Non vuole sopportare niente
C’è una esperienza che prima o poi facciamo tutti nella vita.
Avviene quando scoppia dentro di noi una bufera, che ti sbatte da una parte all’altra. Tu chiedi soccorso ma invano.
Chiami, ma la voce si perde lontano senza risposta.
Ti senti una barca senza ormeggi nella furia della tempesta….
Fai appello alle parole della fede, invochi il soccorso di Dio, la speranza ti regge, ma a tratti anche questa si assottiglia come una debole fiammella.
Sai che Dio non tradisce, ma temi per castigo il suo abbandono.
Dio purifica le anime passandole per il fuoco della prova.
Ma quanto si fa lunga quella prova! Sembra non finire mai.
E tu continui a gridare con tutta la forza dell’anima. Si fa sempre più urgente il soccorso, finché al culmine del dramma accade il miracolo. Gesù dorme. Lo scuoti. Gli dici come i discepoli spaventati: “Maestro, non t’importa? Stiamo affondando!”
Ti prendi un rimprovero.
Poi Egli ordina al mare tempestoso: “Taci” (cfr Mt 8,23-27). L’anima si scioglie come il gelo a primavera.
Ti sfiora la brezza di Dio. Un canto, sconosciuto prima, scende come benefica rugiada nel cuore. La prova t’ha portato via un pezzo della vecchia armatura, ma ha snellito lo spirito e generato nuova energia. Si è compiuta la volontà di Dio.
A volte sono gli altri, volenti o nolenti, a spingere la vacillante barca verso scogli insidiosi. Né tu, né loro sapete il perché.
Hai imparato che tacere è la cosa migliore. C’è uno solo che ti può difendere. Non sei tu. Lui lo fa se vuole.
Il bene che hai cercato di fare ti scivola attorno e cade per terra, come la pioggia. Anche in questo caso i tempi non contano niente. Non ti senti colpevole di certe accuse.
Ma se sei chiamato a difenderti già devi essere grato a chi ti ascolta e magari non ti crede. È un groviglio non di coscienza, ma di rapporti umani e perfino fraterni. Sai che si soffre, ma sai anche che si cresce. Insieme si cresce anche così. E se tu non ti stanchi di amare, capisci fino in fondo come è bello amare.
Puoi chiudere il capitolo esclamando: “Signore, sono felice. Va bene così”.
A volte a mezza strada ti viene da gridare: “Gesù, non ce la faccio più!”
In quel periodo le prove mi erano piombate addosso tutte assieme.
Finalmente riuscii ad andare dal Padre. Arrivai di sera.
Ma solo la mattina in sacrestia mi fu possibile avvicinarlo.
Intorno a lui c’erano varie persone, a noi familiari.
Padre Pio richiamò la loro attenzione, additando me, che mi stavo avvicinando, e ad alta voce disse: – Vedete questo qua? In Paradiso ci vuole andare, ma non vuole sopportare niente!-
I marinai dicono: se vuoi prendere il pesce devi essere pronto a bagnarti il vestito.
Gesù dice di più: conviene perdere la vista e braccia pur di guadagnare il Regno dei cieli (cfr Mt 5,29-30).
P.G. Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 80