Dove sei
Rispondimi, se io ti chiamo.
Parlami se io taccio.
Spesso non ho parole,
più spesso non ho coraggio.
Mi ritrovo nella nudità di Adamo
perché spogliato dalla disobbedienza,
trafitto dalla spada del rimorso,
schiacciato dal peso della colpa (cfr Gn 3, 11).
Mi nascondo nella vile speranza
di sottrarmi ai tuoi occhi.
Dimentico che io non ho dove nascondermi.
Dimentico che proprio perché tu sei Dio
dovunque mi puoi ritrovare,
mi puoi richiamare,
mi puoi offrire il perdono.
Tu mi cerchi per quello.
Io fuggo perché merito il castigo.
Paura e vergogna mi spingono
a cercare, fortunatamente invano,
il luogo dove tu non mi possa vedere.
Anima mia ferita,
dove vuoi fuggire?
Perché vuoi fuggire?
Dove vuoi andare?
Non sai che solo Dio
ti può liberare dalla paura,
ti può restituire la dignità,
ti può risuscitare dalla morte,
ti può ridonare la gioia di vivere?
Dio, non posso e non voglio
andare ramingo come Caino (cfr Gn 4, 14).
Anche se tu mi dovessi condannare,
mai mi daresti la sorte di Giuda,
mai quella dell’angelo ribelle.
Tu sei Dio e io conosco il tuo amore.
Anzi è proprio per questo,
che di più mi addolora e mi rattrista
non averti amato.
Signore, ma non sei tu
che mi chiami e mi attiri?
Senza di te non sarei capace di cercarti.
Quando il tuo richiamo
rimbomba nella mia coscienza
e la tua voce scende nel mio cuore
io mi asciugo le lacrime
e corro verso di te.
Signore, non occorre più il grido “dove sei”.
Ricondotto a te dal pentimento,
io ti vedo e ti sento.
Nell’abbraccio esclami:
“Finalmente sei qui, figlio mio”.
O Dio, tu sei padre per sempre!
P. G. Alimonti, I Colori del vespro, vol. 2, pp. 62-3