Omelia 13-8-17
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno A
Il Dio vicino
Le letture presentano due scene di teofania: al profeta Elia Dio si manifesta nella brezza all’imbocco della caverna dell’Oreb; agli apostoli e a Pietro, in particolare, Dio si manifesta nella persona di Gesù che domina il mare (prima lettura e vangelo).
Quale sia il messaggio contenuto in queste due rivelazioni di Dio, ce lo mostra il salmo responsoriale che parla di salvezza ormai prossima espressa nella ricca terminologia di misericordia, pace, grazia, fedeltà, giustizia…
Dio è con noi: è vicino e assiste la sua Chiesa
Dio viene incontro all’uomo specialmente nei momenti di necessità, quando questi lo invoca con fede. Il Dio dei profeti e di Gesù è colui che prende le difese dei poveri e dei deboli, e che delude le speranze di coloro che vogliono disporre della sua potenza. Egli non è nei fenomeni naturali grandiosi e violenti: vento, terremoto, fuoco; ma nel soffio leggero della brezza, quasi a significare la spiritualità e l’intimità delle manifestazioni di Dio all’uomo.
La comunità cristiana vive un’esistenza travagliata dalle ostilità delle forze avverse, che si manifestano nelle persecuzioni e nelle difficoltà esterne ed interne. Con le sue sole forze essa non giungerebbe al termine del suo cammino. Ma Gesù risorto è presente in mezzo ai suoi: anche se invisibile, egli li assiste.
La Chiesa rivive, così, l’esperienza del pellegrinaggio dell’Esodo. La fede sua, come quella di Pietro, è messa a dura prova, ma la mano di Gesù che salva dal baratro non cessa mai di stendersi. Gesù offre dunque alla sua Chiesa la vittoria sulle forze del male e la sicurezza nelle prove, ma richiede come condizione essenziale una fiducia senza tentennamenti.
Solo la fede è vittoriosa, la fede del cristiano che marcia incontro al Signore risorto, nel mezzo della tempesta. Una fede che qualche volta, come quella di Pietro, spinge ad andar lontano, a lasciare le tranquille sicurezze della terraferma per andare al largo.
Dio è l’assolutamente-Altro
Affermare che Cristo ha vinto l’impero del male è in realtà riconoscere le dimensioni cosmiche della sua opera. Prima di lui la solidarietà nel peccato copriva tutta la creazione: egli spezza questo legame. La vittoria del cristiano, quindi, non è soltanto una vittoria su se stesso: ha anche una risonanza cosmica. Il cristiano vince realmente il mondo di cui domina gli elementi, come Cristo e Pietro hanno dominato il mare. La missione del cristiano consiste nello scuotere il dominio del male in tutti i campi in cui si manifesta.
Ma la parola di Dio (prima lettura) vuol sottolineare anche un altro aspetto del mistero di Dio e della visione religiosa dell’universo. L’esperienza di Elia lo porta a comprendere che Dio non è nei fenomeni naturali: uragano, terremoto, fulmini, dove volentieri lo ponevano i pagani e le religioni della natura; non è neppure nel fuoco, dove lo immaginava la tradizione iahvista (Es 19,18).
Dio non si lascia imprigionare da nessuno degli elementi che ha creato. L’esperienza di Elia è particolarmente significativa della fede vissuta nel mondo moderno. Nella misura in cui la scienza ha «profanizzato» la natura e il mondo, ha reso un servizio all’idea di Dio, poiché Dio non può essere imprigionato nelle categorie umane e neppure contenuto e quindi raggiungibile nei fenomeni della natura: egli è l’assolutamente-Altro.
L’uomo lo scopre attraverso i segni
Nel mondo ateo e secolarizzato, Dio non parla tanto al credente attraverso la natura e i fenomeni cosmici, resi opachi ed ottusi; egli riconosce Dio in mille altri «segni del tempo» che rivelano la sua volontà, il suo progetto sul mondo e sull’uomo.
Egli non sente tanto Dio attraverso il linguaggio meraviglioso, ma ambiguo, del creato, bensì attraverso il segno privilegiato di Dio nel mondo: l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ne scopre la presenza nel suo essere, nella sua storia, nelle sue aspirazioni profonde per cui «l’uomo supera infinitamente l’uomo»(Pascal).
«Poiché tutto è stato creato in Cristo, per mezzo di Cristo, in vista di Cristo, ogni aspetto di verità, di bellezza, di bontà, di dinamismo, che si trova nelle cose e in tutto l’universo, nelle istituzioni umane, nelle scienze, nelle arti, in tutte le realtà terrene e in particolare nell’uomo e nella storia: tutto questo è segno e via per annunciare il mistero di Cristo» (RdC 118).
Dio, abisso di carità
Dal «Dialogo della Divina Provvidenza» di santa Caterina da Siena, vergine
(Cap. 13, libero adattamento; cfr. ed. I. Taurisano, Firenze, 1928, I, pp. 43-45)
Signore mio, volgi l’occhio della tua misericordia sopra il popolo tuo e sopra il corpo mistico della santa Chiesa. Tu sarai glorificato assai più perdonando e dando la luce dell’intelletto a molti, che non ricevendo l’omaggio da una sola creatura miserabile, quale sono io, che tanto t’ho offeso e sono stata causa e strumento di tanti mali.
Che avrebbe di me se vedessi me viva, e morto il tuo popolo? Che avrebbe se, per i miei peccati e quelli delle altre creature, dovessi vedere nelle tenebre la Chiesa, tua Sposa diletta, che è nata per essere luce?
Ti chiedo, dunque, misericordia per il tuo popolo in nome della carità increata che mosse te medesimo a creare l’uomo a tua immagine e somiglianza.
Quale fu la ragione che tu ponessi l’uomo in tanta dignità? Certo l’amore inestimabile col quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei. Ma poi per il peccato commesso perdette quella sublimità alla quale l’avevi elevata.
Tu, mosso da quel medesimo fuoco col quale ci hai creati, hai voluto offrire al genere umano il mezzo per riconciliarsi con te. Per questo ci hai dato il Verbo, tuo unico Figlio. Egli fu il mediatore tra te e noi. Egli fu nostra giustizia, che punì sopra di sé le nostre ingiustizie. Ubbidì al comando che tu, Eterno Padre, gli desti quando lo rivestisti della nostra umanità. O abisso di carità! Qual cuore non si sentirà gonfio di commozione al vedere tanta altezza discesa a tanta bassezza, cioè alla condizione della nostra umanità?
Noi siamo immagine tua, e tu immagine nostra per l’unione che hai stabilito fra te e l’uomo, velando la divinità eterna con la povera nube dell’umanità corrotta di Adamo. Quale il motivo? Certo l’amore. Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura 1 Re 19,9a.11-13a
Fermati sul monte alla presenza del Signore.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Seconda Lettura Rm 9, 1-5
Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Canto al Vangelo Sal 129,5
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
Alleluia.
Vangelo Mt 14, 22-33
Comandami di venire verso di te sulle acque.
Dal vangelo secondo Matteo
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».