Il perdono
Come il fanciullo al risveglio cerca lo sguardo e il sorriso della mamma, così l’anima cerca Gesù.
Prova tuttavia due motivi di apprensione.
Il primo: sono indegna di queste carezze.
L’altro: devo fortificarmi contro i futuri assalti di vendetta del nemico.
Ma non debbo temere: Dio rimedia a tutto con l’amore.
Pietrelcina 20/12/1910 – Ep. I, pp. 208-209 (a Padre Benedetto)
“Se non fosse, padre mio, per la guerra che il demonio mi muove continuamente, sarei quasi in paradiso; mi trovo nelle mani del demonio, che si sforza di strapparmi dalle braccia di Gesù …
Quante lacrime, quanti sospiri, padre mio, indirizzo al cielo per essere liberato.
Ma non importa, io non mi stancherò di pregare Gesù.
È vero che le mie preghiere son degne piuttosto di castigo, che di premio perché troppo ho disgustato Gesù coi miei innumerevoli peccati; ma alla fine si muoverà a pietà di me o col togliermi dal mondo e chiamarmi a sé, o col liberarmene; e se nessuna di queste due grazie vorrà concedermi, spero almeno che vorrà continuare a concedermi la grazia di non cedere alle tentazioni.
Gesù non ha misurato il suo sangue per la salvezza dell’uomo, vorrà forse misurare i miei peccati per quindi perdermi? Credo che no. Egli presto e santamente si vendicherà col suo santo amore verso la più ingrata delle sue creature”.
IL PERDONO
Si leva dolce l’alba e mi ristora.
Va l’occhio ed il respiro verso il cielo.
Le stesse mani tendono lassù
e Lui dal cuor mi grida: sono qui!
Io posso dir che vivo in paradiso.
Di colpo, qual ciclone nel deserto,
il suo furore satana scatena.
Con ululati e bràmiti s’avventa;
oppure va ruotando come arpìa;
o quale cobra s’erge sulle spire.
Io morirei ben cento e mille volte,
ma mi ritrovo sempre, e non so come,
fra l’amorose braccia di Gesù.
Lo guardo. Mi sorride. Son tranquillo.
Ma penso al nuovo attacco del nemico.
Però la pena grande è nel mio cuore.
Io sono certo: merito abbandono.
I miei peccati sono senza numero.
Per ottenere scampo, chiedo a Dio
di liberarmi presto dal mio corpo.
Poi lentamente torna la speranza
e nel mio cuore sento questa voce:
“Le gocce del mio sangue non contai;
nemmeno i tuoi peccati conterò.
La mia vendetta è sempre il mio perdono”.
P. G. Alimonti, Uno con l’Agnello, pp. 122-123