Adolfo Affatato
Seguiamo il suo racconto: “Studente di Ragioneria, mi recai in collina, a San Giovanni Rotondo, non tanto per cercare sollievo nell’aria amica di questo paese, quanto per il fatto che alcuni amici mi avevano parlato di un frate di nome Padre Pio, che leggeva nella mente delle persone e prevedeva il futuro.
Quindi il mio fu un caso dettato da pura curiosità, soprattutto per sapere se sarei stato promosso.
Arrivato a San Giovanni Rotondo, mi trovai per la funzione.
La chiesetta piccola, gremita all’inverosimile, annullava ogni beneficio della frescura che stava fuori.
Assistetti a tutta la funzione dell’esposizione del Santissimo e rimasi colpito per l’intensità spirituale di cui era pregna l’atmosfera.
Ma mi commossi quando sentii la voce del Padre, interrotta dal pianto, recitare la preghiera di Sant’Alfonso alla Vergine.
Finita la funzione, mi recai nella piccola sacrestia, anch’essa gremita di fedeli.
Trovai posto dietro a tutti in una postazione molto sacrificata, ma vi rimasi pur di avere la soddisfazione di vedere passare il Padre.
Il corridoio lasciato al centro per consentire a Padre Pio di rientrare in cella era strettissimo, quasi a contatto umano.
Dopo il solito rituale, cominciò ad avviarsi col suo passo pesante, verso la porticina a sinistra, per rientrare in clausura.
A metà percorso si fermò, si girò e, rivolto verso la mia direzione, disse: “Adolfo, vieni qui”.
Tutto avrei pensato, tranne che potessi essere io il privilegiato, anche perché era la prima volta che andavo da Padre Pio.
Perciò non mi mossi.
E una seconda volta: “Adolfo, vieni qui”; allora vista l’insistenza, unitamente al fatto che nessuno si era fatto avanti, risposi da lontano: “Ma, Padre ha chiamato me?” e il Padre: “Mi chiamassi io per caso Adolfo?”.
Così mi feci largo tra la gente e mi avvicinai.
Giunto davanti a Lui, mi disse: “Ti aspettavo da tanto tempo”.
Mi poggiò la mano sulla testa e continuò a camminare. … Cosa mi disse Padre Pio quando mi accettò come figlio spirituale?
“Sii un degno figlio, perché il mondo è stanco delle parole, ha bisogno di esempi”.
… Così mi recai nelle prime ore del pomeriggio in chiesa per pregare, e mentre ero assorto nel recitare il rosario, mi si avvicinò un uomo, che con spiccato accento americano, mi disse: “Dove essere Padre Pio?”.
Io gli risposi: “È su, ma fra poco scende per la funzione serale”; poi aggiunsi: “se lei rimane qui poi viene con me e così glielo presento”.
Lui di rimando: “Io venire da Fatima, chiesto alla Madonna grazia per una figlia, molto malata in America”.
Mi fece tenerezza e gli dissi: “Non si preoccupi, quando sarà davanti al Padre chiederà una benedizione per questa sua figlia”.
Dopo una buona mezz’ora salimmo per attendere che il padre uscisse dalla sua cella.
Erano momenti interminabili, l’amico americano, in preda ad una evidente emozione e nervosissimo, andava su e giù, e non gli potevo dare torto.
Io buono buono continuavo a pregare preparandomi per essere degno dell’incontro.
Ad un certo punto si aprì la porta ed uscì Padre Pio più raggiante che mai, in quell’istante, colpito da tanto splendore, mi vennero in mente le parole di Luca nel Vangelo della Trasfigurazione: “… e mentre pregava il Suo
volto cambiò d’aspetto e la Sua veste divenne candida e sfolgorante … e Pietro disse a Gesù: “Maestro è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende una per te, una per Mosè e una per Elia”.
Egli non sapeva quel che diceva.
Mentre parlava così venne una nube … e li avvolse … e dalla nube
uscì una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”.
