Testimone

Bianca fiaba di pietra

Guglielmo Sanguinetti, il medico tanto amato da Padre Pio, racconta la carità da cui è sbocciato il miracolo
della Casa Sollievo.
È il frutto dell’amore di un Santo.
In queste pagine c’è il canto del cuore di un medico strappato dalle catene della massoneria e trapiantato nel
giardino profumato della Carità.
“Casa Sollievo della Sofferenza, quattro parole che hanno già raggiunto i più lontani confini del mondo,
che hanno già fatto fremere di commozione e di speranza gli uomini più vicini e più lontani.
Le parole sante infatti non conoscono spazi, non conoscono distanze, non conoscono differenze di razza o di lingue: sono sgorgate dalla purezza di un cuore e volano attraverso gli spazi sulle ali irresistibili ed eterne dell’amore che le ha dettate”.
Sanguinetti continua: “Oggi, come migliaia di volte in questi ultimi sette anni, salgo l’ultimo tratto della strada che porta alla chiesetta di Santa Maria delle Grazie e, come ogni giorno, mi soffermo a guardare in alto alla mole
bianca della «Casa».
Gesto ormai abituale, meccanico, come l’anteporre un piede all’altro nel camminare; ma nella meccanicità
abituale del gesto è un particolare stato emotivo che si rinnova e gonfia il cuore e fa vibrare tutta l’anima!
Emozione che pervade lo spirito ogni volta che contempla una cosa bella e grandiosa, che ammira una realizzazione del genere umano che impersoni nella monumentale grandezza un’idea.
Meraviglia che dal fianco di aspra montagna sia sbocciata la «bianca fiaba di pietra» che è la Clinica della
Casa Sollievo della Sofferenza.
L’emozione che voi tutti, cari amici, provate ogni volta che contemplate con gli occhi del viso e con quelli
del cuore l’Opera che è tanto vostra e con essa batte e vibra tumultuoso il mio cuore, come quando fu infiammato
di amore umano, ancor tale da quarantadue anni; divampa incontenibile fiamma di esultanza e di amore come quando ho compreso e sentito la prima volta la reale divina ed umana presenza di Dio nelle Sacre Specie Eucaristiche.
I miei poveri piedi umani sentono le asperità della strada, ma dagli occhi al cuore alita un respiro immenso
come l’aria che mi circonda, come il canto che mi erompe dall’anima!
Pietra su pietra, sacrificio su sacrificio, amore su amore … ecco la «Casa Sollievo della Sofferenza»; la pietra grande, il monolito enorme e la pietruzza del mosaico; il sacrificio del Padre che trasforma in una costellazione di
stelline della carità il sontuoso sarcofago, non realizzato, per la memoria dell’unico figlio; il sacrificio del bimbo
che ha rinunciato per la carità a una piccola gioia; l’Amore ardente e purissimo di Chi ha concepito e voluto questa
«Casa» e il nostro, il vostro amore che ha veduto, sentito, amato ogni pietra, ogni frammento, ogni atto e lo ha reso
possibile con un sacrificio, con un atto di amore per Gesù!
Amore per Amore!
Mi sembra che dalla «bianca fiaba di pietra» si levi perenne, nel giorno e nella notte, nel sereno e nella tempesta un canto sommesso e immenso, umile e possente come preghiera, il canto dell’amore e della speranza, della Fede e della Carità; della vedova che porge l’obolo, del caduto che porge il fiore della speranza, della miriade dei piccoli
e dei grandi che hanno dato un impeto del loro cuore per questo altare della Carità!
Lo vedo come un altare, che ha ai piedi del Cristo nel Tabernacolo l’Amore del Cristo per l’umanità sofferente,
l’amore dei sacerdoti per il Cristo sofferente e trionfante e tutto l’amore più puro del quale gli uomini sono capaci:
altare di Amore divino ed umano!
È in esso il sacrificio e l’amore di tutti coloro che hanno dato perché sorgesse, perché si compisse, perché
vivesse oggi domani sempre; vi è la fatica, la passione, l’amore di Chi lo ha concepito e di chi lo ha progettato e
realizzato; vi è il sudore e la fatica di chi vi ha costruito materialmente le fondamenta e le mura, le finestre e le porte, le macchine e i tubi, e le lampade e le coperte e tante e tutte le innumerevoli cose!
Mi par di sognare: un fruscio mi fa volgere gli occhi alla valle e mi par di vederla gremita di una moltitudine
immensa, la folla innumerevole di una visione: visi lontani e vicini, noti e ignoti, ma tutti caldi di una vaga luminosità:
chi sono? Sono tutti coloro che hanno dato … idee, sacrifici, doni, opera, qualche cosa di se stessi.
I costruttori nell’idea, nello spirito, nella carità, nell’opera!
Tutta la valle ne è piena fino a traboccarne: il fruscio di moltitudine sembra inondare anche il cielo che è limpido e che tra poco sarà tutto brillante di stelle: tra un anno, tra dieci, tra cento la «bianca fiaba di pietra» splenderà
sulla montagna come faro di carità operante.
Il Santo poverello leverà dal fastigio le braccia nel Cantico che non ha tramonto e giù nella umile penombra
della valle il pellegrino, con un palpito di amore, vedrà ancora con gli occhi del cuore e dello spirito questa moltitudine evanescente nei secoli, luminosa e inesausta: sono e saranno tutti coloro che hanno amato, hanno voluto, hanno
dato, nel nome del Cristo!” (Guglielmo Sanguinetti, “L’Opera di Padre Pio – canto d’amor e di speranza, pp. 77-80 – Ed. Casa Sollievo della Sofferenza).

P.G. Alimonti, OFM Cap, “Raggi di sole”, Vol. 1, pp 217-218-219-220