Testimone

Il silenzio di Padre Pio


Il cardinale Giacomo Lercaro nel convento dei Cappuccini
di Bologna l’8 dicembre 1968 commemorò Padre
Pio. Era ancora nell’aria l’eco del commosso addio di un
popolo al Santo del popolo. Commemorazione vibrante …
Riportiamo soltanto quella parte in cui il cardinale
sottolinea il silenzio di Padre Pio.
Un singolare aspetto della vita e della santitĂ  di Padre
Pio in cui risalta l’imitazione di Gesù, vittima per i
peccati del mondo.
«… Le parole dell’Evangelista, che sottolineano il
silenzio di GesĂą di fronte alla canea degli accusatori – silenzio
che meravigliò altamente il giudice romano – riassumono
quarant’anni di vita tormentata di Padre Pio.
Di lui si parlò e si scrisse; lo si condannò e lo si
derise; ed egli tacque.
Il silenzio! Elemento di vita ascetica, è la condizione
del colloquio con Dio e della vita interiore; è la premessa
di ogni parola sensata che possa portare luce e forza agli
uomini; fu la propedeutica misteriosa alle grandi missioni
di Mosè, di Elia, di Giovanni Battista.
Gesù, che è la Parola vivente ed eterna del Padre,
l’unica Parola di verità e di vita, lo visse per trent’anni. Ma
diventa eroismo – il silenzio – quando tace di fronte alla
calunnia, non reagisce all’insulto, non rivendica il buon
diritto, non accusa il sopruso, l’ingiustizia, il delitto.
“E Gesù taceva!”.
E venne così la seconda stagione del dramma misterioso: quando antiche amarezze di uomini superati dalla vita che
frattanto aveva illuminato, con la verità dei fatti, l’umile calunniato,
e insieme nuovi appetiti di denaro sollevavano, incredibilmente audace e cinicamente crudele, la nuova persecuzione
contro il giusto disarmato dalla beatitudine dei poveri, dei miti, dei perseguitati per la giustizia!
Non era ad addolorare Padre Pio fino ad agonizzare, il fatto che, contro ogni diritto, si tentasse disporre della ricchezza che rappresentava la Casa Sollievo della Sofferenza e che ad essa
affluivano dalla caritĂ  dei suoi figli spirituali?
Certo, egli doveva difendere le intenzioni degli offerenti,
per salvaguardare le quali gli era stato concesso, nonostante
il voto di povertĂ , di disporre, come di proprietĂ 
sua, di quei beni: ed egli, finché non credette di trovarsi di
fronte ad una volontà superiore, che, nel segno dell’obbedienza,
gli sottraeva l’Opera prediletta, rimase umilmente
e serenamente fermo.
Ma ad addolorarlo nel profondo, a farlo agonizzare
come il Salvatore nell’Orto degli Ulivi, era il fatto che
egli non tanto per la Chiesa soffriva – ciò che lo avrebbe
confortato con la luce della beatitudine annunziata a chi
soffre per l’Evangelo (Mt 5, 11-12), – quanto il fatto che dalla
Chiesa soffriva: dagli uomini della Chiesa, che portano
nella comunitĂ , che Cristo anima del suo spirito e rende
mirabile sacramento di salvezza, il peso delle loro miserie,
aviditĂ , ambizioni, meschinitĂ  e deviazioni.
Sentì l’amarezza di procedimenti arbitrari, di provvedimenti
durissimi, ingiuriosi, maligni, senza reagire,
senza reclamare …
… Taceva anche la Provvidenza; e lasciava, come
nella Passione del Signore, gli uomini in balia delle loro
passioni, senza sconcertarne i piani con interventi superiori:
“Dio mio, Dio mio” – dovette gemere nel profondo del
cuore il vecchio frate stanco ed ammalato – “PerchĂ© mi hai
abbandonato?” (Mc 15,34).
E taceva anche lui …
La sua umiltà non si smentì mai, né la sua obbedienza,
né la sua carità; né venne meno la sua fiducia.
E continuò – ormai consunto dagli anni, dalle fatiche,
dal digiuno, dall’asma, dalle sofferenze interiori – a
seminare intorno a sé, nelle anime che lo accostavano, luci
di fede, di speranza, di generositĂ , di amore.
In Padre Pio – povero frate del Gargano, che tutto il
mondo conobbe e ammirò – forse nulla vi è di piĂą grande
che il suo silenzioso persistente, quasi caparbio, sebbene
tanto umile amore alla Chiesa, la sua fedeltĂ  alla Chiesa,
la sua disponibilitĂ  completa, che, nella prima ventata, gli
consentiva di prepararsi serenamente a partire per la Spagna
e, nella seconda, gli consentì di cedere con tutta semplicità
la sua piĂą sognata e amata realizzazione terrena.
L’ultima sua parola, quando ormai nessun velo nascondeva
prossimo il transito dal tormentato crocifisso esilio alla Patria, fu perciò una lettera di leale, filiale, affettuosa
devozione alla Sede Apostolica.
Poi in silenzio, come era vissuto, se ne andò.
… A noi incombe la responsabilitĂ  di raccogliere pienamente
e di rendere fruttuoso questo ricco patrimonio.
Troppo spesso da un individualismo naturale, piĂą
che cristiano, siamo indotti a cercare nelle anime luminose
dei «protettori»; è forse invece disegno amoroso di
Dio che esse siano a noi piuttosto esempio, un esempio
luminoso e vicino, che ci faciliti quell’unica realizzazione
vera per cui possiamo utilmente vivere ed operare: una
maggiore conformità a Cristo Gesù, Signore nostro!».
Anche noi nell’ascoltare queste parole dalle labbra
di un alto prelato di Santa Romana Chiesa rimaniamo a
meditare in silenzio. Ci resta da aggiungere che la croce,
anche quella del silenzio, fa parte del Calvario dei Santi.
 
P. G. Alimonti OFM cap, Raggi di sole, Vol. 1, pp 69-70-71-72