Messa quotidiana

Omelia 11-6-17

DOMENICA DOPO PENTECOSTE 

SANTISSIMA TRINITÀ

Anno A – Solennità

 

Dio è comunità d’amore

Quando l’uomo guarda dentro di sé per considerare la propria esperienza religiosa, ha il presentimento di una profondità infinita. Questo fondo irraggiungibile dentro di noi ha relazione con la parola «Dio». Perché? Dio rappresenta la profondità ultima della nostra vita, la fonte e la mèta di tutto il nostro essere. Questo fondo intimo della nostra persona si manifesta nell’apertura del nostro «io» verso un «tu», e nella serietà di tale inclinazione. Così vediamo impressa in noi la realtà profonda ed esaltante di Dio: la Trinità; impresso in noi il mistero di Dio-Comunità, il mistero di comunione di vita: Dio che è Padre, Figlio, Spirito Santo.

La comunione con Dio, fine dell’uomo
Dio stesso viene all’uomo, gli si manifesta come « Signore », ma pieno di bontà e di misericordia, ricco di grazia e di fedeltà (prima lettura). Nell’esuberanza del suo amore per il mondo, manifestato nel dare il suo Figlio unico per salvarlo (vangelo), il Dio dell’amore e della pace riversa sugli uomini la sua grazia in Cristo e li chiama alla comunione con sé nello Spirito Santo (seconda lettura).
La Comunità Trinitaria è veramente il valore ultimo e supremo, il solo vero fine ultimo dell’uomo; poiché Dio, e Dio soltanto, è la pienezza di ogni perfezione.
La Comunità Trinitaria è veramente mistero, realtà indicibilmente più grande di ogni comprensione umana. Dio non cesserà mai di stupire l’uomo, e nessun uomo entrerà mai nella «terra di Dio» se non sarà disposto a lasciarsi sradicare, come Abramo (Gn 12,1), dai confini della sua limitatezza e dall’angustia delle sue sicurezze. La preghiera non deve ridurre Dio ai limiti dell’uomo, ma dilatare l’uomo agli orizzonti di Dio. Il silenzio che il Padre sembra opporre in tanti casi alle richieste umane, nasce dalla autenticità della sua paternità, dalla sua fermezza nel non accondiscendere alla meschinità dei progetti umani, per poter sostituire ad essi progetti ben più grandi, nati dal suo amore.
La Comunità Trinitaria è il vero futuro dell’uomo, la sola che possa assicurare all’uomo un progetto di vita senza limiti perché capace di superare anche la morte. Dice efficacemente sant’Agostino: «Dio è tanto inesauribile che quando è trovato è ancora tutto da trovare». Ciò significa che il dinamismo e la creatività umana trovano in lui un orizzonte senza confini, e quindi un futuro totale.

Un solo Dio in tre persone 
Questa rivelazione non viene semplicemente a soddisfare il nostro bisogno di conoscere Dio; riguarda direttamente il destino dell’uomo e della creazione.
La salvezza, come comunione di amore di Dio e dell’uomo, riflette i caratteri dei due interlocutori che la costituiscono: Dio e uomo. Ora l’uomo non può essere compreso se non a partire da Dio: fatto ad immagine di Dio, è modellato sul Cristo, immagine perfetta di Dio (Col 1,15). Quindi le domande e le risposte su Dio sono d’importanza fondamentale per capire l’uomo.
In concreto, la vita umana, da un punto di vista religioso, si sviluppa e si espande in proporzione alla «conoscenza» del mistero di Dio (Gv 17,3). Se l’uomo è destinato alla comunione con Dio Padre, è chiaro che la sua vita ha tanto più valore quanto più egli riesce a seguire il movimento di « scalata ai cieli » inaugurato dall’ascensione di Gesù (Gv 12,32), fino a sedere alla destra del Padre per vederlo a faccia a faccia. Il p. Faber ha scritto che ogni approfondimento dell’idea su Dio equivale a una nuova nascita. Il mistero dell’Amore Trinitario rivela qualcosa del mistero più profondo dell’uomo. Perché siamo come siamo, creature capaci di conoscere, amare, generare, non possiamo che esprimerci in termini umani, e andare tuttavia con il più profondo stupore all’ultimo perché: come mai è potuta nascere l’idea di «conoscere», «amare», «generare»? Non è potuta nascere. Essa è. Perché Dio è Amore. Il mistero di Dio non è un mistero di solitudine, ma di convivenza, di creatività, di conoscenza, di amore, di dare e ricevere, e perciò noi siamo come siamo.

Cercare Dio 
Nella nostra esistenza quotidiana, a volte grigia, a volte tragica, a volte molto complicata, nella quale dobbiamo badare a cento cose che ci urgono da ogni parte, la luce di Dio è l’amore. Verso questa luce dobbiamo orientarci se non vogliamo fallire il vero scopo della nostra esistenza. Noi vorremmo tanto poter dire: «Ecco Dio; Dio è così…». Ma non è possibile. Dio stesso esce dai quadri e dalle icone e si nasconde in chiunque ha bisogno di noi e dice: «Eccomi qui!». Si nasconde nei piccoli della terra e dice: «Cercatemi qui!». Chi vuol vivere con Dio non si trova davanti a una conclusione, ma sempre davanti a un inizio. Sempre nuovo come ogni nuovo giorno.

 

Luce, splendore e grazia della Trinità

Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo  (Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)
Non sarebbe cosa inutile ricercare l’antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s’intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede é questa: la Trinità santa e perfetta é quella che é distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma é tutta potenza creatrice e forza operativa. Una é la sua natura, identica a se stessa. Uno é il principio attivo e una l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, é mantenuta intatta l’unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che é al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed é in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E’ al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L’apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo é lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo é il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo é Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito é in noi, é anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi é anche il Padre, e così si realizza quanto é detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi é la luce, là vi é anche lo splendore; e dove vi é lo splendore, ivi c’è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia é il dono che viene dato nella Trinità, é concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Es 34, 4b-6. 8-9
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso.

Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Salmo Responsoriale  Dn 3,52.56
A te la lode e la gloria nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

Seconda Lettura  2 Cor 13, 11-13
La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Canto al Vangelo  Cf Ap 1,8
Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia.

   
Vangelo
  Gv 3, 16-18

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal vangelo secondo Giovanni
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».