Omelia 5-6-15
Sacro Cuore di Gesù salvaci
SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE
(672/ 3-754)
Il missionario anglosassone Vinfrido fu chiamato Bonifacio dal papa san Gregorio II in onore di un martire, mentre gli affidava una nuova missione. Fu un auspicio. Definire Bonifacio «Apostolo della Germania» è dire poco. L’attività missionaria di questo monaco benedettino si estese pure al regno franco, e le relazioni con la sua patria anglosassone e i continui contatti con i papi gli conferiscono un’importanza di dimensione europea. Nell’opera missionaria non dimenticò la sua condizione di monaco; le fondazioni e le riorganizzazioni delle Chiese erano accompagnate da insediamenti monastici. Ebbe la sorte di trovare dei buoni collaboratori. Come vescovo di Magonza s’interessò della Chiesa in Baviera, Turingia, Assia e Sassonia celebrando sinodi e codificando gli adattamenti del diritto ecclesiastico romano alla «cultura» nordica. Assassinato dai Frisoni presso Dokkum (Paesi Bassi) sigillò col sangue l’autenticità del Vangelo che vi stava predicando. Il suo corpo è a Fulda, ancor oggi centro vivente della Germania cattolica.
Pastore sollecito che vigila sul gregge di Cristo
Dalle «Lettere» di san Bonifacio, vescovo e martire
(Lett. 78; MGH, Epistole, 3, 352, 354)
La Chiesa è come una grande nave che solca il mare del mondo. Sbattuta com’è dai diversi flutti di avversità, non si deve abbandonare, ma guidare.
Grandi nocchieri furono i primi padri, quali Clemente e Cornelio e moltissimi altri a Roma, Cipriano a Cartagine e Atanasio ad Alessandria. Essi al tempo degli imperatori pagani, governavano la nave di Cristo, anzi la sua carissima Sposa. Insegnarono, combatterono, faticarono e soffrirono fino a dare il loro sangue.
Al pensiero di queste cose e di altre simili, timore e spavento mi hanno invaso e quasi mi hanno sopraffatto (cfr. Sal 54, 6) le tenebre dei mie peccati. Perciò avrei voluto abbandonare del tutto il timone della Chiesa, se avessi trovato precedenti simili nei Padri o nelle Sacre Scritture. Ma non potendolo fare, l’anima mia stanca ricorre a colui che per mezzo di Salomone dice: «Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri» (Pro 3, 5-6). Ed altrove: «Il nome del Signore è una torre fortissima. Il giusto vi si rifugia ed è al sicuro» (Pro 18, 10).
Stiamo saldi nella giustizia e prepariamo le nostre anime alla tentazione per ottenere l’appoggio di Dio e diciamogli: «O Signore, tu sei stato per noi rifugio di generazione in generazione» (Sal 89, 1).
Confidiamo in lui che ha messo sulle nostre spalle questo peso. Ciò che noi da soli non siamo capaci di portare, portiamolo con il suo auto. Egli è onnipotente e dice: «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11, 30).
Stiamo saldi nella battaglia fino al giorno del Signore, perché ci sono venuti addosso giorni di angustia e di tribolazione. Moriamo, se Dio vorrà, per le sante leggi dei nostri padri, per poter conseguire con essi l’eredità eterna.
Non siamo dei cani muti, non siamo spettatori silenziosi, non siamo mercenari che fuggono il lupo, ma pastori solleciti e vigilanti sul gregge di Cristo. Predichiamo i disegni di Dio ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri. Annunziamoli a tutti i ceti e a tutte le età finché il Signore ci darà forza, a tempo opportuno e importuno, a quel modo che san Gregorio scrisse nella sua «Regola Pastorale».
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Tb 11, 5-17 (Vg)
Dopo avermi provato mi hai guarito, ed ecco rivedo il mio figlio.
Dal libro di Tobìa
In quel tempo, Anna [moglie del vecchio Tobi] andava ogni giorno a sedersi lungo la via, sulla cima di una collina da cui poteva guardare lontano.
Mentre di là stava spiando il ritorno del figlio, lo vide arrivare in lontananza e subito lo riconobbe. Corse allora a darne notizia al marito, dicendo: «Ecco, il tuo figlio viene».
Intanto Raffaele diceva a Tobia: «Appena sarai entrato in casa tua, adora anzitutto il Signore tuo Dio e rendigli grazie; poi avvicinati a tuo padre, bacialo, e subito spalma sui suoi occhi questo fiele di pesce che porti con te. Sappi che all’istante gli si apriranno gli occhi e il padre tuo rivedrà la luce del cielo e si rallegrerà nel rivederti».
I1 cane che li aveva accompagnati nel viaggio corse avanti come messaggero ad avvisare, e faceva festa dimenando la coda. I1 padre, cieco, si alzo e si mise a correre, ma poiché inciampava con i piedi diede la mano a un servo e andò incontro al figlio. E avendolo raggiunto lo baciò, egli e sua moglie, e cominciarono tutti e due a piangere di gioia.
Dopo aver adorato e ringraziato Dio, si misero a sedere. Allora Tobia, preso il fiele del pesce, ne spalmò gli occhi di suo padre. Passata quasi mezz’ora, comincio a uscire dagli occhi del cieco qualcosa di bianco, simile alla membrana di un uovo. Tobia la prese e la trasse fuori dagli occhi del padre, che subito ricuperò vista. E glorificarono Dio sia lui che sua moglie e tutti quelli che lo conoscevano. Tobi così diceva: «Ti benedico, Signore Dio di Israele, perché dopo avermi provato mi hai guarito, ed ecco che io rivedo il mio figlio Tobia».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 145
Sei tu, Signore, il sostegno dei deboli.
Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
Egli è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge lo straniero.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.
Canto al Vangelo Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
Vangelo Mc 12, 35-37
Come mai dicono che il Messia è figlio di Davide?
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?». E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.