Che t’importa
Qualcuno aveva puntato il dito su di me. Non ne avevo colpa.
La mia discrezione era tale che al posto dell’abito avrei indossato l’anima per mettere sotto gli occhi di tutti la mia sincerità .
Padre Pio però era sempre uguale con me.
Non mi faceva mancare affetto. Decisi di stare un po’ di tempo lontano, ma vivevo angosciato i giorni che passavo senza vedere il Padre. Un’amara vacanza.
Avevo la preghiera e l’amore del Padre, ma mi mancava lo sguardo dei suoi occhi, il suono della sua voce, quel profumo di santità , che aleggiava intorno alla sua persona.
Non era una punizione, ma certo una dura prova.
Padre Mariano Palladino, scherzando, mi diceva: – Tu mi sembri il cagnolino di San Rocco, stai sempre all’ultimo posto. Aspetti che cada la mollica per te -.
Il Signore sa quanto amore nutrivo nel mio cuore per tutti quei fratelli, che come me volevano bene al nostro santo confratello.
Pregavo per il Padre. Quel “Prega per me” mi risuonava dentro ad ogni respiro, e sapevo con certezza, che egli non mi faceva mancare la sua preghiera. Recitavo i miei rosari passeggiando nel viale interno del convento di Pescara, che va dalla statua dell’Immacolata a quella di San Francesco col lupo di Gubbio.
Una notte mi viene in sogno Padre Pio.
Uno di quei sogni che vivi come una realtĂ .
Egli si affianca a me, che cammino con la corona tra le mani.
Mi guarda sorridente e mi dice: – Che aspetti a venire? –
Felice e confuso stavo cercando le parole per una risposta. Guardandomi negli occhi, aggiunse: – Lo so. Causa degli altri! Ma tu vieni; che t’importa? –
La pedagogia dei santi rispecchia la bella libertĂ del Vangelo.
Partii subito per San Giovanni Rotondo.
P.G. Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 58