Il fuoco acceso
Dalla scuola dei Padri icastici a quella dei più moderni asceti sappiamo che la condizione indispensabile per conservare l’intima unione con Dio è l’impegno del cuore, ossia l’energia dell’amore. Immaginate il cuore come un focolare dove sempre si deve mettere qualcosa da ardere,
altrimenti si spegne. Tutto passa per il cuore per arrivare
a Dio: pensieri, giaculatorie, slanci spirituali, preghiere.
Padre Marcellino Iasenzaniro una sera tenne una predica in Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo.
Parlò della preghiera come nutrimento e luce dell’anima.
Presente alla predica c’era anche Padre Pio, che ascoltava dal matroneo e non per curiosare o giudicare, ma perché ogni parola buona alimentava il suo spirito.
Padre Marcellino ad un certo punto preferì sostituire alla parola “anima” la parola “cuore”. Spiegò che sulla terra il cuore dà calore all’anima e quel calore fa arrivare la preghiera a Dio. Terminata la funzione religiosa, incontrò Padre Pio, che gli disse: “Bravo, è il cuore che fa da
motore all’anima”. È importante tenere la mente e il cuore rivolti a Dio anche nel fare qualunque azione sicché tutto diventa preghiera.
Scrive Padre Pio: “… Non v’immergete mai tanto col vostro spirito nei vostri lavori od in altre faccende, che abbiate da perdere la divina presenza.
A tal fine vi prego spesso rinnovare la retta intenzione che si è data in principio, recitare di tanto in tanto delle orazioni giaculatorie, le quali sono come tanti dardi che vanno a toccare il cuore di Dio ed obbligarlo, fatemi passare questa espressione che non è punto esagerata nel vostro caso, obbligarlo, dico, a concederci le sue grazie ed in tutto il suo aiuto” (Ep. II, 17/12/1914, p 276).
Da questo insegnamento scaturisce un’altra verità.
Pian piano ci rendiamo conto che mentre noi ci sforziamo di parlare così a Dio, sentiamo che egli già sta parlando al nostro cuore e ciò rende possibile afferrare il segreto che porta all’amore certo, costante e consolante.
Nella prima fase, che può richiedere anni di impegno, i pezzetti di legna da mettere al fuoco sono le giaculatorie e le semplici invocazioni, come: Gesù ti amo; Gesù perdonami, Gesù liberami, Gesù aiutami, Gesù salvami e le invocazioni alla Madre di Dio; ai Santi e agli Angeli, in particolare al proprio Angelo Custode; e alle anime sante, che sempre pregano per noi.
Padre Pio aggiunge: “Dio per me è sempre fisso nella mente e stampato nel cuore. Mai lo perdo di vista: mi tocca ammirare la sua bellezza e i suoi sorrisi; i suoi turbamenti, le sue misericordie, le sue vendette, o meglio, i rigori della sua giustizia” (Ep. I p. 1246-1247).
Un giorno gli dissi: “Padre, la Messa, le preghiere, tutto me stesso e le anime che il Signore mi affida io metto nelle tue mani”.
Questa preghiera la ripeto ogni giorno. Mi conforta pensare che tutto di me è in buone mani.
La signora Florio disse un giorno a Padre Pio: “La mia preghiera è brutta e imperfetta”.
Padre Pio le rispose: “Tu dalla a me, come una moneta arrugginita: io la pulisco, la lucido, la metto nel sangue di Gesù e diventa d’oro”.
P. G. Alimonti OFM cap, Raggi di sole, Vol. 1, pp 125-126