L’ora più bella
Il mondo potrebbe stare anche senza sole,
ma non può stare senza la Santa Messa (AP)
«Fate questo in memoria di me»
Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole «finché egli venga» (1 Cor 11, 26), non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica, per mezzo degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione e della sua intercessione presso il Padre.
Fin dagli inizi la Chiesa è stata fedele al comando del Signore. Della Chiesa di Gerusalemme è detto: «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. […] Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore» (At 2, 42.46).
Soprattutto «il primo giorno della settimana», cioè la domenica, il giorno della risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano «per spezzare il pane» (At 20,7). Da quei tempi la celebrazione dell’Eucaristia si è perpetuata fino ai nostri giorni, così che oggi la ritroviamo ovunque nella Chiesa, con la stessa struttura fondamentale. Essa rimane il centro della vita della Chiesa.
Così, di celebrazione in celebrazione, annuziando il mistero pasquale di Gesù «finché egli venga» (1 Cor 11, 26), il popolo di Dio avanza «camminando per l’angusta via della croce» (Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 1) verso il banchetto celeste, quando tutti gli eletti si siederanno alla mensa del Regno.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 1341-1344)