Mi avvicinai e dissi: “Padre, questo signore americano vuole una benedizione per la figlia malata”, non mi fece finire neanche la frase, mi interruppe e rispose: “Lo so, la Madonna di Fatima mi ha detto già tutto”.
Rimasi senza parola, ancora oggi a distanza di anni mi viene la pelle d’oca a ripercorrere nella mente quell’episodio.
L’amico americano si avvicinò, s’inginocchiò e piangendo supplicò il Padre di pregare per la figlia.
Padre Pio si compenetrò nel dolore di quel padre e disse: “Pregherò, ma prega anche tu”.
… Un giorno mi venne affidato l’incarico di portare un personaggio politico da Padre Pio.
Era un Sottosegretario, che sentiva il bisogno di incontrare il Padre.
Ci incontrammo la mattina, mi dette appuntamento all’Hotel Cicolella, dove consumammo la colazione insieme, e in quella circostanza mi confidò che desiderava conoscere Padre Pio per mettersi sotto la sua
guida, anche perché in tre circostanze della sua vita aveva
fatto dei voti, ma poi, per un motivo o per un altro, non era
mai riuscito a mantenere fede ai suoi impegni.
Io lo rassicurai dicendo di non preoccuparsi, ma di affidarsi alla misericordia di Dio che tutto può.
Infatti un giorno chiedevo a Padre Pio: “Padre, ma Dio perdona tutto?”.
E il Padre: “Dio come un Padre buono perdona tutto, ma c’è un peccato che gli costa molta fatica a perdonare: l’ingratitudine dell’uomo”.
… Come al solito mi feci avanti, mi inginocchiai, gli baciai la mano, che lui con la consueta dolcezza mi permise di fare, ed ogni volta che lo facevo, avevo sempre paura di fargli male, perché sapevo il dolore che provava
in quelle mani crocifisse, così lo sfioravo, come se avessi tra le mie mani una farfalla.
Subito dissi: “Padre qui c’è S. E. il Sottosegretario, vorrebbe la sua benedizione.
E Lui: “Bella roba che mi hai portato! Digli che per ben tre volte ha fatto un voto, e per tre volte è venuto meno.
Questa è l’ultima occasione che Dio gli offre”.
… Una volta, mi disse: “Figlio mio, la vita è un dono che non ci appartiene, ci viene data e ci viene tolta quando Dio vuole.
Nudi nasciamo e nudi moriamo”.
Si soffermò qualche attimo, poi alzò la mano destra, me la posò sulla testa e mi disse: “Arrivederci in paradiso”, praticamente il Padre mi aveva salutato per l’ultima volta.
La mattina del 23 settembre 1968, alle quattro circa, fummo chiamati io e il Dr. Frisotti, e ci comunicarono che Padre Pio era morto.
Subito ci mettemmo in macchina e raggiungemmo San Giovanni Rotondo. Durante il viaggio non feci che piangere; allora le parole che il Padre mi aveva detto durante l’ultima confessione avevano assunto un significato.
Era adagiato sul suo letto posto al centro della cella
n. 1.
Grazie alla bontà dei Padri Cappuccini mi fu consentito di stare molto tempo vicino al suo corpo ancora caldo.
Così ebbi modo di accarezzargli il volto, di baciargli le mani ed i piedi (Adolfo Affatato, “Io e il Padre”).
Adolfo viene chiamato dovunque a raccontare la sua vita vicino a Padre Pio.
Lo fa con la sincerità, la gratitudine e l’amore di un figlio tanto amato da un Padre Spirituale, che la Chiesa ha dichiarato Santo.
Io sono lieto di godere della sua più affettuosa amicizia.
Siamo felici di ritrovarci insieme nel cuore di questo grande Padre comune che continua a guidarci con la sua parola e a confortarci con la sua preghiera.
P. G. Alimonti, OFM Cap, “Raggi di sole”, Vol. 1, pp 191-192-193-194-195-196