Due perle
Due perle.
Sono due gemme coltivate da Padre Pio.
Mary Pyle, del ceppo dei Rockefeller, che ha il vigore di Chiara, la pianticella di San Francesco.
Cleonice Morcaldi, la mammoletta nascosta, che dall’inizio ha trovato il suo posto nel cuore di Padre Pio.
La prima è giunta da tanto lontano, ma appena posato lo sguardo sul santo delle stimmate, ha capito di essere
giunta a casa.
Si è fermata lì per sempre.
Ha affidato tutta se stessa alla guida di un perfetto Maestro di spirito; ha messo il suo cuore nel cuore del Padre; si è identificata al suo ideale come francescana.
Ha donato l’immenso patrimonio ereditato – soprattutto da parte della zia -, alla Provincia monastica cappuccina di Sant’Angelo.
Si è sottoposta alle più dure penitenze in una austerità di vita, che faceva perfino temere per la sua salute.
L’abito da terziaria lo indossava anche di notte.
Nella sua casa tutti trovavano un letto e un piatto caldo.
Era diventata la mamma dei Cappuccini.
La preghiera, il servizio del suono e del canto nella liturgia del santuario, la guida dei Gruppi che arrivavano
al santuario.
Lei conosceva e parlava correntemente cinque lingue.
La Messa di Padre Pio all’alba e la comunione quotidiana erano la sorgente e la ragione della sua forza, della
sua serenità inalterabile e della sua generosità oltre ogni limite.
Il convento e la chiesa di Pietrelcina sono un dono del suo cuore innamorato di San Francesco e del suo grande figlio, Padre Pio, piagato da Cristo come il Serafino d’Assisi.
Mary è la rocciatrice del Monte dei santi. Ha volontà e vigore di pioniera e Padre Pio la conduce con mano forte
verso la vetta.
Quando Mary non poteva più inginocchiarsi al confessionale, i frati le preparavano una sedia all’angolo del
presbiterio nella chiesa piccola e il Padre lì ascoltava la sua confessione.
Il Padre era breve, essenziale e perfino severo.
Quando Mary non uscì più di casa, toccò anche a me la gioia di portarle l’Eucarestia ed eventualmente confessarla.
Nei pochi minuti di conversazione il discorso finiva sul Padre, perché con discrezione io le rivolgevo qualche
domanda sulla sua vita a San Giovanni Rotondo.
Mary morì nell’aprile del ‘68, cinque mesi prima del Padre.
Quando la bara entrò in chiesa il Padre l’attese pregando sul matroneo. Io gli ero vicino. Assistette alla celebrazione asciugandosi di tanto in tanto le lacrime.
Quando la bara s’avviò verso l’uscita, il Padre, appoggiandosi alla grata, restò in piedi e con lo sguardo l’accompagnò fino all’uscita.
Una penna s’è staccata dall’ala dell’aquila, ma solo per precederla ed attenderla sulla vetta.
Sono brevi note, ma la vita e l’opera di Mary ha una portata ben più vasta in ordine a Padre Pio, la sua Pietrelcina, la sua Provincia religiosa e l’Ordine Francescano Secolare.
Indubbiamente i confratelli di quella Provincia sanno meglio e più di me notizie al riguardo.
So che esiste un movimento nella Provincia per il processo canonico diocesano.
Ho avuto tra le mani anche qualche biografia di Mary. La cosa ci conforta e fa bene sperare.
Più nota è la vita di Cleonice Morcaldi.
Maestra elementare, è partita in sordina e con tante riserve.
Quando ha avuto prove miracolose della protezione di Padre Pio si è arresa, affidandosi tutta ai consigli e alla
guida spirituale del Padre.
Lei è arrivata alla fiducia totale nel suo amore filiale.
Nella sincerità e nell’umiltà era protesa verso tutte
le virtù cristiane e francescane. La piena consacrazione a Gesù, pur rimanendo nel mondo, le hanno meritato la cura
confidenziale e amorevole del Padre.
Ha imparato a compatire Gesù e condividere col suo Padre spirituale l’amore al patire.
Molte confidenze, risposte e spiegazioni ricevute dal Padre lei alla fine le ha raccolte. In gran parte si trovano
ne “La mia vita vicino a Padre Pio”, curata da Carmelina Tamburano.
È un gioiello che tutti i figli e devoti di Padre Pio farebbero bene a conoscere.
È sottotitolato “Diario intimo spirituale”; infatti intento di Cleonice è stato quello di rivelare la sua confidenza col Padre e per illuminare, lei piccola luce, la figura, la grandezza e la missione di questo sommo mistico del nostro tempo. Infine Cleonice invita tutti a ringraziare Gesù per questo speciale regalo fatto alla Chiesa e al mondo.
Al tempo dell’inquisizione Maccari, Cleonice è maggiormente presa di mira. È provata anche da varie infermità.
Il Padre la esorta ad accettare le prove, a soffrire in silenzio e ad offrire tutto a Gesù.
Un accenno lo prendiamo dal suo stesso diario.
“In questo tempo ci furono le restrizioni del nuovo guardiano. Ci allontanò dal confessionale, incatenò i banchi, ci allontanò dall’altare. Mise sbarre e catene dappertutto.
Quale lo scopo? Voleva che non seguissimo il Padre.
Tutti i padri potevamo avvicinare, ma dal Padre dovevamo stare lontano. Il Padre ci esortava ad avere pazienza e a pregare”.
«Monsignor Maccari ci chiamò.
Ci fece giurare sul Vangelo di dire la verità.
