per gli altri tre martiri francescani, fissando la loro festa al 17 novembre; ma nel Martirologio Francescano la data rimase quella della loro morte (dies natalis) cioè il 14 novembre
Lo stesso papa Paolo VI, il 21 giugno del 1970 a Roma, li elevò agli onori degli altari proclamandoli santi; la loro celebrazione liturgica è stata portata per tutti al 14 novembre, e inseriti nel Martirologio Romano alla stessa data; sono i primi santi martiri della Custodia di Terra Santa.
Nicola Tavelic
Primo santo della Nazione Croata, Nicola Tavelic, nacque verso il 1340 a Sebenico, in Dalmazia; adolescente entrò fra i Frati Minori di s. Francesco, divenuto sacerdote fu missionario in Bosnia, insieme a padre Deodato da Ruticinio, dove per circa 12 anni predicò contro i bogomili, setta eretica che in Bosnia aveva la sua roccaforte (essi contrapponevano il mondo dello spirito a quello della materia, considerato espressione della forza del male; negavano la Trinità, la natura umana di Cristo, l’Antico Testamento, non riconoscevano i riti e i sacramenti del battesimo e matrimonio, né la gerarchia ecclesiastica).
Poi nel 1383, insieme al francese padre Deodato Aribert da Ruticinio, fu inviato alla Missione palestinese di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò gli altri due futuri compagni di martirio, padre Stefano da Cuneo e padre Pietro da Narbona, francese.
Deodato da Ruticinio (Diodato Aribert)
Deodato da Ruticinio, era francescano dalla Provincia d’Aquitania, non si conosce la data di nascita, probabilmente anche lui intorno al 1340.
Il suo paese di nascita, che in latino viene chiamato Ruticinio, è stato identificato da alcuni con l’odierna città francese di Rodez, mentre qualche altro indica il Roussillon, regione storica della Francia meridionale, che però a quel tempo dipendeva dalla Catalogna.
Nel 1372 fu inviato come missionario in Bosnia, dove conobbe padre Nicola Tavelic, con cui si legò da sincera amicizia, predicando insieme contro i bogomili; nel 1383 con il confratello, fu destinato al convento francescano di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò anche i padri Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona suo connazionale.
Pietro da Narbona
Tutto ciò che si conosce di questo francescano martire, è che era della Provincia francescana di Provenza, nella Francia meridionale, da dove ad un certo punto, scese in Italia, attratto dalla Riforma dell’Osservanza francescana, avviata in Umbria nel 1368, dal beato Paolo o Paoluccio Trinci da Foligno (1309-1391).
Trascorse nell’eremo umbro di Brogliano, posto tra Foligno e Camerino, una quindicina d’anni, vivendo in preghiera e meditazione la spiritualità di san Francesco.
Nel 1381 partì come missionario in Terra Santa, accolto nel convento di Mont Sion a Gerusalemme e dove poi incontrò nel 1383 Nicola Tavelic, Deodato da Ruticinio, suo connazionale e Stefano da Cuneo; coi quali subirà poi il martirio in modo orribile, il 14 novembre 1391.
Stefano da Cuneo
Ben poco si sa del santo francescano martire a Gerusalemme, Stefano da Cuneo, ricavandolo dalla preziosa ‘Relazione’ fatta dal padre Guardiano del convento di Mont Sion, sul martirio dei quattro sacerdoti appartenenti a quel convento della Custodia di Terra Santa.
Padre Stefano da Cuneo, era della Provincia francescana di Genova e aveva trascorso otto anni nella vicaria in Corsica, prima di essere trasferito a Gerusalemme nel 1383, dove poté svolgere la sua attività apostolica fra i musulmani per altri otto anni, prima del martirio, subito insieme ai confratelli francesi Deodato da Ruticinio e Pietro da Narbona ed il croato Nicola Tavelic.
La città d’origine del santo francescano, Cuneo, sembra dubbia, perché uno storico rinascimentale, asserì di aver raccolto una tradizione locale, che lo faceva nativo di Fiumorbo in Corsica, specificando della famiglia Prunelli.
Sarà pure, ma il martire è conosciuto da ben 600 anni come Stefano da Cuneo.
Autore: Antonio Borrelli
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sap 18,14-16; 19,6-9
Il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli e saltellarono come agnelli esultanti.
Dal libro della Sapienza
Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo rapido corso,
la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale,
guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile
e, fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e aveva i piedi sulla terra.
Tutto il creato fu modellato di nuovo
nella propria natura come prima,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
Si vide la nube coprire d’ombra l’accampamento,
terra asciutta emergere dove prima c’era acqua:
il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli
e flutti violenti una pianura piena d’erba;
coloro che la tua mano proteggeva
passarono con tutto il popolo,
contemplando meravigliosi prodigi.
Furono condotti al pascolo come cavalli
e saltellarono come agnelli esultanti,
celebrando te, Signore, che li avevi liberati.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 104
Ricordate le meraviglie che il Signore ha compiuto.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Colpì ogni primogenito nella loro terra,
la primizia di ogni loro vigore.
Allora li fece uscire con argento e oro;
nelle tribù nessuno vacillava.
Così si è ricordato della sua parola santa,
data ad Abramo suo servo.
Ha fatto uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
Canto al Vangelo 2 Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
Vangelo Lc 18, 1-8
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».