Mi presti la chiave
Il terzo giorno, Padre, il tuo corpo fu tolto dalla bara scoperta e passato in un’altra, sempre di legno, ma coperta col vetro. Un altro passo di separazione. Un po’ alla volta ti allontanavi.
Prima ti parlavo e mi parlavi, ti abbracciavo e mi abbracciavi.
In questi due giorni ti vedevo e ti toccavo. Ora ti vedo, ma non ti posso toccare più. Rimango con gli occhi fissi sul tuo viso, quasi aspettando che tu li riapri e mi guardi. Non vaneggio.
Solo chi conosce un dolore simile, può capire. La morte! Ecco la tragedia umana. Di fronte ad essa è possibile rimpiangere adeguatamente, ciò che ci ha tolto il peccato originale.
Lo Spirito Santo ha soffiato su di me a tempo opportuno.
Ho potuto fare col Padre i patti necessari. Ho avuto le sue promesse. Le ricordo una ad una e non oserei mai pensare, che possa dimenticarle lui.
Questo lo so e l’ho scritto in queste pagine.
Con i miei peccati io ho deluso il Padre. Tuttavia sono certo che egli non mi abbandona, ma mi ottiene misericordia dal Padre Celeste, dal Figlio Redentore e dallo Spirito Consolatore. Ora non deve far fatica per chiamare la sua “Mammina”. È con lei.
Ora invisibilmente può alimentare in me la speranza di non perdermi. Quanto è distante la mia bontà dalla sua!
Eppure io non voglio essere lontano da lui. E bramo, e voglio, e spero che sia così. Padre, io ti parlo ogni giorno. Ti racconto tutto. Tu non stancarti di starmi vicino e di aiutarmi.
Hai detto che dopo la morte avremmo dovuto cercarti in ogni tabernacolo del mondo. Lì è la tua vita e lì deve essere la nostra. E sia eucaristico ogni istante, che il Signore ci concede di vivere. Gesù è il Paradiso. Stare con Lui e con te è il modo di sperimentare nel tempo la beatitudine di chi adora ed ama. Ora ripiego le ali dello spirito e torno a pregare, come facevo ogni notte, sulla tua tomba. Ora sei passato nella cripta nuova. Io di rado sono lì. Appena fu tutto sistemato nella cripta vecchia, cercai il modo di restarti vicino, come facevo in sacrestia la mattina prima della tua Messa.
Padre Paolo Cuvino, che ti aveva amministrato l’Olio degli infermi, aveva la chiave della cancellata di ferro che circondava la tomba. Segretamente me la prestava ed io, venivo a tenerti compagnia fino all’alba.
Ora abbi cura tu del mio tramonto.
P.G.Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 149