Celebra tu
Ogni mattina la folla seguiva silenziosa e raccolta la Messa del Padre.
Era il 17 settembre, festa delle stimmate di san Francesco, e il Padre non scese a celebrare.
L’assenza significava – e la gente ben lo capiva – che il Padre stava piĆ¹ male del solito.
Il confratello sacrista volle che celebrassi al posto di Padre Pio.
Provavo immenso dispiacere per il Padre e qualche imbarazzo nei confronti dei fedeli.
Intanto nella cella del Padre c’era movimento di medici e confratelli.
Intorno alle nove, il Padre stava giĆ meglio.
Sembrava tornato da molto lontano, ma vederlo su quel basso lettino di tavole coperte da un bianco lenzuolo, vederlo cosƬ pallido e come rimpicciolito, mi diede una stretta al cuore.
Un crocifisso deposto e ancora vivo!
Dallāalba me ne stavo tutto solo
in quella chiesa, dove lungo il giorno
la folla degli oranti sāassiepava.
la folla degli oranti sāassiepava.
Il cuor volgevo supplice a GesĆ¹
ed anche a te, Madonna delle Grazie.
Giocava quella lampada dellāolio
col dar di qua e di lĆ la sua fiammella.
Sapevo pur che il Padre non dormiva.
I forti colpi della tosse udivo
e i dolorosi gemiti dāaffanno.
R.: Vorrei donarti, Padre, le mie mani,
vorrei prestarti i piedi ed il costato
per risparmiare a te la morte atroce,
ottenga almen la sorte di Giovanni:
morir dāamore ai piedi della croce!
Morir dāamore! (2v)
Sāaccendono le luci ed il sacrista
mi dice sottovoce: – Scendi giĆ¹. –
Dal matroneo mi reco in sagrestia.
– Sta male Padre Pio. Celebra tu. –
Lo strazio mi trafigge tutto lāessere!
Appena posso, vado nella cella.
Lo vedo scarno, bianco, assottigliato.
– Ho celebrato la sua Messa, Padre! –
Risponde sorridente: āSƬ, va beneā.
Ć il giorno diciassette di settembre. R
Coda: Morir dāamore!