Omelia 25-1-15
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno B |
Il tempo si è fatto breve |
Il filo conduttore che lega e dà unità tematica alle tre letture di questa domenica è quello del tempo.
— « Ancora quaranta giorni… » (prima lettura). — « Il tempo ormai si è fatto breve… » (seconda lettura). — « Il tempo è compiuto… » (vangelo).
Dio nell’oggi dell’uomo La Bibbia, rivelazione del Dio trascendente, si apre e si chiude con annotazioni temporali: «In principio Dio creò…» (Gn 1,1); «Sì, verrò presto» (Ap 22,20). In essa Dio non è colto in modo atemporale e astratto, nella sua essenza eterna, come presso i filosofi greci, ma nei suoi interventi nell’oggi dell’uomo, che fanno della storia del mondo una storia divina. Nell’esperienza umana del tempo si sovrappongono due aspetti: quello regolato dai cicli della natura (tempo cosmico) e quello che è scandito dal fluire degli avvenimenti (tempo storico). Il tempo storico nella mentalitĂ dell’uomo biblico è ritmato dai grandi interventi di Dio nella storia, tanto che la storia del mondo diventa una storia della salvezza. Questa storia sale faticosamente, attraverso tappe successive, verso Cristo che ne rappresenta il culmine e lo sbocco finale. Cristo ha coscienza di questo, quando all’inizio della sua predicazione dichiara espressamente: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino…» (vangelo). Con lui è giunta la «pienezza dei tempi». Egli introduce nella storia l’elemento definitivo e discriminante per cui possiamo dire: prima… ora. «Prima eravate senza Cristo, …estranei ai patti della promessa»(Ef 2,12). «Ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne» (Col 1,22). Con GesĂą l’evento definitivo si è verificato, ma non ha ancora portato tutti i suoi frutti. Gli «ultimi tempi» sono soltanto inaugurati: a partire dalla sua risurrezione essi si dilatano e diventano «tempi della Chiesa». Ecco perchĂ© il regno di Dio ha contemporaneamente una dimensione attuale ed escatologica. La conversione al vangelo di GesĂą Cristo rappresenta per ogni uomo un mutamento di èra, un passaggio dal mondo presente al mondo futuro, dal tempo antico che va verso la rovina, al tempo nuovo che cammina verso la piena manifestazione. L’importanza del «tempo della Chiesa » deriva dal fatto che esso rende possibile questo passaggio: è «il momento favorevole», il «giorno della salvezza» (2 Cor 6,2).
Il tempo di chi «non ha tempo» La vittoria di Cristo sulla morte è superamento dei limiti del tempo e dello spazio. Cristo opera una demitizzazione del tempo contro le concezioni che avevano divinizzato, cosificato l’incessante e incontrollabile flusso delle stagioni. La vittoria sulla morte crea un tempo per l’uomo ed uno spazio per l’uomo: tempo e spazio di costruzione della propria identità e della identità di tutta la comunità umana. Un «tempo per l’uomo» non è solo dono: deve essere anche conquista. Ma la ricerca di tempi di produzione sempre più brevi, l’impossibilità di fermarsi, la macchina sempre più veloce come simbolo di potenza, l’incapacità di controllare la corsa degli avvenimenti, la necessità di frenetico aggiornamento per non sentirsi superati da un giorno all’altro, possono essere sintomi di una nuova sottomissione dell’uomo al tempo. Una marcia all’indietro.
Il tempo mangia l’uomo C’è chi è stanco per aver già troppo camminato, c’è chi si è trovato improvvisamente ai margini, quasi detrito inutile, c’è chi è stato sbalzato via dall’ingranaggio sociale: anziani, malati cronici, minorati, schizofrenici. La società tecnologica non ha tempo per loro, perché non servono al processo di produzione. Per costoro si costruiscono case di cura, ospedali, ricoveri per anziani. L’importante è che non intralcino il cammino. Tempo di nausea e di malinconia per gli emarginati, per chi sa di essere un «peso». Desiderio dell’anziano di togliersi di mezzo o tentativi di convincimento da parte dei familiari che nella casa di cura «tutto è per lui»: rifiuto della società di farsi «comunità terapeutica» in cui il malato venga curato senza tagliarlo fuori dal tessuto sociale in cui vive. |
Cristo è sempre presente nella sua Chiesa
Dalla Costituzione «Sacrosanctum Concilium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla sacra Liturgia (Nn. 7-8. 106) |
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura   Gio 3, 1-5. 10 Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Nìnive, la grande cittĂ , e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.     Salmo Responsoriale  Dal Salmo 24/25 Fammi conoscere, Signore, le tue vie, Ricòrdati, Signore, della tua misericordia Buono e retto è il Signore, Seconda Lettura  1 Cor 7, 29-31 Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! Canto al Vangelo    Mc 1,15 Vangelo  Mc 1, 14-20 Dopo che Giovanni fu arrestato, GesĂą andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». |