I dieci comandamenti
Pensando di fare una introduzione generale a “I dieci comandamenti”, al “Credo” e a “I sacramenti” mi si presenta la figura di Padre Pio.
Padre Pio conduce la propria vita di fede a servizio della verità, nell’obbedienza alla volontà dei Superiori, interpreti del volere di Dio, nell’amore e nell’offerta di totale e cruenta immolazione. In ragione del suo sacerdozio, sembra nato per vivere sull’altare. La sua vita è come una liturgia di cui osserva le regole, finanche le più piccole. Sa che, se trascura queste, finirebbe per disattendere anche quelle più importanti. Sotto l’azione dello Spirito Santo Padre Pio in ogni cosa e per ogni cosa è mosso dall’amore.
Padre Pio non si limita a compiere le regole in conformità al volere di Dio, che sta servendo, ma vuol conformare tutto se stesso al Dio, che sta amando.
Poiché l’amore di Gesù culmina nel Sacrificio, anche l’uomo, sacerdote re e profeta, deve giungere all’amore sacrificale. C’è una logica ferrea in questa via della conformità alla vita del Salvatore. Padre Pio l’applica con radicalità intelligente e amorosa. Ne consegue un innesto dell’umano nel divino e viceversa. È questo il mistero che Padre Pio non può spiegare. È come il critico d’arte, che spiega lo stile, l’epoca, i colori di una pittura, ma il motivo dell’ispirazione rimane un segreto dell’autore.
Il Decalogo dato a Mosè è annuncio divino e perciò stesso attiene al mistero. Le due tavole di pietra, che Dio diede a Mosè sul Monte Sinai, contenevano appunto i “Dieci Comandamenti”. È chiamata la legge mosaica o sinaitica.
Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna? (Mc 10, 17).
Al giovane che gli rivolge questa domanda, Gesù risponde richiamando la necessità di riconoscere Dio come il solo Buono, cioè l’unico perfetto nella bontà. Poi aggiunge: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti (Mt 19, 17). Ed elenca al suo interlocutore i comandamenti, che riguardano l’amore del prossimo: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre (Mt 19, 18).
Infine passa alla formulazione positiva: Ama il prossimo tuo come te stesso (ib. 19, 19).
La carità è il “Comandamento nuovo” che perfeziona la legge e i Profeti. La carità supera la giustizia degli scribi e dei farisei, e quella dei pagani, che si limitano a salutare chi li saluta. La risposta di Gesù al giovane ricco spiega che la perfezione esige anche l’osservanza dei tre consigli evangelici: obbedienza, povertà e castità. Questa scelta è individuale e può comportare una “vocazione” ad entrare in Ordini e comunità di vita evangelica. Il modello di questa vita di perfezione evangelica è Gesù stesso.
In merito alla testimonianza di Mosè, il Deuteronomio afferma: Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall’oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede (5, 22).
Queste tavole della Testimonianza (Es 31, 18; 32, 15; 34, 29) devono essere conservate nell’arca (Es 25, 16) come prova della sacra Alleanza tra Dio e il suo popolo, il quale si obbliga con giuramento pubblico e solenne.
Origene scrive: “Poiché l’uomo, per castigo del peccato, era venuto dal paradiso della libertà alla schiavitù di questo mondo, per questo la prima parola del Decalogo, cioè la prima voce dei comandamenti di Dio, tratta della libertà dicendo: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù (Es 20,2; Dt 5,6) (Origene, Homiliae in Exodum, 8, 1)”.
Dice Sant’Ireneo di Lione: “Il Signore comandò l’amore verso Dio e insegnò la giustizia verso il prossimo, affinché l’uomo non fosse né ingiusto, né indegno di Dio. Così, per mezzo del Decalogo, Dio preparava l’uomo a diventare suo amico e ad avere un solo cuore con il suo prossimo … Le parole del Decalogo… lungi dall’essere abolite, sono state portate a pienezza di significato e di sviluppo dalla venuta del Signore nella carne (Adversus hae- reses, 4, 16, 3-4)”.
I primi tre comandamenti riguardano il rapporto con Dio, gli altri sette, scritti sulla seconda tavola, si riferiscono al rapporto con il prossimo. Ciò vuol dire che il comando dell’amore li comprende e li compendia tutti e dieci.
Il primo soggetto dell’Alleanza è Dio, dal quale tutto ha origine, il secondo è l’uomo preparato con una stupenda pedagogia da Dio stesso. Gli obblighi imposti dai Dieci Comandamenti sono tutti gravi, immutabili e necessari.
La Chiesa ha ricevuto da Gesù il mandato di annunziare e battezzare. Il Concilio Vaticano II lo ribadisce: “I Vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore … la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza” (LG 24).
I Dieci Comandamenti sono conformi ai principi della coscienza naturale e della coscienza morale della persona umana. La perfezione si compie in Gesù e per Gesù.
Egli dice: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). Sicché la santità è fecondata dall’unione con Cristo. La fede pertanto ha come esigenza fondamentale l’unità e la carità: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi (Gv cfr 15, 12).