Amore e timore
La prima parola che la Bibbia ci mette davanti quando
ci insegna il modo di cercare Dio è “Amore”.
San Giovanni definisce Dio con la stessa parola
“Amore”. “Dio è Amore, e chi rimane nell’amore, rimane
in Dio e Dio in lui” (1Gv 4,16).
Il primo comandamento è quello dell’amore.
San Paolo spiega: “Senza l’amore sono uno strumento
che suona a vuoto” (cfr 1Cor 13,1).
Come conciliare l’amore col timore, giacché la parola
“timore” viaggia con quella dell’amore, come una rotaia
parallelamente a fianco all’altra nel binario?
Si sa che l’amore tende alla confidenza e il timore
tende alla paura.
Gesù per farci capire bene questa distinzione dice
che egli ci ha chiamati “amici” e non servi, perché il servo
non sa quello che fa il padrone.
Tutto il Vangelo illumina il rapporto d’amore che c’è
fra Gesù e il Padre. È dall’eternità e sempre sarà così.
Gesù fonda la sua missione di Salvatore sul volere
del Padre che lo ha mandato.
Non c’è dubbio che questo è anche il modello di rapporto
fra noi e lui.
Padre Pio, guida straordinaria di tante anime, ha dovuto
illuminare bene sul modo di conciliare amore e timore.
Alberto Del Fante riporta qualche espressione del
Padre.
“Finché hai paura, non peccherai”.
“Sarà, Padre, ma soffro tanto!”.
“Sicuro che si soffre, però bisogna confidare; vi è il
timore di Dio e il timore di Giuda. La troppa paura ci fa
operare senza l’amore, e la troppa confidenza non ci fa
considerare e temere il pericolo che dobbiamo superare.
L’una deve dare la mano all’altra e andare insieme
come due sorelle. Così bisogna sempre fare, poiché se ci
accorgiamo di aver paura o di temere troppo, dobbiamo
allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente,
dobbiamo invece avere un po’ di timore, perché l’amore
tende all’oggetto amato, ma nell’avanzare è cieco,
non vede, e la santa paura lo illumina”.
Nel suo libro “Il Padre”, Padre Marcellino Iasenzaniro
riporta il dialogo fra Carlo Campanini convertito e
Padre Pio.
Carlo: “Padre, io torno a Roma ma ho paura, ho tanta
paura!”.
Padre Pio risponde: “Bene, dovrai aver paura il
giorno che non hai paura. Ricordati che satana è un cane
legato alla catena. Più della lunghezza della catena non
può arrivare, ma se ti avvicini, ti addenta. Ricòrdati: evitare
le passioni”.
L’andare dell’anima verso Dio noi lo paragoniamo
al volo di un uccello verso l’alto. È giusto ed è necessario
staccarsi da terra e puntare il cielo.
L’uccello non solo ci riesce, ma lo trova facile e connaturale,
però ha bisogno di due ali.
Amore e timore sono le nostre ali.
P. G. Alimonti OFM cap, Raggi di sole, Vol. 1, pp 95-96