Ci interrogò su tutto mentre il segretario si affrettava a scrivere le nostre risposte. Ci proibì di baciare la mano
al Padre, di avvicinarci al confessionale, di sedere ai primi banchi, di sostare sul piazzale del convento, di andare in
sacrestia e altro.
Non soddisfatto delle risposte che gli detti nel primo interrogatorio, mi chiamò una seconda volta. Fra le tante
domande mi fece questa: “A lei non consta che Padre Pio qualche volta si è ribellato alla Santa Madre Chiesa?”.
La Vergine mi aiutò a spiegargli che il Padre s’immola sull’altare, vive, prega, soffre per la Chiesa di Dio,
per il Papa, per le anime, e che la Chiesa non ha avuto, forse, un figlio più santo è più obbediente di Padre Pio.
In principio, quando cominciò la tempesta, la stampa era contro le pie donne, causa di ogni male, tanto che in
paese per poco non ci lapidarono (pp. 120-121)».
Cleonice si dà una spiegazione di tanto accanimento contro Padre Pio. “Non sono solita fare delle promesse al
Signore, conoscendo la mia debolezza nel mantenerle.
Ma in questo periodo, meditando la dolorosa passione del Padre, ho fatto il proponimento di non lamentarmi
più delle mie piccole croci, che sono inezie e gingilli di fronte al grande patire del Padre.
Cielo, terra, inferno sono sempre pronti a colpirlo.
Il cielo perché la vittima si è addossata le iniquità dei fratelli; la terra che non lo comprende e lo perseguita;
l’inferno che, non essendo riuscito a distruggerlo direttamente, suggerisce infami disegni ai suoi nemici” (p. 124).
Un breve colloquio nell’anniversario delle stimmate.
“Siamo al 19 settembre 1968, vigilia del cinquantesimo anniversario delle stimmate del Padre.
Le ricevette da Gesù nel coro della piccola chiesa, il 20 settembre 1918.
Un’immensa folla di figli, accorsi da tutte le parti del mondo, riempie le due chiese e il piazzale. Sono i Gruppi
di Preghiera italiani e stranieri, chiamati a convegno per il 22 settembre.
Il Padre sta su per forza di volontà.
Baciandogli la mano, gli dissi: “Padre, domani è il cinquantesimo anniversario delle vostre stimmate”.
E lui: “Della Messa?”. “No, no, il 1960 fu il cinquantesimo della Messa,
domani è della vostra crocifissione”.
Mi riprese dicendomi: “Ma tu vuoi dire cinquantottesimo?”.
Risposi subito: “Già, è vero, le avete ricevute a Pietrelcina le stimmate invisibili, il giorno della natività della
Madonna, l’8 settembre del 1910”.
“E sì -, mi rispose, chinando il capo” (p. 149).
Il saluto dell’addio: “Quel frate che lo sostenne nella caduta ci telefonò. Volammo! Confessò 5 uomini. Dopo ci
avvicinammo. Lo guardai. Un morto da mettere nella bara.
Presi la mano, gelida, un pezzo di ghiaccio.
Invece di baciarla, cercavo di riscaldarla.
Scoppiai in pianto. Non potevo più frenarmi.
Il Padre avvicina verso di me quel viso cadaverico, simile a un giglio che comincia a seccarsi, e con voce fioca
mi dice: “Ma che hai? … che hai?”.
“Nulla, Padre … nulla … ”, risposi, e pianse pure lui.
Questa l’ultima domanda. Questa l’ultima risposta in terra d’esilio! Queste le sue ultime lacrime!” (p. 155).
L’ultimo inno: “Un vuoto immenso, saturo di tristezza, ci costrinse a rincasare.
Alla morte di Gesù si spaccarono i sassi, alla morte del Padre si squarciarono i cuori.
È tramontato così l’astro più fulgido e più benefico nel cielo della Chiesa militante, per sorgere e restare in
eterno nel cielo della Chiesa trionfante!” (p. 163).
Cleonice ci rimanda alle parole di Padre Agostino:
“Alla morte di Padre Pio l’umanità resterà attonita nel leggere le sue lettere, le indescrivibili sue sofferenze, le
inenarrabili ricchezze e grandezze che l’Eterno ha riversato nella sua grande anima!”, disse prima di morire Padre
Agostino, confessore del Padre.
Dopo andò in sogno a Padre Clemente e gli disse:
“Quando passa Padre Pio, mettiti in ginocchio, egli è grande … grande … grande! -, e sparì” (p. 181).
E accogliamo semplicemente la sua conclusione:
“Babbo mio, io devo essere contenta di avere un avvocato tanto amoroso e potente presso il trono di Dio.
Sono sicura che perori continuamente la mia causa, che intercedi potentemente per questa povera meschina
che amavi tanto, e tanto più quanto più spoglia di meriti e incapace di tutto.
Sono certa che mi desideri presto in cielo, per asciugare le mie lagrime e assorbire i miei dolori nella gioia
senza fine” (p. 186).
Cleonice, nata a San Giovanni Rotondo il 22 gennaio 1904, penultima di nove figli, morì all’alba del 23
febbraio 1987, assistita dal Padre Tarcisio da Cervinara, subentrato a Padre Pio nella guida spirituale, e dai suoi
familiari.
Qualche giorno prima di morire aveva detto a Carmelina Tamburano, che ha curato la citata biografia: “Vieni, portami a Gesù. È arrivata la mia ora di andare in paradiso”.
Diceva che l’aspettavano: Gesù, la Madonna e il suo Padre Pio.
Ora le due perle di Padre Pio, brillano vicino a lui per sempre nella luce del Cielo.
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P. G. Alimonti OFM cap. Raggi di sole, Vol. 1, pp 154-162