Messa quotidiana

Omelia 27-6-15

Gesù trasforma il nostro cuore

SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA

Nell’evidente declino dell’impero romano, la Chiesa cristiana divenne nel V secolo sempre più struttura capace di affrontare e reggere lo scontro con gli avversari dentro e fuori l’impero stesso. Cirillo, successore dello zio Teofilo, Patriarca di Alessandria d’Egitto, conosceva bene il suo ruolo e i compiti che gli spettavano. Nato nel 370, lo troviamo già a Costantinopoli in qualità di giovane lettore al fianco dello zio Teofilo nel sinodo della Quercia (403) che depose Giovanni Crisostomo, Patriarca di Costantinopoli. Morto Teofilo, nel 412 Cirillo mantenne da Patriarca lo stile dello zio volto a consolidare ed aumentare il ruolo della Chiesa di Alessandria d’Egitto: alcuni definirono Cirillo “il faraone cristiano”. Ma la sua preoccupazione principale fu sempre rivolta alle controversie religiose. Affermata la fede cristiana nei confronti del paganesimo (è ancora da chiarire il suo ruolo preciso nella morte della filosofa Ipazia) e del giudaismo (l’importante e fiorente comunità giudaica fu praticamente azzerata nella città di Alessandria d’Egitto), Cirillo fu molto impegnato nei conflitti emersi dall’interno della Chiesa cristiana.
Debellata l’eresia novaziana, l’attenzione teologica e pastorale dell’Alessandrino si rivolse contro alcuni protagonisti della Chiesa di Costantinopoli. Dal 428 e fino alla morte del 444, fu punto di riferimento assoluto nella dura controversia contro Nestorio, Patriarca di Costantinopoli e contro quanti, difendendo la dottrina difisita (duofisita) sulle nature di Gesù Cristo, privilegiavano la presenza in Gesù della natura umana al punto da relegare in secondo piano quella divina. Ne seguì un’aspra lotta, ben documentata dai testi composti dai principali attori, che gettano luce su Cirillo autore di importanti testi di esegesi biblica, di Omelie e di Lettere e di opere polemiche contro Nestorio. Non mancarono imprecisioni (Cirillo, che amava citare i Padri della Chiesa, diede voce ad Apollinare di Laodicea, un eretico, pensando di rifarsi al grande Atanasio di Alessandria che considerava suo maestro), ma prima Roma ed infine il III Concilio Ecumenico (Efeso 431), affermarono, dopo fasi molto convulse dove l’impero romano esercitò violenza nelle dispute teologiche, la corretta lettura teologica di Cirillo e di quanti si riconoscevano nel pensiero del Patriarca Alessandrino.
Affermando le due nature complete e non confuse nell’unico soggetto del Logos, Cirillo, prima e durante il Concilio di Efeso, contro Nestorio e i difisiti, difese l’attribuzione del titolo a Maria di “Madre di Dio”, Theotokos, largamente acquisito nella Chiesa d’Oriente. Nestorio, marcando la natura umana di Gesù, preferiva invece quello di “Madre dell’uomo” o di “Madre di Cristo”, perché nella sua insufficiente cristologia temeva che Maria e Cristo risultassero troppo sganciati dalla realtà terrena. Cirillo sbaragliò il campo avverso, ma fu anche uomo di pace e vescovo che cercò di ricucire e non solo dividere. Dopo soli due anni fu steso un Patto d’unione nel 433 con gli antiocheni nel tentativo, purtroppo inutile, di ricomporre le lacerazioni ormai già troppo profonde nel tessuto della Chiesa. I tempi non erano maturi. Il IV Concilio Ecumenico, celebrato nel 451 a Calcedonia, con papa Leone I che fornì le coordinate teologiche nel dibattito tra monofisismo e difisismo, riconoscerà a Cirillo il merito della sua teologia e della sua pastorale. La liturgia siriaca e maronita lo ricorda come “una torre di verità e interprete del Verbo di Dio fatto carne”. Papa Leone XIII nel 1882 lo proclamò Dottore della Chiesa.
Autore: 
Massimo Salani

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Gn 18, 1-15
C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Tornerò da te e Sara avrà un figlio.

Dal libro della Gènesi
In quel tempo, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!».
Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: “Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia”? C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio».
Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso».

Salmo Responsoriale
    Lc 1,46-50.52-55 
Benedetto sei tu, Signore, Dio fedele. 

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome.
Di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.

Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre.  

Canto al Vangelo   
Mt 8,17
Alleluia, alleluia.

Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.

Vangelo   Mt 8, 5-17
Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.