Messa quotidiana

Omelia 10-6-16

 

 

SAN MASSIMO D’AVEIA

San Massimo, patrono principale della cittĂ  e arcidiocesi metropolitana di L’Aquila, nacque nell’antica cittĂ  di Aveia (dintorni dell’Aquila) nella prima metĂ  del secolo III (228?). Pare che sia nato in una famiglia cristiana come dimostra il suo stato di aspirante al sacerdozio, le reliquie di suo padre, anch’egli Massimo, e la sua stessa deposizione davati al Prefetto di Aveia.
Durante la persecuzione di Decio che durò dall’ottobre deel 249 al novembre del 251 fu martirizzato. Da una “Passio” si sa che dopo varie interrogazioni del Preside della cittĂ  e le risposte di fedeltĂ  a GesĂą Cristo venne disteso sull’eculeo e per lungo tempo torturato. La lunga tortura non servì a nulla. Il preside per dissuaderlo addirittura arrivò a promettergli sua figlia Cesaria come sposa. Il preside esasperato ordinò che fosse gettato dal picco piĂą alto che si chiamava Circolo e Torre del Tempio.
Forse fu a cusa di questo martirio la cittĂ  di Aveia (oggi Fossa) divenne sede vescovile. Alla distruzione di Aveia le reliquie vennero portate in una cittĂ  vicina “Civitas Sancti Maximi” e fu qui che il 10 giugno del 956 l’imperatore Ottone I il Grande e il papa Giovanni XII vennero per venerare le reliquie del nostro Santo. Nel 1256 la sede vescovile e le reliquie vennero spostate nella cittĂ  dell’Aquila appena sorta e vennero messe nella nuova Cattedrale sempre a lui dedicata.
La festa si celebra il 10 giugno di ogni anno.


Autore: 
Don Claudio Tracanna

LITURGIA DELLA PAROLA 

 

Prima Lettura  1 Re 19, 9. 11-16
Fermati sul monte alla presenza del Signore.
 

In quei giorni, [Elìa, giunto al monte di Dio, l’Oreb,] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore: « Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elìa?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita».
Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Elisèo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto». 

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 26
Io ti cerco, Signore: mostrami il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietĂ  di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».

Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontĂ  del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. 

Canto al Vangelo  Fil 2,15 
Alleluia, alleluia.

Risplendete come astri nel mondo,
tenendo alta la parola di vita.
Alleluia.

Vangelo   Mt 5, 27-32
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha giĂ  commesso adulterio.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».